Phaswana Cleopus Sello Moloto è l’Ambasciatore della Repubblica del Sud Africa presso la Santa Sede È nato nel 1964. È sposato e ha 5 figli. Farmacista di professione, è stato membro del Senato e in vari incarichi politici. Dal 2011 al 2012 è stato Alto Commissario in Mozambico, dal 2012 al 2015 ambasciatore in Finlandia ed Estonia, e dal 2022 è ambasciatore in Svizzera.
Jovilisi Vulailai Suveinakama è l’ambasciatore delle Fiji presso la Santa Sede. Avvocato di formazione, con una carriera politica, è dal 2024 High Commissioner nel Regno Unito.
Akillino Harris Susaia è l’Ambasciatore degli Stati Federati di Micronesia presso la Santa Sede. la prima parte della sua carriera è stata soprattutto nella pubblica amministrazione. Dal 2008 al 2010 è console generale alle Hawai, dal 2010 al 2015 rappresenta le Fiji in Cina, dal 2017 al 2023 è ambasciatore negli Stati Uniti, dal 2024 è ambasciatore a Ginevra.
Māris Selga è il nuovo ambasciatore di Lettonia presso la Santa Sede. Ha un lunga carriera diplomatica. È stato consigliere nell’ambasciata degli Stati Uniti e ambasciatore in Egitto e presso la Lega degli Stati Arabi. Nel suo curriculum, anche il ruolo di ambasciatore non residente in Giordania, (2008 – 2013); Osservatore Permanente presso l’Unione Africana (2012 – 2013); Ambasciatore non residente presso gli Emirati Arabi Uniti (2009 – 2017); Ambasciatore, Capo della Direzione delle Strutture Consolari e Diplomatiche, MAE (2012 – 2016); Ambasciatore nella Repubblica Popolare di Cina e Ambasciatore non residente presso il Vietnam e la Mongolia (2016 – 2019); Ambasciatore negli Stati Uniti d’America e Osservatore Permanente presso le Organizzazioni degli Stati Americani (2019 – 2024); Ambasciatore non residente presso gli Stati Uniti Messicani (2020 – 2024).
Sirpa Oksanen è ambasciatore di Finlandia presso la Santa Sede. Luterana, economista, ha lavorato a Lugo nell’ambasciata della Finlandia in Russia, con vari incarichi. È stata poi Vice Capo Missione, Ambasciata in Slovenia (2013 – 2015); Vice Capo Missione, Ambasciata nei Paesi Bassi (2015 – 2019); Coordinatore, Government Report on Finnish Foreign and Security Policy (2019 – 2020); Direttore, Unità per l’Europa dell’Est e Asia Centrale (2020 – 2024); Direttore, Unità per l’Europa dell’Est (2024 - 2025).
FOCUS SEGRETERIA DI STATO
Il cardinale Parolin in Mozambico
In occasione del trentesimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Mozambico, il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede, è in Mozambico dal 5 al 10 dicembre. Secondo la Conferenza Episcopale del Mozambico, la visita è “un segno visibile della vicinanza e solidarietà del Santo Padre” con il popolo di Dio, in particolare d quelli colpiti dall’attuale violenza a Cabo Delgado.
Vale la pena ricordare che a Cabo Delgado ci sono miliziani islamisti dell’ISIS, che da anni mettono a ferro e fuoco la regione.
I vescovi del Mozambico, in una dichiarazione dello scorso 28 novembre, hanno affermato che la visita del Segretario di Stato vaticano costituisce “un’espressione concreta dell’impegno condiviso, supportivo e partecipatorio di proteggere e promuovere la dignità e il benessere di tutti, mentre allo stesso tempo si esprime un grande desiderio del Santo Padre: Pace e Riconciliazione.
Il 5 dicembre, presso la nunziatura apostolica di Maputo, si è tenuta una cerimonia di commemorazione per celebrare il trentesimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra il Mozambico e la Santa Sede.
In agenda c’è anche un incontro del Segretario di Stato vaticano con il presidente del Mozambico Daniel Francisco Chapo per rivedere le relazioni bilaterali tra Mozambico e Santa Sede. Parolin incontrerà anche vescovi e sacerdoti locali, e avrà diversi incontri bilaterali con le più alte cariche dello Stato.
Il 7 dicembre, il Cardinale Parolin presiederà la liturgia eucaristica conclusiva della Terza Giornata Nazionale della Gioventù, che riunisce giovani da tutte le arcidiocesi e diocesi del Mozambico a Maputo. Il loro incontro avrà luogo dal 3 al 7 dicembre, sul tema: “La speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori”.
I vescovi del Mozambico hanno espresso la loro gratitudine per la visita.
Tra gli incontri istituzionali, Parolin si vedrà con la presidente dell’Assemblea della Repubblica Margarida Adamugy Talapa, con la prima ministro Maria Benvina Levy e con il ministro della giustizia e degli Affari Religiosi Mateus da Cecilia Fenjasse Saize.
Parolin è atteso anche per una visita al centro dei poveri Casa Mateus 25, che fu visitato anche da Papa Francesco, nella diocesi di Pemba e poi, come ultima tappa del viaggio, al Centro Dream della Comunità di Sant’Egidio.
L’arcivescovo Gallagher all’OSCE
Si è tenuto a Vienna, il 4 e 5 dicembre, il 32esimo Consiglio Ministeriale dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa. Come di consueto, vi ha partecipato l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, Segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati.
In un intervento, il “ministro degli Esteri” vaticano ha ricordato il 50esimo anniversario del’Atto Finale di Helsinki, in cui tra l’altro la Santa Sede diede un contributo decisivo inserendo, tra i principi dell’organizzazione, quello della libertà religiosa.
L’arcivescovo Gallagher ricorda che la Santa Sede “mantiene la convinzione che la pace, la giustizia e la sicurezza sono collegati in maniera inestricabile al rispetto per i diritti umani e le libertà fondamentali, e allo sviluppo di relazioni amichevoli e cooperazione tra gli Stati”.
L’arcivescovo Gallagher ha notato che “i nostri tempi sono segnati da profonde divisioni, una crescente sfiducia e una percezione divergente della sicurezza, così come il riemergere di conflitti nel continente europeo”.
In particolare, la Santa Sede è “profondamente preoccupata dalla guerra in corso in Ucraina”, mentre “altri Stati continuano ad affrontare numerose sfide alla loro sicurezza e stabilità”, e per questo “la Santa Sede chiede a tutte le parti di riportare il dialogo genuino, di far cessare le ostilità e di cercare una pace giusta e durevole”.
La Santa Sede chiede che l’OSCE rinnovi “il suo impegno fondazionale alla prevenzione dei conflitti e alla risoluzione con urgenza e creatività”, perché “il dialogo non è un segno di debolezza”, ma è piuttosto “la sola strada per raggiungere la riconciliazione e una stabilità durevole”.
Affrontando il tema della libertà religiosa e di credo, Gallagher mette in luce sia la “significativa crescita dell’antisemitismo” sia “l’intolleranza e la discriminazione contro cristiani, musulmani e membri di altre religioni in tutta la regione OSCE”. Dati che sono “allarmanti”, tanto che la Santa Sede accoglie la guida lanciata di recente sulla lotta ai crimini di odio contro i cristiani, e ha confidenza che l’OSCE, con le sue strutture esecutive, affronti tutte le forme di intolleranza e discriminazione contro cristiani, ebrei, musulmani e membri di altre religioni, assicurando che ricevano tutte eguali attenzioni.
Questi episodi hanno portato, in anni recenti, “alla cattiva concezione che la libertà di religione o di credo possa essere equiparata a tolleranza e non discriminazione”, ma – nota Gallagher – “la sola tolleranza non è sinonimo di libertà genuina”, mentre la dimensione umana si trova al cuore del “concetto globale di sicurezza dell’OSCE”, tanto che “la libertà di religione o di credo è la sola libertà fondamentale che si trova esplicitamente segnalata nel Decalogo di Helsinki”.
A questo proposito, la Santa Sede chiede agli Stati partecipanti dell’OSCE di “dare la priorità alla libertà di religione e credo”, che resta una “vitale cartina di tornasole per il rispetto e la protezione di tutti le altre libertà fondamentali e diritti umani”.
Capitolo migrazioni. Gallagher nota che gli Stati continuano a “ad affrontare un profondo e sfidante test di solidarietà nel trattamento di migranti, rifugiati e sfollati”. La Santa Sede chiede di non dimenticare “il volto umano della migrazione”, perché la dignità data da Dio di ogni essere umano “non può essere violata”.
Per questo, nota il rappresentante della Santa Sede, è importante “riconoscere che ogni migrante è una persona, non una mera statistica, che merita protezione, ospitalità e opportunità per una significativa integrazione”.
La Santa Sede loda anche gli sforzi dell’OSCE nella lotta alla tratta, e in particolare per contrastare lo sfruttamento di donne e bambini, incluse pratiche come la maternità surrogata. Questa, aggiunge Gallagher, è una forma di “schiavitù moderna”, che va “sradicata attraverso una azione concertata e coordinata a livelli nazionali ed internazionali”.
La Santa Sede chiede infine la rivitalizzazione della missione dell’OSCE basata sul principio del consenso, perché “la vera relazione e il dialogo richiedono un linguaggio chiaro e non ambiguo”, e “quando il linguaggio non è concordato in comune o reinterpretato diventa ambiguo”, e gli sforzi del dialogo “possono essere messi a rischio”.
La Santa Sede nota che l’approccio globale dell’OSCE ai temi della sicurezza, basato sul rispetto della persona umana e l’eguaglianza sovrana degli Stati partecipanti, resta “altamente rilevante”.
FOCUS NUNZI
La morte del nunzio Luigi Bonazzi
Era andato in pensione all’inizio del 2025, terminando una lunga carriera diplomatica che lo aveva visto anche a Cuba. L’arcivescovo Luigi Bonazzi è però deceduto il 3 dicembre, nelle prime ore della giornata, a seguito di una broncopolmonite contratta che si è aggravata rapidamente. Originario di Gandino, in provincia di Bergamo, l’arcivescovo Bonazzi era nel servizio diplomatico della Santa Sede dal 1980. Aveva servito nella nunziatura apostolica in Camerun dal 1980 al 1983, in quella di Trinidad dal 1983 al 1986, e a Malta dal 1986 al 1989. Dal 1991 al 1994 è stato uditore dalla Nunziatura apostolica in Spagna, dal 1994 al 1996 consigliere della nunziatura degli Stati Uniti, e dal 1996 al 1999 ha avuto lo stesso ruolo in Italia e poi brevemente Canada.
Nel 1999, Giovanni Paolo II lo nominò nunzio apostolico. Per cinque anni, fino al 2004, è stato “ambasciatore del Papa” ad Haiti, per poi essere trasferito a Cuba dal 2004 al 2009 e in Lituania, Lettonia ed Estonia dal 2009 al 2013.
Quindi, per sette anni (fino al 2020) è stato nunzio in Canada e ha ricevuto l’ultimo incarico come nunzio in Albania dal 2020 all’inizio del 2025.
Quando era nunzio a Cuba, l’arcivescovo Bonazzi accolse alla nunziatura dell’Avana Fidel Castro, che gli fece visita il 4 aprile 2005 per esprimere le sue condoglianze per la morte di Giovanni Paolo II. Il Papa polacco era stato a Cuba per un primo, storico viaggio nel 1998.
Parlando a Gandino, sua città natale, di pace in occasione di un riconoscimento assegnatogli dal comune, l’arcivescovo Bonazzi disse: “Se di pace abbiamo bisogno, ci accorgiamo sempre di più che non vogliamo parlarne solo in teoria, fare della pace uno slogan, un discorso da salotto, allora questa pace dobbiamo prepararla. Oggi più che parlare di pace occorre lavorare per preparare la pace”.
FOCUS MULTILATERALE
La Santa Sede a New York, la questione dell’Ucraina
Il 3 dicembre, si è tenuta l’11esima sessione speciale di emergenza dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite di New York. Per la Santa Sede, è intervenuto la chargé d’affaires della missione, monsignor Robert Murphy.
Questi ha ribadito l’appello urgente della Santa Sede per un immediato fine della guerra in Ucraina. La Santa Sede ha anche messo in luce il devastante impatto che ha il conflitto prolungato su bambini, famiglie e infrastrutture civili.
Monsignor Murphy ha anche sottolineato gli sforzi umanitari ancora in corso, tra cui quelli presi dal cardinale Matteo Zuppi per assicurare il ritorno dei bambini alle loro famiglie e il rilascio di prigionieri di guerra. La Santa Sede ha chiesto a tutte le nazioni di supportare le iniziative che sviluppano negoziati genuini ed una pace duratura.
La Santa Sede a Ginevra, l’incontro con l’International Telecommunication Union
L’arcivescovo Ettore Balestrero, osservatore permanente della Santa Sede presso le organizzazioni internazionali a Ginevra, ha incontrato lo scorso 5 dicembre Doreen Bogdan-Martin, Segretario Generale dell’International Communication Union.
Secondo una nota della missione di Ginevra, i due hanno discusso diversi temi di mutuo interesse. La segretario generale ha sottolineato che “le sfide davanti a noi sono formidabili, ma lo è anche la nostra capacità collettiva di affrontarle”.
Lo Stato della Città del Vaticano è membro dell’International Telecommunication Union
(ITU). Questa è considerata la più antica Organizzazione intergovernativa (nata il 17 maggio 1865), e, dal 1º gennaio 1949, Istituzione Specializzata delle Nazioni Unite.
La membership dell'ITU è costituita da 193 Stati, che si avvalgono della collaborazione di circa 900 compagnie del settore privato, delle università e di altre Organizzazioni Internazionali e regionali. Il suo obiettivo è promuovere la cooperazione tra gli Stati membri nell'ambito delle telecomunicazioni, offrendo assistenza tecnica ai Paesi in via di sviluppo e favorendo l'armonizzazione delle politiche nazionali in tale settore.
L'attività si divide in tre settori: radiocomunicazione (ITU-R), che gestisce l'uso globale dello spettro e delle orbite satellitari; standardizzazione (ITU-T), che si occupa dello sviluppo degli standard di telecomunicazione e dell'ampliamento delle sue attività relative ad internet; sviluppo (ITU-D), che lavora per colmare il divario digitale e guidare le trasformazioni del settore delle telecomunicazioni, a beneficio soprattutto degli LDCs.
L'ITU si struttura: nella Conferenza dei Plenipotenziari, che è il supremo organo dell'Unione; nel Consiglio, che agisce a nome della Conferenza; nel Segretariato Generale; nelle Conferenze Mondiali dello sviluppo delle telecomunicazioni e delle radiocomunicazioni.
Lo Stato della Città del Vaticano è Membro dell'ITU dal 1º giugno 1929 ed ha ratificato la Convenzione istitutiva dell'ITU il 27 dicembre 1933. In quanto Amministrazione di riferimento, segue le varie riunioni in coordinamento con gli esperti del Dicastero per la Comunicazione, in modo particolare per tutto ciò che riguarda il coordinamento delle frequenze, la cui attribuzione è una manifestazioni della sovranità dei singoli Stati.
La Missione della Santa Sede a Ginevra segue molte riunioni locali a livello di ambasciatori o di informazione generale e fa da tramite.
Anche nell'ambito dell'ITU si discute sempre più sull'impatto delle nuove tecnologie sulla popolazione mondiale, a livello economico, sociale e culturale, ed il ruolo che gli Stati debbono avere nella governance dell'uso delle medesime.
FOCUS ASIA
Gallagher incontra il ministro degli Esteri dell’Azerbaijan
Lo scorso 25 novembre, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher ha ricevuto in Vaticano Jeyhun Bayramov, ambasciatore di Azerbaijan presso la Santa Sede.
In una comunicazione, il Ministero degli Esteri di Baku ha reso noto che “nel corso del colloquio, le parti hanno espresso soddisfazione per il dialogo costruttivo e il rispetto reciproco che caratterizzano le relazioni tra Azerbaigian e Vaticano, soffermandosi sulla cooperazione attiva nella promozione della comprensione interreligiosa e di iniziative di pace globale”.
Inoltre, “è stata sottolineata l'importanza di proseguire le visite ad alto livello per rafforzare il dialogo politico, i legami culturali e umanitari, nonché per sostenere progetti internazionali congiunti”.
Infine, “Bayramov e Gallagher hanno discusso dei progetti di restauro e conservazione realizzati in Vaticano con il sostegno della Fondazione Heydar Aliyev, considerati un contributo significativo alla tutela del patrimonio culturale e religioso mondiale”, mentre “l'incontro ha anche evidenziato l'impegno dell'Azerbaigian nella promozione del multiculturalismo e nella protezione dei monumenti religiosi, sia a livello nazionale che globale”.
Tra i temi affrontati, anche il processo di normalizzazione con l’Armenia, l’attuazione degli accordi di Washington e le attività di ricostruzione nei territori che sono, dopo la pace dolorosa, sono entrati nell’amministrazione azera.
FOCUS EUROPA
Il nunzio in Irlanda condanna il transgenderismo che colpisce l’Europa
L’arcivescovo Luis Mariano Montemayor, nunzio apostolico in Irlanda, ha puntato il dito contro l’ideologia del transgenderismo in un incontro a Dublino con il gruppo Family Solidarity.
Nel suo intervento, Montemayor ha affermato che una società occidentale “cosiddetta tollerante” non ha voluto “ascoltare posizioni alternative” a favore della famiglia tradizionale.
Il nunzio ha notato che la famiglia tradizionale, basata sul matrimonio tra uomo e donna, è stata pietra angolare della società, ma oggi questo modello tradizionale viene indebolito, ed è una sfida che si affronta soprattutto in Europa, mentre non è così sentita in Asia, Africa e parti dell’America Latina.
“L’Europa – ha detto il nunzio – non è un paradiso isolato, moderno e progressista. Siamo governati da un establishment dominato da una veduta in cui la famiglia è messa da parte”. E ha ammonito che le persone hanno voluto che Dio credesse che “i nostri desideri sono ordini”, e questa è “una ricetta per la tragedia”.
Montemayor ha sottolineato che la Chiesa deve accompagnare gli uomini e le donne transgender, ma ha notato anche la presenza di una “persecuzione morbida” delle persone che supportano la famiglia tradizionale in Occidente, che viene portata avanti con la marginalizzazione di accademici e il silenzio di politici.
Maria Steen, avvocato che aveva guidato l’opposizione al referendum irlandese del 2024 che aveva cercato di espandere la definizione tradizionale della famiglia, era presente all’incontro. Riflettendo sulle parole del nunzio, ha commentato: “Non possiamo fare legislazione per una piccola minoranza, e questo è esattamente ciò che abbiamo fatto in Irlanda negli ultimi 10-15 anni. Abbiamo fatto atti legislative per minoranze sempre più volte fino allo scorso anno”.
Steen ha notato che “I cambiamenti nella legge portano cambiamenti nella cultura. Prima si è attaccata la famiglia con l’introduzione dell’aborto e del divorzio. Più recentemente, attraverso il tentativo di cambiare la definizione di famiglia”. Non solo: le Nazioni Unite hanno chiesto che il referendum irlandese sia ripetuto.