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Diplomazia pontificia, le questioni Palestina e Nagorno Karabakh

Due visite importanti in Segreteria di Stato questa settimana: il ministro degli Esteri Palestinese e l’assistente al primo vice-presidente azero. Intanto Erdogan incontra i leader religiosi

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La visita del ministro degli Esteri palestinese in Segreteria di Stato vaticana lo scorso 6 maggio ha rimesso al centro il tema del Medio Oriente nell’agenda della Santa Sede. Non che il tema sia mai stato messo da parte, ma gli incontri personali hanno sempre il pregio di sollevare questioni, e sviluppare rapporti. È stato in Segreteria di Stato anche l’assistente al primo vice presidente di Azerbaijan Elchin Ambirbayov, che in una conversazione con ACI Stampa ha voluto stabilire il punto di vista azero sul conflitto in Nagorno Karabakh e sui rapporti con l’Armenia.

Altre notizie: in Turchia Erdogan ha incontrato i presidenti delle confessioni religiose presenti nel Paese; in Venezuela, il presidente Maduro ha incontrato il vertice della Conferenza Episcopale; l’Europa ha finalmente un nuovo inviato speciale per la libertà religiosa.

                                               FOCUS PALESTINA

Il ministro degli Esteri palestinesi in Segreteria di Stato

il 7 maggio, Ryad al Maliki, ministro degli Esteri palestinese, è stato in visita in Vaticano nell’ambito di un ampio tour europeo iniziato dalla Russia, e ha avuto incontri anche con l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano dei Rapporti con gli Stati.

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Si è parlato anche della situazione dei cristiani in Palestina, che al Maliki - parlando con FIDES - ha detto di non vedere “come una comunità a parte. Loro erano in Palestina prima dei musulmani. Quindi, in termini per così dire di ‘anzianità’, loro precedono i musulmani in Palestina”.

Il governo sta cercando di fermare l’esodo dei cristiani: è stata anche elevata la quota minima di seggi riservati a cittadini cristiani, che diventano 7 dai 5 che erano.

Il ministro degli Esteri dice di non accettare quello che è successo a Pasqua, quando il partito islamista Hamas aveva chiesto ai musulmani di limitare le interazioni con le celebrazioni cristiane, sottolinea che “per questo tanti capi religiosi e non religiosi hanno espresso dissentito da quel pronunciamento in altre parti della Palestina, e Hamas alla fine l’ha ritirato”.

Al Maliki ha aggiunto che “conta quello che fa il Presidente Mahmud Abbas. Lui, che è musulmano, prende parte alle messe di Natale. Ciò che fa il Presidente riflette quello che dovrebbe fare la Palestina. Il nostro è un messaggio di coesistenza e di fratellanza, noi apparteniamo alla stessa famiglia, dove uno è cristiano e un altro è musulmano. Non si può giocare con la composizione della società Palestinese”.

Al Maliki ricorda che i cristiani sono così componente essenziale che c’è “un decreto presidenziale stabilisce che il sindaco di Betlemme deve essere sempre un Cristiano, e anche il sindaco di Ramallah, e lo stesso vale per Beit Sahour, e Beit Jala... a prescindere dalla percentuale di cristiani che abitano e abiteranno in quelle città”.

Con la Santa Sede, il ministro degli Esteri di Iraq ha voluto “sottolineare l’importanza delle nostre relazioni bilaterali, e parlare anche della situazione a Gerusalemme, dove c’è una crescita degli attacchi a moschee e chiese, e dei tentativi di impedire a musulmani e cristiani l’accesso ai propri luoghi di culto”.

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Il ministro ha anche connesso con la questione dello status di Gerusalemme al fatto che a Gerusalemme non si voti dal 2010. “Gerusalemme - spiega il Ministro Maliki si trova a Gerusalemme, e non sta a Ramallah... E non si tratta di una questione tecnico- amministrativa. Essa è connessa alla questione dello status di Gerusalemme, che è parte dei Territori palestinesi occupati. C’è chi dice: perché non mettete i seggi elettorali nei consolati, nelle ambasciate, negli uffici dell’ONU, o pure nelle chiese e nelle moschee…ma questo non è accettabile. Tutta la questione delle elezioni riguarda Gerusalemme, Fare le elezioni senza Gerusalemme, vuol dire accettare quello che ha detto Donald Trump, e che Gerusalemme è Capitale eterna e indivisa di Israele. Questa è una questione politica, non è una questione tecnica. Non abbiamo fatto elezioni per 15 anni, possiamo rinviarle ancora di qualche mese, ma non possiamo accantonare la questione di Gerusalemme”.

                                    FOCUS NAGORNO KARABAKH

L’Azerbaijan cerca un nuovo inizio con l’Armenia

Elchin Amirbayov è stato il primo ambasciatore di Azerbaijan presso la Santa Sede. È stato a Roma tra il 6 e il 7 maggio, come assistente al primo-vicepresidente, per una serie di incontri istituzionali in Segreteria di Stato vaticana.

Parlando con ACI Stampa, Amirbayov definisce il recente conflitto in Nagorno Karabakh come una opportunità, e anche una opportunità per ristabilire relazioni diplomatiche con l’Armenia.

“Come sa, lo scorso novembre, c’è stato il cessate il fuoco dopo 44 giorni di conflitto, ed è stato interessante per me fornire ai miei interlocutori le ultime informazioni”. Amirbayov ha potuto incontrare sia il Cardinale Parolin che l'arcivescovo Gallagher.

Amirbayov ha insistito sugli ottimi rapporti che l’Azerbaijan ha con i dicasteri vaticani, e in particolare con il Pontificio Consiglio della Cultura, con il quale ha curato il restauro di alcuni importanti mosaici nelle catacombe.

Ambirbayov ha sottolineato che l’Azerbaijan è “conosciuta per il suo grado di tolleranza religiosa, ha messo in luce varie iniziative con i Musei vaticani, ha detto che la guerra “ha lasciato il conflitto dietro di noi e si sono aperte nuove possibilità per cercare di ristabilire pace e stabilità, cercando possibilmente anche riconciliazione tra Armenia e Azerbaijan.

Amirbayov ha notato che della nuova politica economica potrebbe beneficiare anche la stessa Armenia, nonostante questa – lamenta l’ambasciatore – a volte cerchi di usare la carta religiosa.

Anche da parte azera i proclami sono stati duri: il presidente Alyiev ha visitato la cattedrale di Shusha, danneggiata dalle bombe durante la guerra, in quella che sembrava essere la rivendicazione di un trofeo di guerra, e recentemente è tornato a parlare di un possibile uso della forza per respingere gli armeni.

È davvero questa riconciliazione? Amirbayov spiega che no, il presidente non ha trattato la cattedrale di Shusha come fosse un trofeo di guerra, ma vi è andato perché ci sono edifici che sono stati danneggiati durante la guerra, e ha anche organizzato i lavori di ricostruzione.

Sul possibile uso della forza, Amirbayov sottolinea che questo deve essere contestualizzato nel discorso ad un popolo che ha sofferto 30 anni di occupazione e distruzione.

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Ma ora, dice l’ambasciatore, il "destino di dà l’opportunità di stendere una mano verso l’Armenia", comunque accusata di usare una retorica di guerra in vista di nuove elezioni.

Amirbayov nota che, nel territorio del Nagorno Karabakh, gli armeni hanno fatto una pulizia etnica durissima,

Il rappresentante del vicepresidente azero risponde anche sul tema del cosiddetto “genocidio culturale” che starebbe avendo luogo in Nagorno Karabakh. Ha detto che “non crede che alla Santa Sede apprezzino o siano preoccupati per la preservazione del materiale cristiano, quanto piuttosto per la preservazione di tutte le eredità religiose.

                                                FOCUS EUROPA

Un nuovo inviato UE per la libertà religiosa. La posizione della COMECE

La Commissione Europea ha nominato il cipriota Christos Stylianides come inviato speciale dell’Unione Europea per la Promozione e la Protezione della Libertà di Religione e di Credo fuori dall’Europa. Prende il posto di Jan Figel, il cui mandato era scaduto con la scadenza della precedente commissione europea, e che aveva mostrato grande capacità operativa assistendo anche nel trasferimento di Asia Bibi dal Pakistan dopo la sua assoluzione.

Il Cardinale Hollerich, presidente della COMECE (la Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea) ha subito sottolineato di “non vedere l’ora di lavorare a stretto contatto” con il nuovo inviato speciale, per promuovere nel mondo “il fondamentale diritto alla libertà religiosa”.

La posizione dell’inviato speciale UE sulla libertà religiosa è stata creata nel maggio 2016, annunciata a seguito del conferimento del Premio Carlo Magno a Papa Francesco. Il ruolo positivo dell’Inviato Speciale è stato riconosciuto dal Parlamento europeo in una risoluzione del 15 gennaio 2019.

La COMECE ha lavorato in questi anni per rafforzare il meccanismo UE dedicato alla promozione e protezione del diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religiosa in altri Stati. Nel maggio 2020, la COMECE e la Conferenza delle Chiese Europee inviarono una lettera ad Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, incoraggiandola a nominare un inviato speciale per la libertà religiosa.

Cipriota, già Commissario Europeo per l’Aiuto Umanitario e la gestione delle crisi dal 2014 al 2019, Styliades è nel Parlamento Europeo dal maggio 2014. Prima ha avuto incarichi da portavoce del governo e parlamentare della Repubblica di Cipro.

Tra il 2006 e il 2011, Stylianides è stato anche membro della Assemblea Parlamentare dell’OSCE. Nell’ottobre 2014, Stylianides è stato una delle persone di contattto sull’epidemia di Ebola in Africa dell’Ovest.

L'arcivescovo Giordano nominato nunzio in Europa

L'agreament era arrivato tempo fa,  già a metà febbraio, ma è stato solo l'8 maggio che è stata ufficializzata la nomina dell'arcivescovo Aldo Giordano come nunzio in Europa. L'arcivescovo viene dalla nunziatura del Venezuela, e va a sostituire l'arcivescovo Alan Lebeaupin, 

andato in pensione al termine dello scorso anno dopo 40 anni di carriera diplomatica. Per Giordano è un ritorno agli affari europei, essendo stato già in carriera Osservatore della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa.

Giordano, un passato come vice parroco e professore di filosofia, è stato eletto segretario del Consiglio delle Conferenze Episcopali di Europa nel 1995, posizione che ha occupato per 13 anni. Il 7 luglio 2008 è stato nominato Osservatore Permanente della Santa Sede presso il Consiglio d'Europa a Strasburgo. Il 26 ottobre 2013 è stato nominato nunzio apostolico in Venezuela e Arcivescovo titolare di Tamada , ed è stato ordinato vescovo il 14 dicembre dal Segretario di Stato Pietro Parolin.

Giordano fa parte di quel piccolo numero di nunzi non sono stati formalmente addestrati dalla Pontificia Accademia Ecclesiasticala scuola degli ambasciatori del Papa.

Il Parlamento Europeo si esprime sulla legge della blasfemia

Il 29 aprile, il Parlamento Europeo ha emesso una dura risoluzione contro la legge della blafemia in Pakistan, sotttolineando che queste leggi “incitano al bullismo, alla violenza e all’assassinio contro quelli che vengono accusati”, al punto che questi “devono temere per le loro vite indipendentemente dal risultato dei procedimenti giudiziari”. La risoluzione ha chiesto che siano abrogati gli articoli del codice penale che prevedono la pena di morte per i blasfemi”, e denunciato che “ogni minuto in Pakistan si abusa delle leggi contro la blasfemia con accuse falsa che servono agli interessi personali degli accusatori”.

La risoluzione parla del caso di Shagufta Kausar e Shafqat Emmanuel, due giovani sposati condannati a morte nel 2014 con l’accusa di aver inviato messaggi blasfemi per telefono. Il Parlamento Europeo ha sottolineato che le prove del loro crimini possono essere considerate “profondamente difettose”, e ha chiesto alle autorità pachistane di porre i due in libertà immediatamente e incondizionale.

Il presidente Erdogan incontra i rappresentanti delle religioni in Turchia

Lo scorso 5 maggio, in occasione della cena “Iftar”, il presidente turco Recep Tayyp Erdogan ha ospitato i rappresentanti delle religioni e il presidente degli Affari Religiosi (il Dyianet) Ali Erbas. Tra i presenti, il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo, il patriarca armeno Sahak II, il rabbino Haleva ed alcuni prelati cattolici. 

Una delegazione dei Leader della Pace in Vaticano

La delegazione di Leader per la pace, una Ong che punta a far crescere la preoccupazione dell’opinione pubblica sui temi della libertà religiosa, è stata in visita in Vaticano, con due scopi principali: sollecitare una udienza tra il Papa e Jena Pierre Raffarin, ex primo ministro francese; e organizzare un seminario con la Pontificia Università Lateranense.

La delegazione includeva 36 membri, tra i quali Antony Blinken, capo della diplomazia americana, Ngozi Okonjo-Iweala, direttore generale dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC), e Ban Ki-moon, ex segretario generale delle Nazioni Unite, la fondazione mira a promuovere nuovi approcci per la pace e il dialogo, ricorrente per la Santa Sede.

                                                FOCUS ASIA

Cina, nuove restrizioni alla libertà religiosa

Sono entrate in vigore l’1 maggio, in Cina, le misure sullo staff religioso rese note dall’Amministrazione di Stato per gli Affari Religiosi nel febbraio di quest’anno.

I nuovi regolamenti presentano diverse restrizioni per le religioni. L’agenzia UCA News ha sottolineato che “indirettamente, i regolamenti affermano che l’elezione di un vescovo cattolico sarà fatta dal sistema approvato dallo Stato sotto la direzione del Partito Comunista Cinese, mentre Papa Francesco o la Santa Sede non avranno ruolo nel processo”.

La notizia è da confermare, ma andrebbe a rinnegare l’accordo tra Cina e Santa Sede sulla nomina dei vescovi siglato a settembre 2018 e prolungato ad experimentum nel 2020.. L’accordo, che la diplomazia del Papa definisce “pastorale”, e senza obiettivi politici e diplomatici, non è conosciuto nei dettagli, perché il testo è rimasto riservato. Tuttavia, più volte officiali vaticani hanno fatto notare che l’accordo riconosce l’autorità del Papa nella nomina dei vescovi.

I nuovi regolamenti chiedono anche che il clero “supporti la leadership del Partito comunista”, che non “mettano a rischio la sicurezza nazionale” e che non siano “dominati da forze straniere”.

La presidente del movimento dei Focolari incontra l’ambasciatore di Israele presso la Santa Sede

Si sono incontrati a Rocca di Papa, dove c’è la casa del movimento dei Focolari. L’ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, Oren David, ha voluto così rendere omaggio a Margaret Karram, da poco eletta presidente del Movimento dei Focolari e prima cittadina di Israele (è nata ad Haifa) ad essere eletta alla guida di un movimento religioso cattolico.

                                                FOCUS NUNZIATURE

Il nunzio Miles a Cotonou

Sono passati solo pochi giorni dalla consacrazione ad arcivescovo, e già è arrivato a Cotononou, in Benin, Mark Gerard Miles, diplomatico della Santa Sede che è stato anche il traduttore del Papa durante i viaggi internazionali.

Arrivato nella capitale del Benin il 5 maggio, monsignor Miles ha voluto prima di tutto conoscere il clero del Benino.

Come nunzio in Benin, Miles succede al nunzio Brian Udaigwe, destinato invece alla nunziatura di Colombo, in Sri Lanka.

                                                FOCUS AMERICA LATINA

Maduro incontra la conferenza episcopale venezuelana

Lo scorso 30 aprile, Nicolas Maduro, presidente del Venezuela, ha tenuto una “riunione di riconciliazione” con i vertici delle conferenza episcopale venezuelana. In passato, Maduro aveva accusato i vescovi di fare politica dai pulpiti e in favore dell’opposizione.

L’arcivescovo Aldo Giordano, nunzio apostolico a Caracas, ha sottolineato che “si può dire che la riunione è una riunione di perdono”, ed è una riunione che si è tenuta a motivo della beatificazione di José Gregorio Hernandez Cisneros, il “medico dei poveri” del Venezuela. È stato lo stesso arcivescovo Giordano a presiedere la celebrazione di beatificazione, dopo il forfeit dato dal Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, a motivo della recrudescenza della situazione pandemica.

La riunione si è tenuta nel palazzo presidenziale di Miraflores. Maduro si è detto felice della beatificazione, ha ringraziato la Chiesa cattolica per aver riconosciuto beato un concittadino come Hernandez.

La diocesi di Città del Messico difende il suo diritto di parlare in pubblico

Lo scorso 26 aprile, il ministro dell’Interno del Messico ha pubblicato una dichiarazione chiedendo sanzioni contro quelle associazioni religiose che intervengono in politiche partigiane.

Il Messico ha subito, per buona parte del XX secolo, le leggi più anticlericali del mondo comunista.

Il messaggio del 26 aprile è stato letto dai media come una risposta del presidente ai membri della Conferenza Episcopale Messicana che avevano chiesto ai fedeli di votare per le opzioni politiche che riconoscono il diritto dei genitori di decidere sull’educazione dei loro figli”.

Nel messaggio inviato dopo la loro assemblea di Pasqua, i vescovi avevano chiesto agli elettori di “informarsi per quanto possibile riguardo le persone e le proposte dei candidati, in modo che possiate analizzarle in coscienza, così da dare un voto libero, ragionato, responsabile, coerente con i nostri valori umani e cristiani”.

In un editoriale del giornale di Città del Messico, è stato sottolineato che “la Chiesa ha una responsabilità nell’aiutare le persone a discernere tra i bisogni reali e le offerte facili, i diritti umani dalle ideologie, e soprattutto di cercare la migliore opzione oltre le strategie mi marketing.

                                                FOCUS MULTILATERALE

La Santa Sede all’ONU di New York, due incontri nella settimana

In una settimana senza interventi, la Missione della Santa Sede presso le Nazioni Unite a New York ha avuto durante la settimana due incontri.

Il 3 maggio, è stato nella sede della missione il vescovo Jude Avodeji Arogundate della diocesi di Ondo, il quale ha aggiornato l’arcivescovo Caccia, osservatore a New York, della situazione della Chiesa in Nigeria.

Il 4 maggio, è stato invece l’arcivescovo Bashar Matti Warda a visitare la missione, che ha parlato dello sforzo per ricostruire e la società della nazione dopo il COVID.