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Coronavirus, fase 2 ancora senza Messe. La CEI: “Compromessa la libertà di culto”

Uno stringato comunicato della Conferenza Episcopale Italiana mette in luce i rischi alla libertà di culto dopo che il governo ha deciso ancora di proibire le Messe alla presenza di fedeli

Chiesa vuota | La chiesa di San Martino a Genova senza fedeli | chiesadigenova.it Chiesa vuota | La chiesa di San Martino a Genova senza fedeli | chiesadigenova.it

La Conferenza Episcopale Italiana dice basta: di fronte al prossimo decreto del Consiglio dei Ministri per la fase 2 di risposta alla pandemia Covid – 19, che proibisce le celebrazioni religiose almeno fino al 18 maggio, i vescovi rispondono con uno stringato comunicato in cui chiedono al governo di distinguere tra le proprie responsabilità e quelle della Chiesa e sottolineano di non poter “accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto”.

Il comunicato dei vescovi arriva nella serata del 26 aprile, appena dopo la conferenza stampa del premier Giuseppe Conte. Nel Decreto del Consiglio dei ministri si legge che “sono sospese le cerimonie civili e religiose; sono consentite le cerimonie funebri con l’esclusiva partecipazione di parenti di primo e secondo grado e, comunque, fino a un massimo di quindici persone, con funzione da svolgersi preferibilmente all’aperto, indossando mascherine protettive e rispettando rigorosamente le misure di distanziamento sociale”.

La CEI ha rispettato le linee guida del governo, addirittura in un comunicato del 12 marzo veniva resa pubblica anche la possibilità di chiudere le chiese, con la precisazione che non era lo Stato a imporlo, ma era la Chiesa cattolica ad accettare di farlo in caso, con senso di responsabilità. Certo è che negli ultimi tempi i contatti della Conferenza Episcopale Italiana con il governo sono stati serrati: la segreteria generale della CEI ha annunciato il 16 aprile colloqui con il governo per un “accesso meno condizionato ai luoghi di culto”, don Ivan Maffeis, sottosegretario della Conferenza Episcopale Italiana, in una intervista con ACI Stampa del 18 aprile affermava che la CEI aveva presentato al governo alcuni orientamenti per la ripresa delle celebrazioni liturgiche, e il 23 aprile il Cardinale Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, scriveva che era tempo di tornare a celebrare le Messe.

Proprio il 23 aprile Luciana Lamorgese, ministro dell’Interno, aveva affermato che erano “allo studio del governo nuove misure per consentire il più ampio esercizio della libertà di culto”.

E parte da queste parole il comunicato della CEI, notando che le parole del ministro arrivavano mentre era in corso una interlocuzione continua tra “la Segreteria generale della CEI, il ministero e la stessa presidenza del Consiglio”.

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I vescovi hanno notato che in questa interlocuzione “la Chiesa ha accettato, con sofferenza e senso di responsabilità, le limitazioni governative assunte per far fronte all’emergenza sanitaria”, ma allo stesso tempo ha sottolineato “in maniera esplicita che - nel momento in cui vengano ridotte le limitazioni assunte per far fronte alla pandemia - la Chiesa esige di poter riprendere la sua azione pastorale”.

La CEI lamenta che, dopo che gli stessi vescovi avevano presentato Orientamenti e protocolli per “affrontare la fase transitoria nel pieno rispetto delle norme sanitarie”, ora viene esclusa “arbitrariamente la possibilità di celebrare la Messa con il popolo”.

Da qui, la presa di posizione netta. Scrivono i vescovi: “Alla Presidenza del Consiglio e al Comitato tecnico-scientifico si richiama il dovere di distinguere tra la loro responsabilità - dare indicazioni precise di carattere sanitario - e quella della Chiesa, chiamata a organizzare la vita della comunità cristiana, nel rispetto delle misure disposte, ma nella pienezza della propria autonomia”.

Conclude il comunicato: “I Vescovi italiani non possono accettare di vedere compromesso l’esercizio della libertà di culto. Dovrebbe essere chiaro a tutti che l’impegno al servizio verso i poveri, così significativo in questa emergenza, nasce da una fede che deve potersi nutrire alle sue sorgenti, in particolare la vita sacramentale”.

Al comunicato della CEI ha risposto in serata una nota di Palazzo Chigi: "La presidenza del Consiglio prende atto della comunicazione della Cei e conferma quanto già anticipato in conferenza stampa dal presidente Conte. Già nei prossimi giorni si studierà un protocollo che consenta quanto prima la partecipazione dei fedeli alle celebrazioni liturgiche in condizioni di massima sicurezza".