Verso un incontro tra Leone XIV e Giorgia Meloni?
Leone XIV potrebbe ricevere in Vaticano il Primo Ministro Giorgia Meloni nella prossima settimana, prima di partire per Castel Gandolfo. Il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, lo ha detto a margine del Giubileo dei Politici lo scorso 20 giugno.
. Il Papa aveva già ricevuto in udienza i partecipanti, tra cui la Meloni. Anche prima, c'erano stati solo brevi incontri tra Leone XIV e la Meloni a margine di eventi importanti e per telefono.
Il Cardinale Parolin celebra Messa per i dipendenti vaticani
In vista della festa dei Santi Pietro e Paolo del 29 giugno, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha celebrato il 25 giugno una Messa per i dipendenti vaticani.
Nell’omelia, il cardinale si è soffermato sulla figura del vescovo che “insieme alla povertà effettiva, vive anche quella forma di povertà che è il celibato e la verginità per il Regno dei Cieli”, e che questo significa “non solo di essere celibe, ma di praticare la castità del cuore e della condotta”.
Il vescovo, ha detto il cardinale, “dovrà essere fermo e deciso nell’affrontare le situazioni che possono dare scandalo ed ogni caso di abuso, specialmente nei confronti di minori, attenendosi alle attuali disposizioni”.
Infine, il Pastore deve coltivare alcune virtù umane come “la lealtà, la sincerità, la magnanimità, l’apertura della mente e del cuore, la capacità di gioire con chi gioisce e soffrire con chi soffre; e così pure il dominio di sé, la delicatezza, la pazienza, la discrezione, una grande propensione all’ascolto e al dialogo, la disponibilità al servizio”.
Chiedendo sui vescovi le intercessioni dei Santi Pietro e Paolo, il Cardinale Parolin ha chiesto che i patroni di Roma aiutino i sacerdoti “a essere uomini di comunione, a promuovere sempre l’unità nel presbiterio diocesano, e che ogni presbitero, nessuno escluso, possa sperimentare la paternità, la fraternità e l’amicizia del Vescovo”.
Ha concluso il cardinale: “Non vi sono situazioni così difficili e complesse da cui Dio non possa liberare l'umanità, soprattutto quando la Chiesa prega incessantemente”.
FOCUS MULTILATERALE
La Santa Sede a Ginevra, la convenzione delle mine antiuomo
Il 20 giugno, si è tenuto alle Nazioni Unite di Ginevra un incontro intersessione sulla Convenzione sulle mine anti-uomo, parlando in particolare dell’universalizzazione della convenzione.
L’arcivescovo Ettore Balestrero, Osservatore della Santa Sede presso le organizzazioni internazionali di Ginevra, ha sottolineato che “raggiungere l’universalizzazione della convenzione porta anche implicazioni dirette e conseguenze a lungo termine, in particolare in relazione alle questioni di assistenza alle vittime e prevenzione di ulteriori morti e feriti, cosa che è tra le molte ragioni per le quali c’è questa convenzione”.
La Santa Sede si è detta “profondamente preoccupata” dalla volontà di alcuni Stati di uscire dalla convenzione, e chiede piuttosto agli Stati che non ne sono parte “di aderire urgentemente alla convenzione e implementarla velocemente, alla lettera e allo spirito”.
Questo perché la convenzione mette al centro la persona umana, e in questo modo “stabilisce un chiaro legame tra disarmo e sviluppo”.
La Santa Sede ha rimarcato preoccupazione per i risultati dei diversi rapporti che mostrano come ogni anno le mine antiuomo e i loro detriti di guerra “continuano a reclamare vite innocenti e hanno effetti profondamente negativi sulla vivibilità”, considerando che “una significativa porzione delle vittime sono bambini che soffrono ferite che cambiano la vita e traumi”.
Balestrero ha notato che i trattati sul disarmo esistenti “non rappresentano solo obblighi legali, ma anche impegni morali per le future generazioni”, e ha sottolineato che la grande quantità di risorse destinati agli armamenti – un ammontare di oltre 2,7 miliardi di dollari lo scorso anno – è “questione di grande squilibrio e anche scandalo”, e questo è evidente “quando comparato con le risorse limitate destinate ad assistere coloro che hanno bisogno, dar da mangiare agli affamati e promuovere lo sviluppo umano integrale.
Concludendo, la Santa Sede ha sottolineato che “è imperativo ritornare alla ragione e al dialogo, mentre si usano tutti i mezzi diplomatici per prevenire ogni escalation e destabilizzazione”.
La Santa Sede a Ginevra, il traffico di esseri umani
Il 23 giugno, si è tenuto al Consiglio dei Diritti Umani un dialogo con il Relatore Speciale sulla tratta, in particolare di donne e bambini.
L’arcivescovo Ettore Balestrero, Osservatore Permanente della Santa Sede a Ginevra, ha messo in luce che “lavoratori domestici migranti” sono una risorsa spesso sottovalutata della società e una parte vitale dell’economia nella loro nazione di origine e nelle nazioni di origine, e questi lavoratori spesso sono chiamati a prendersi cura di bambini, anziani e case. Per questo, a loro dovrebbero essere garantite “paghe eque, condizioni di lavoro giuste, e la protezione dei loro diritti fondamentali”.
La Santa Sede ha posto in particolare l’attenzione sulla tipica natura nascosta del lavoro domestico, che “lascia i lavoratori migranti in condizioni più vulnerabili” e passibili di essere abusati o costretti da debiti o anche soggetti alla tratta, con “accessi limitati alla giustizia e ai rimedi effettivi”.
La Santa Sede ha notato che “il rapporto conferma che il traffico di esseri umani è un fenomeno complesso e in evoluzione costante, che richiede una risposta coordinata globale e sforzi condivisi ad ogni livello”, che va oltre la capacità dei singoli Stati e che necessita “cooperazione e solidarietà, in particolare tra governi e organizzazioni che si impegnano nella lotta di eliminare ogni forma di traffico di esseri umani.
La Santa Sede a Ginevra, la violenza contro donne e bambini
Il 25 giugno, è stato presentato al Consiglio dei Diritti Umani un rapporto sulla violenza contro donne e ragazze, le sue cause, e le sue conseguenze.
Nel dialogo che ne è conseguito, l’arcivescovo Ettore Balestrero, Osservatore della Santa Sede a Ginevra, ha messo in luce la preoccupazione della Santa Sede riguardo il crescente sfruttamento e violenza contro donne e ragazze, cosa che include “femminicidio e stupro, mutilazione genitale femminile, selezione sessuale prenatale, nonché pratiche che mercificano il corpo femminile, come la maternità surrogata, la prostituzione e la pornografia”.
Sono temi che “non si possono risolvere” e a cui “non si può porre fine” senza “riconoscere le specifiche vulnerabilità che le donne affrontano a causa delle loro innate differenze biologiche dagli uomini”, perché “solo riaffermando e accettando la distinzione biologica tra uomini e donne possiamo davvero rispettare la dignità delle donne e assicurare che i loro diritti siano efficacemente realizzati e protetti”.
La Santa Sede ha sottolineato che sono spesso donne e ragazze a soffrire di più nel momento in cui queste realtà oggettive vengono ignorate, e la differenza sessuale è oscurata e deprioritizzata nella legge e la cultura”.
La Santa Sede, infine, ha rinnovato “il suo appello agli Stati perché combattano contro l’orrore della violenza contro donne e ragazze mettendo in pratica leggi basate sulla verità degli esseri umani creati maschio e femmina, e dallo sviluppare una cultura che ripudia ogni forma di violenza”.
La Santa Sede a Ginevra, il rapporto sulla povertà estrema e i diritti umani
Il 26 giugno, si è tenuta al Consiglio dei Diritti Umani di Ginevra una sessione con il Relatore Speciale sull’Estrema Povertà e i Diritti Umani.
Nel suo intervento, l’arcivescovo Ettore Balestrero, osservatore della Santa Sede presso le organizzazioni internazionali a Ginevra, ha notato che “cambiamento climatico, povertà e protezione sociale” sono interconnessi, e che oggi ci sono circa 2,7 miliardi di persone che vivono al di sotto della linea della povertà e che sono anche a rischio di distruzioni connesse con il cambiamento climatico.
La Santa Sede afferma che è urgente “affrontare l’impatto sproporzionato che questa crisi ha sui più poveri”. In particolare, la Santa Sede ha notato che i poveri sono poco consumatori del carbone, mentre “il più ricco un percento della popolazione emette, in soli dieci giorni, così tanti gas serra quanto il 50 per cento dei più poveri dà in mille anni”.
Si tratta – ha detto il nunzio – di “un debito ecologico da riconoscere e riparare”, considerando che è “preoccupante che meno del 9 per cento delle popolazioni provenienti da oltre 20 nazioni più vulnerabili è coperto da sistemi di protezione sociale”, cosa che “mette a rischio la vulnerabilità dei poveri”.
Insomma, “la difficile situazione dei poveri richiede una risposta integrale, radicata nella solidarietà e nella giustizia. Questo approccio affronta l'urgente necessità di combattere la povertà, pur sostenendo la dignità intrinseca, donata da Dio, dei più bisognosi”.
La Santa Sede a New York, povertà, sottosviluppo e conflitto
Il 23 giugno, si è tenuto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a New York un dibattito su Povertà, Sottosviluppo e Conflitti. Implicazioni per il mantenimento della pace internazionale e della sicurezza”.
La Santa Sede ha notato che queste realtà a volte “si alimentano l’una con l’altra”, e che c’è bisogno di un impegno condiviso che include “l’urgente responsabilità morale di affrontare le cause alla radice della povertà, che sono spesso associate ad ingiustizia, esclusione e la negazione dei diritti internazionali”.
La pace, ha rimarcato la Santa Sede, “non è solo l’assenza di guerra, ma piuttosto la promozione attiva della fraternità umana, della cooperazione e di una prosperità condivisa per tutti”, e per questo “lo sviluppo umano integrale rappresenta non solo un imperativo morale per tutta l’umanità, ma anche un percorso concreto verso una pace più giusta, inclusiva e durevole”.
La Santa Sede si è detta preoccupata dalle spese militari in crescita che “tolgono significative risorse dagli investimenti in settori di sviluppo come sanità, educazione e infrastrutture” e ribadisce la proposta di stabilire “un fondo globale, parzialmente finanziato da una riallocazione delle risorse attualmente destinate agli armamenti”, che potrebbe “dare un contributo significativo a sradicare la povertà e la fame, e nel promuovere lo sviluppo nelle regioni più svantaggiate del mondo”.
La Santa Sede ha infine notato che “una pace durevole richiede un impegno allo sviluppo umano integrale, che sostenga la dignità data da Dio di ogni persona e di promuovere le condizioni necessarie di giustizia, solidarietà e il fiorire di tutti”, e per questo chiede di porre lo sviluppo umano integrale al centro dell’impegno per la pace.
La Santa Sede a New York, bambini e conflitto armato
Il 26 giugno, l’ufficio dell’Osservatore della Santa Sede a New York ha preso la parola nel dibattito del Consiglio di Sicurezza su Bambini e Conflitti Armati.
Nel suo intervento, la Santa Sede ha espresso preoccupazione per il ritorno dei conflitti armati e la crescente accettazione della forza come un mezzo di risolvere le dispute”, cosa che porta “il peso più grande sui membri più fragili della società, specialmente bambini, le cui vite sono spesso rovinate dalla brutalità della guerra e la cui dignità e futuro sono violati e messi a rischio”.
La Santa Sede ricorda che è il ventesimo anniversario dall’adozione della Risoluzione 1612, che condanna l’uso dei bambini soldato, e rimarca che è “imperativo riconoscere che la protezione di vite innocenti deve essere posta sopra ogni considerazione politica, militare e strategica”, considerando che il 25 per cento delle violenze sono gravi violenze contro i bambini.
La Santa Sede mette in luce “profonda preoccupazione riguardo le difficili condizioni sofferte dai bambini in aree densamente popolate e afflitte da conflitto armato”, e definisce allarmante che “luoghi che dovrebbero rimanere rifugi sicuri inviolati come scuole, ospedali e luoghi di culto, sono sempre più soggetti di attacco.
Inoltre, la Santa Sede “condanna ogni azione che ostruisce la distribuzione di supplementi vitali come cibo, acqua e medicine a quanti hanno bisogno”, perché questi impedimenti sono “una grave violazione della legge umanitaria internazionale”.
La Santa Sede chiede anche di “porre fine all’uso, produzione e stoccaggio di armi indiscriminate”, e in particolare la Santa Sede invita gli Stati che non lo avessero già fatto ad aderire alla Convenzione contro le Mine Anti Uomo, e al Protocollo Opzionale della Convenzione del Bambini sulla diffusione dei bambini nei conflitti armati.
Infine, la Santa Sede incoraggia il Consiglio di Sicurezza a “prendere decisioni effettive” per implementare l’agenda per bambini in conflitto armato, e rimarca che la Santa Sede “non può rimanere zitta di fronte all’attacco terroristico che ha avuto alla chiesa greco ortodossa di Mar Elias a Damasco lo scorso 22 giugno.
La Santa Sede all’OAS, economie resilienti ed inclusive nelle Americhe
Il 25 giugno, monsignor Juan Antonio Cruz Serrano, Osservatore Permanente della Santa Sede all’Organizzazione degli Stati Americani (OAS), è intervenuto alla 55esima sessione regolare dell’organizzazione sul tema “Costruire economie resilienti ed inclusive nelle Americhe”.
Un tema, ha detto, che “rispecchia molto la preoccupazione centrale della Santa Sede per la dignità della persona umana e la promozione dello sviluppo umano integrale in tutto l’emisfero”.
Monsignor Cruz Serrano ha notato che la regione caraibica, negli ultimi due decenni, non è stata colpita solo dal cambiamento climatico, ma anche da crescenti livelli di crimine e violenza”.
La Santa Sede ha apprezzato “gli sforzi degli Stati membri dell’OAS stanno facendo per affrontare la grave crisi di sicurezza ed istituzionale ad Haiti. Inoltre, monsignor Cruz Serrano ha notato che “la giustizia è fondamentale nel mondo che cambia oggi”, e dunque gli Stati “devono investire nella famiglia, sostenere la dignità della vita umana, e promuovere l’educazione affinché tutte le persone possano aspirare in un futuro migliore.
Infine, la Santa Sede sottolinea che “le economie resilienti ed inclusive devono essere basate sulla verità”, in quanto “verità e carità sono inseparabili, dato che la verità è sempre diretta verso il bene degli altri”.
Il rappresentante della Santa Sede all’OAS affronta anche il tema dello sviluppo dell’intelligenza artificiale. “La Santa Sede – dice – chiede ai governi di proteggere la dignità umana e assicurare che nessuna voce sia silenziata o marginalizzata dalla tecnologia”.
La Santa Sede chiede una governance etica per il digitale
Dal 23 al 27 giugno, si tiene in Norvegia l’Internet Governance Forum 2025. Per la Santa Sede, ha partecipato monsignor Lucio Ruiz, segretario del Dicastero della Comunicazione, che guidava la delegazione della Santa Sede composta anche dall’ingegner Francesco Masci, direttore della Direzione Tecnologica del Dicastero.
Monsignor Ruiz ha sottolineato che “non possiamo separare la riflessione sulla tecnologia da quella sull’umanità”, e che la trasformazione dovuta all’intelligenza artificiale è “profonda e rapida”, con un impatto che “va ben oltre l’innovazione tecnica”, ma “riguarda la condizione umana, la cultura e il significato della convivenza civile”.
Il segretario del Dicastero per la Comunicazione ha notato che l’Intelligenza Artificiale “è un prodotto dell’ingegno umano, e come tale deve essere accompagnato da una responsabilità morale”, e che può essere utile nel campo dell’educazione, nella sanità, anche nella comunicazione, sebbene tutti questi campi di applicazione portino con sé dei rischi, e anche se niente può sostituire l’interazione umana.
C’è poi il grande tema degli armamenti. Secondo monsignor Ruiz, “le armi autonome sono eticamente inaccettabili”.
“La Santa Sede – ha sottolineato monsignor Ruiz - chiede una governance etica. Il futuro digitale sarà veramente umano solo se sarà anche giusto, inclusivo, relazionale e spiritualmente significativo. Per questo motivo, oggi rinnoviamo l'appello affinché Internet e tutte le tecnologie emergenti siano guidate da valori condivisi, regole comuni e dalla consapevolezza che l'essere umano è al centro, è il suo scopo e il suo cuore”.
FOCUS MEDIO ORIENTE
Palestina – Santa Sede, decimo anno dell’accordo globale
In occasione del decimo anniversario della firma dell’Accordo Globale tra lo Stato di Palestina e la Santa Sede, l’Ambasciata di Palestina presso la Santa Sede ha diffuso una dichiarazione che non rappresenta solo una commemorazione, ma che guarda alla situazione attuale.
L’anniversario, scrive l’ambasciata, “cade in un momento estremamente difficile per la causa palestinese, nel contesto dei continui tentativi del governo israeliano di estrema destra di indebolirla, se non addirittura eliminarla del tutto”.
Aggiunge l’ambasciata che “nel suo nucleo, l'accordo sancisce il profondo rapporto storico e culturale tra la Santa Sede e il popolo palestinese in Terra Santa. Riafferma il diritto del popolo palestinese all'autodeterminazione e il suo diritto alla libertà, alla sicurezza e alla dignità in uno Stato indipendente basato sulla legittimità e sulle risoluzioni internazionali”.
L’Ambasciata nota che la Palestina “ha concesso alla Chiesa cattolica la libertà, sia nelle parole che nei fatti, di compiere la sua missione religiosa, morale, educativa, sociale e caritativa. Ha permesso alla Chiesa di organizzare i propri affari interni, concedendo anche al tribunale ecclesiastico latino la libertà di applicare il diritto canonico, sulla base del riconoscimento da parte della Palestina della personalità giuridica della Chiesa cattolica”.
Inoltre, “in linea con il suo obiettivo di rafforzare e proteggere la presenza ecclesiastica cristiana in Terra Santa, lo Stato di Palestina ha esentato le proprietà della Chiesa da ogni tipo di imposta e tassa”, e “ha inoltre concesso piena autorità ai tribunali ecclesiastici sulle questioni relative all'adozione tra cristiani, in conformità con le leggi sullo status personale della Chiesa, e ha affermato il rispetto e la protezione dello ‘Status Quo’ legale nei luoghi santi cristiani. In tutto ciò, la leadership palestinese, guidata da Sua Eccellenza il Presidente Mahmoud Abbas, ha continuato a impegnarsi per l'attuazione dell'accordo”.
L’Ambasciata di Palestina presso la Santa Sede sottolinea anche che “l'Alto Comitato Presidenziale per gli Affari Ecclesiastici, guidato dal Dott. Ramzi Khoury, ha profuso ogni sforzo per proteggere l'accordo e coordinarsi con i ministeri e le istituzioni palestinesi competenti. Ciò riflette l'impegno del governo palestinese per l'attuazione e il rafforzamento del tessuto sociale della società palestinese – musulmana e cristiana – sulla base dell'uguaglianza di cittadinanza”.
FOCUS EUROPA
L’Ordine di San Gregorio per l’ex commissario UE austriaco Franz Fischler
Il 20 giugno, Franz Fischler, 78 anni, ex ministro federale austriaco, Commissario UE e presidente del Forum Ecosociale è stato insignito dell’Ordine Pontificio di san Gregorio Magno.
Il premio è stato conferito a Innsbruck dai vescovi Manfred Scheuer e Herman Glettler.
Nel suo discorso di accettazione, Fischler ha sottolineato che l’anima dell’Europa deve essere “vissuta, non solo descritto”, e ha sottolineato che il compito più importante per il futuro dell’Europa è quello di “ripristinare la fiducia nella democrazia, nella politica, nell’unificazione europea, ma anche nelle Chiese, nelle istituzioni pubbliche e anche in noi stessi”.
Fischler ha notato che anche l’ex presidente della Commissione UE Jacques Delors aveva in passato parlato di una “anima dell’Europa”, permeando così l’unificazione europea che “trascende la sfera politica”.
Secondo Fischler, l’anima europea è “ancora più un respiro leggero, non una tempesta spirituale”, di cui “siamo ancora in cerca”, mentre in maniera “sconcertante” l’Europa sta “abbandonando ciò abbiamo acquisito in termini di anima europea”.
Nel suo intervento, Fischler ha anche ritenuto necessario "utilizzare i nostri beni culturali per l'ulteriore sviluppo dell'ordine interno dell'Europa secondo i principi della democrazia liberale e dello stato di diritto, nonché per una coesistenza pacifica".
L'Ordine Pontificio di San Gregorio fu istituito nel 1831 da Papa Gregorio XVI e prende il nome da Papa Gregorio Magno. È una delle più alte onorificenze papali per i laici e viene conferita per speciali servizi alla Chiesa e alla società. L'insegna presenta una croce di smalto rosso con l'immagine del santo patrono dell'ordine. L'onorificenza è conferita direttamente dalla Santa Sede. Fischler ha espresso "grande gioia" per questo onore e lo ha interpretato come "un segno che nella mia vita ho avuto molte opportunità di fare la differenza per la Chiesa cattolica".
Nel suo elogio per Franz Fischler, il vescovo Manfred Scheuer, che aveva presentato domanda di investitura dell'Ordine Pontificio di San Gregorio, ha sottolineato le sue azioni basate sulla dottrina sociale cattolica. Aveva contribuito in modo significativo alla reputazione della Chiesa – in numerose cariche politiche, ma anche nel volontariato, ad esempio come presidente della Gioventù Universitaria Cattolica Austriaca in gioventù, o in fondazioni ecclesiastiche come "Pro Oriente". Il vescovo Scheuer ha anche riconosciuto i meriti di sua moglie, Heidi Fischler. Lei e suo marito avevano "mostrato come l'impegno ci rende liberi".
Gibilterra nell’area Schengen, l’esultanza del vescovo di Gibilterra
Cinque anni dopo la Brexit, Gran Bretagna, Spagna e Unione Europea hanno concordato di rimuovere le barriere di confine a Gibilterra, che ora è stato incorporato nell’area Schengen. Il vescovo Carmel Zammit di Gibilterra ha definito la decisione, in una intervista con il periodico Vida Nueva, come “una pietra miliare politica”, ed “un mezzo per costruire un mondo migliore, più equo e più pacifico”.
Il vescovo di Gibilterra ha sottolineato che “Papa Francesco e Leone XIV hanno sempre creduto fermamente nei benefici e nel profondo valore evangelico del dialogo e della comunione fraterna”, e questa decisione va nello spirito dell’amicizia sociale auspicata da Francesco nella Fratelli Tutti perché eviterà “una Brexit dura, che avrebbe causato sofferenze e difficoltà economiche incommensurabili”.
La "Rocca di Gibilterra", situata strategicamente tra Europa e Africa, con i suoi quasi 30.000 abitanti, è sempre stata un pomo della discordia tra i due paesi. Spagna e Gran Bretagna annetterono la penisola durante la Guerra di Successione Spagnola con il Trattato di Utrecht del 1713.
Spagna, è frattura tra i vescovi e il governo
Da quando la Conferenza Episcopale Spagnola ha chiesto nuove elezioni a seguito di una serie di scandali di corruzione all’interno del governo, sono cresciute le tensioni tra i vescovi e il Partito Socialista Spagnolo
A seguito delle accuse di corruzione contro la moglie e il fratello del Primo Ministro Pedro Sánchez, la polizia sta attualmente indagando su un ex ministro e su Santos Cerdán, numero tre dei socialisti e braccio destro del Primo Ministro Sánchez, per sospetto di scandali di corruzione.
In risposta, il Presidente della Conferenza Episcopale Spagnola, l'Arcivescovo Luis Argüello, ha dichiarato in un'intervista al quotidiano "ABC": "La via d'uscita da questa impasse istituzionale è dare voce al popolo".
La richiesta di perdono del Primo Ministro Sánchez è stata "un gesto umanamente lodevole, ma politicamente irrilevante", secondo l'Arcivescovo di Valladolid.
Più di recente, anche César García Magán, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Spagnola, ha chiesto nuove elezioni. "Il bene della Spagna ha la precedenza sugli interessi dei partiti", ha dichiarato alla stampa. "La corruzione è uno dei cancri della democrazia. Ne mina le fondamenta. Ne mina la credibilità ed è una porta d'accesso molto pericolosa all'autoritarismo".
Il governo socialista ha reagito con estrema rabbia. Come riportato dal quotidiano "El País" (domenica), il Ministro Presidenziale Félix Bolaños ha inviato una lettera pubblica di reclamo al presidente della Conferenza Episcopale. Ha accusato l'Arcivescovo Argüello di essersi avvicinato troppo ai partiti di destra e di estrema destra e agli estremisti politici attraverso le sue dichiarazioni politiche.
Il Ministro ha sottolineato che la Conferenza Episcopale non ha chiesto nuove elezioni nel 2018, quando i conservatori allora al potere, guidati da Mariano Rajoy, furono addirittura condannati dalla Corte Nazionale di Giustizia per "corruzione istituzionale". "Capisco che la Conferenza episcopale voglia un cambio di governo affinché dibattiti come quello sul risarcimento delle vittime di abusi sessuali nella Chiesa non abbiano più luogo", ha affermato Bolaños nella sua lettera ai vertici della Chiesa spagnola.