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Dalle Ande alla Cappella Sistina, gli agostiniani della Sagrestia Pontificia

Da secoli l'Ordine di Sant' Agostino si occupa delle suppellettili sacre e le reliquie delle Cappelle del Papa

Padre Bruno Silvestrini con Papa Leone XIV |  | Vatican Media Padre Bruno Silvestrini con Papa Leone XIV | | Vatican Media

Quando il Papa appena eletto viene portato nella "stanza delle lacrime" in pochi sanno che di fatto quella altro non è che la sagrestia della Cappella Sistina. Un ambiente quasi di passaggio che porta verso il cosi detto "tesoro" con le suppellettili sacre dei Pontefici. E non molto sanno che sono proprio i monaci dell' Ordine di Sant' Agostino ad averne cura. Per questo Papa Leone di sarà sentito subito a casa accolto dalla piccola comunità che vive proprio a fianco della Sala Regia. Anzi per essere esatti la porta d'ingresso della comunità è nella Sala Ducale. Così Sistina e Paolina le due cappelle del Palazzo sono curate liturgicamente dagli agostiniani e oggi da padre Bruno Silvestrini OSA. Custode del Sacrario Apostolico insieme a  padre. Jubanie Rey Baller, O.S.A e  padre Augustine Chukwuma Ugbomah, O.S.A.

A scegliere gli agostiniani per questo delicato incarico è stato Papa Clemente VI, che pur essendo uno dei "papi di Avignone" non dimenticava le necessità liturgiche.

Monaci e suore le oblate del Bambino Gesù, che lavano e stirano casule, stole e biancheria per gli altari. Gli agostiniani provvedono anche alla Lipsanoteca, la stanza dei reliquari, sotto la responsabilità del Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie.

Oltre al locale più famoso collegato alla Cappella Sistina, ci sono altre tre sale su altrettanti piani, dove vengono custoditioggetti e paramenti sacri utilizzati durante i secoli dai Papinelle celebrazioni liturgiche. Si tratta di opere d'arteimmenso valore storico: ci sono le pianete appartenute a UrbanoVIII e Leone XII, i mantelli di Pio IX, Leone XIII e di altri Pontefici, e il piviale di Urbano VIII. E poi decine di croci d'oro,candelabri, anelli, pissidi, calici, tiarie, mitre, piviali(celebre quello di Urbano VIII), pastorali, per un totale di oltre seimila oggetti. Tra le particolarita', i triregni di Pio IX e Leone XIII, la mitria usata da Pio IX per la proclamazionedel dogma dell'Immacolata Concezione. Da questo locale storicosi passa alla sagrestia nuova, dove si conservano oggetti sacrie paramenti liturgici che vengono usati ancora oggi dalPontefice e dai concelebranti. Il terzo locale si trova nella seconda loggia del Palazzo Apostolico, la celebre Lipsanoteca,che custodisce reliquie donate ai Papi in occasione dibeatificazioni e canonizzazioni dal XVII secolo a oggi.

Le suore oggi sono quattro ma nella loro comunità hanno lavanderia e stireria, dove casule e tovaglie per gli altari arrivano in grandi casse e tornano in Vaticano. Solo loro hanno il segreto per ripulire tracce di cera, olio o vino.

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Un tempo i sacristi erano vescovi, e alcuni di loro come Angelo Rocca, ebbe anche in grande ruolo culturale.

Per arrivare a tempi più moderni c'è da ricordare Federico Belotti, che fu al fianco di Pio XI, Pio XII, Giovanni XXIII e Paolo VI. Loris Capovilla, segretario di Papa Roncalli, disse di lui: “Non notai un solo difetto nel suo diligente servizio. Mai una volta che chiedesse una medaglia, un libro, un favore. Accettava i frequenti segni di benevolenza del Papa; se li teneva per sé”.

Oggi Padre Bruno potrà condividere con il Papa anche qualche esperienza comune in Perù dove egli stesso è stato missionario grazie al sostegno di Apurimac.

Nel 1966 due esploratori giunsero in avanscoperta sulle Ande, in quella parte dell’Apurimac a 4.000 metri, che oggi è la Prelatura di Chuquibambilla. Quegli esploratori erano due padri agostiniani, P. Lorenzo Miccheli e P. Ettore Salimbeni, pronti per una sfida: l’evangelizzazione e lo sviluppo umano e sociale degli abitanti andini del Perù. Dal 1968, i missionari agostiniani operano per lo sviluppo del popolo Quechua nelle Tre Province Alte che formano la Prelatura di Chuquibambilla: Grau, Cotabambas e Antabamba, tra le più povere di tutto il Perù. Oltre 80.000 persone di lingua quechua vivono fino a 5.000 metri d’altezza.