“Se San Francesco mostra la sua docilità alla Chiesa, presentando il suo progetto non come proprio ma come dono divino, San Juan de Mata mostra il testo approvato, dopo lo studio e il discernimento, come il culmine di un lavoro assolutamente necessario per realizzare il proposito che Dio ha ispirato. I due atteggiamenti, lungi dall’essere in contrasto tra loro, si sarebbero illuminati a vicenda e sarebbero stati una linea guida per il servizio che la Santa Sede ha svolto da allora a favore di tutti i carismi”. Lo ha detto il Papa stamane – rievocando un affresco all’interno della Basilica Lateranense – ricevendo i membri dei capitoli generali di Francescani Conventuali e Trinitari.

“Dio – ha spiegato Leone XIV - ha ispirato a questi due Santi non solo un cammino spirituale di servizio, ma anche il desiderio di confrontarsi con il Successore di Pietro sul dono ricevuto dallo Spirito per metterlo a disposizione della Chiesa. San Francesco espone al Papa la necessità di seguire Gesù senza riserve, senza altri fini, senza ambiguità o artifici. San Juan de Mata ha espresso questa verità con parole che si riveleranno poi fondamentali e che San Francesco farà sue. Un bell’esempio sarà quello di vivere senza nulla di proprio, senza nulla di nascosto nella camera della tasca o del cuore”.

Rivolgendosi ai Trinitari, il Papa ha aggiunto: “avete voluto concentrarvi sullo scopo del vostro Istituto: portare consolazione a coloro che non possono vivere la fede in libertà. Mi unisco a questa preghiera e chiedo anche a Dio Trinità che questo sia uno dei frutti della vostra assemblea, che non smettiate di ricordare nella vostra preghiera e nel vostro impegno quotidiano coloro che sono perseguitati a causa della loro fede. Questa tensione verso i membri della Chiesa che più soffrono attirerà lo sguardo delle vocazioni, dei fedeli e degli uomini di buona volontà su questa realtà e vi manterrà disponibili ai servizi di frontiera che svolgete nella penisola arabica, in Medio Oriente, in Africa e nel subcontinente indiano”.

Parlando invece ai Conventuali, Leone XIV ha osservato: “Non è il nostro interesse personale che ci deve muovere, ma quello di Cristo; è il suo Spirito che dobbiamo anzitutto ascoltare, per scrivere il futuro nel presente. Ascoltarlo nella voce del fratello, nel discernimento della comunità, nell’attenzione ai segni dei tempi, negli appelli del Magistero. Vi esorto ad essere, ciascuno personalmente e in ognuna delle vostre fraternità, vivente richiamo al primato della lode di Dio nella vita cristiana”.