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Benedetto XV, gli appelli per i prigionieri di guerra, i profughi e la popolazione civile

Fin dai primi giorni del pontificato il pensiero di Papa Benedetto XV andava ai deboli colpiti dalla Prima Guerra Mondiale

Papa Benedetto XV |  | Catalogo Generale dei Beni Culturali Papa Benedetto XV | | Catalogo Generale dei Beni Culturali

Il pontificato di Benedetto XV è scandito dal lento e terribile procedere della Prima Guerra Mondiale. Molteplici e in diverse forme gli appelli del Papa per il raggiungimento della pace, ma tutti sono rimasti inascoltati.

Nei primi mesi del pontificato che coincidono con la fine del 1914, il Pontefice ha scritto diverse lettere ai Vescovi delle diverse diocesi interessate in favore delle popolazioni colpite dal conflitto, dei profughi e dei prigionieri di guerra.

Il 16 ottobre il Papa scriveva al Cardinale Lucon, Arcivescovo di Reims, per solidarizzare con la popolazione locale che pativa l’occupazione delle treuppe tedesche. “Siate assolutamente certo- scriveva Benedetto XV  al porporato - della Nostra vivissima partecipazione al profondo dolore che vi causano la vista di tanti mali e la preoccupazione delle funeste conseguenze della guerra sotto il profilo religioso ed artistico, nonché dal punto di vista materiale della vostra cara diocesi, tanto provata”.

Un analogo segno di partecipazione il Papa lo rivolgeva l’8 dicembre successivo al Cardinale Mercier, Arcivescovo di Malines-Bruxelles. “Era inevitabile – sono le parole del Pontefice - che fossimo afflitti da profonda angoscia nel constatare come la nazione dei Belgi, tanto a Noi diletta, fosse ridotta a una lacrimevole condizione da un’atroce e devastante guerra”. Il Papa rifiuta le offerte dei Belgi per la Sede Apostolica e dispone che “se qualche obolo fu raccolto, vogliamo sia impiegato per aiutare il popolo Belga, tanto degno di compassione quanto insigne per nobiltà e religione”.

E all’Arcivescovo di Antivari – nell’attuale Montenegro – Papa Benedetto XV sempre in via epistolare esortava “caldamente ad assistere, secondo gli obblighi della carità, tutti i prigionieri senza distinzione di religione, nazionalità e grado, e in particolare gli ammalati o i feriti, imitando l’amore di Cristo, Principe dei Pastori, che « passò beneficando e risanando tutti”.

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