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Diplomazia pontificia, un nuovo responsabile per i viaggi pontifici

Trenta anni di relazioni diplomatiche. Il Papa ribadisce la disponibilità della Santa Sede per la pace. Il ministro degli Esteri slovacco da Gallagher

Pena Parra, Salas | L'arcivescovo Pena Parra presenta monsignor Salas come nuovo responsabile dei viaggi pontifici, Palazzo Apostolico Vaticano, 21 giugno 2025 | X @TerzaLoggia Pena Parra, Salas | L'arcivescovo Pena Parra presenta monsignor Salas come nuovo responsabile dei viaggi pontifici, Palazzo Apostolico Vaticano, 21 giugno 2025 | X @TerzaLoggia

Leone XIV ha scelto il suo coordinatore dei viaggi pontifici. Papa Francesco aveva deciso di affidarsi a monsignor Georges Koovakand, e lo aveva confermato nell’incarico anche quando questi era diventato cardinale e prefetto del Dicastero per il Dialogo Interreligioso. Leone XIV sceglie invece il suo organizzatore, proveniente, come di consueto, dai ranghi della Segreteria di Stato della Santa Sede: si tratta di Mons. José Nahúm Jairo Salas Castañeda,  Officiale della Sezione Affari Generali della Segreteria di Stato, l’incarico di Coordinatore dei Viaggi Apostolici.

Il 16 giugno Juraj Blanár, ministro degli Esteri di Slovacchia, è stato in Vaticano e ha incontrato il suo omologo, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro vaticano per i Rapporti con gli Stati. Durante l’incontro, si legge in una nota del ministero degli Esteri slovacco, si è parlato delle attuale sfide diplomatiche, enfatizzando la risoluzione pacifica dei conflitti in Ucraina e in Medio Oriente. Bratislava fa sapere di apprezzare gli sforzi della Santa Sede e di Leone XIV nelle aree di pace e solidarietà.

L’arcivescovo Gallagher, il 19 giugno, ha anche celebrato i 30 anni di relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Andorra, il piccolo Stato incastonato tra i Pirenei, il cui principato è a metà tra il presidente di Francia e l’arcivescovo di Urgell.

Per quanto riguarda le possibilità di pace, Leone XIV ha ribadito, in una intervista estemporanea dopo una visita alla stazione radio vaticana di Ponte Galeria, la disponibilità della Santa Sede ad essere un posto per la mediazione, chiedendo una soluzione ai conflitti attuali.

In questa settimana: l’ambasciatore di Georgia presso la Santa Sede ha presentato le sue lettere credenziali a Leone XIV, e così ha fatto il primo ambasciatore residente di Belarus presso la Santa Sede. Il cardinale Pietro Parolin ha tenuto una relazione alla conferenza del movimento politico “Ditelo sui tetti”.

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                                               FOCUS VIAGGI PONTIFICI

Un nuovo coordinatore dei viaggi pontifici

Ad annunciare il nome del nuovo coordinatore dei viaggi pontifici è stata la Segreteria di Stato, tramite il suo account X. “Papa Leone XIV – si legge in un post - ha affidato a Mons. José Nahúm Jairo Salas Castañeda,  Officiale della Sezione Affari Generali della Segreteria di Stato, l’incarico di Coordinatore dei Viaggi Apostolici. L’annuncio è stato dato oggi da S.E. Mons. Sostituto, dopo la recita dell’Angelus”.

Mons. José Nahum Jairo Salas Castañeda è nato l’11 luglio 1978 a Santa Clara, Stato di Durango (Messico). È stato ordinato sacerdote il 4 dicembre 2008, incardinandosi nella arcidiocesi di Durango. Si è laureato in Diritto Canonico presso la Pontificia Università Lateranense di Roma. Dopo essere entrato nel Servizio diplomatico della Santa Sede il 1° luglio 2013, ha prestato la propria opera nelle Rappresentanze Pontificie in Burundi (2013-2016), Iraq (2016-2019) e Ungheria (2019-2023), prendendo parte all’organizzazione dei due Viaggi Apostolici di Papa Francesco a settembre 2021 - in occasione del 52° Congresso Eucaristico Internazionale - e nell’aprile 2023.

Dal 1° luglio 2023, è Officiale della Sezione per gli Affari Generali della Segreteria di Stato, dove ha ricoperto anche il ruolo di Responsabile dell’Ufficio Centrale di Statistica della Chiesa, curando l’Annuario Pontificio e la sua prossima digitalizzazione.

Tra i primi incarichi del nuovo organizzatore dei viaggi, quello di prendere in mano il dossier del viaggio del Papa a Nicea per il 1700esimo del Concilio Ecumenico, che dovrebbe diventare un viaggio più ampio che toccherà anche Ankara e Istanbul, e che dovrebbe avere luogo a fine novembre. L’anno prossimo, Leone XIV potrebbe tornare a casa, negli Stati Uniti, per il 250esimo anniversario della fondazione e per l’80esimo anniversario delle Nazioni Unite.

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Il cardinale Koovakand era stato responsabile dei viaggi pontifici del 2021. Prima di lui, per una breve parentesi di pochissimi mesi si era occupato dei viaggi pontifici Dieudonné Datonu, nominato poi da Papa Francesco nunzio. E ancora prima, dal 2016 al 2020, l’organizzatore dei viaggi del Papa era stato Mauricio Rueda Beltz, anche lui oggi nunzio.

                                               FOCUS SLOVACCHIA

Il ministro degli Esteri slovacco Blanár in Segreteria di Stato

Il ministro degli Affari Esteri e degli Affari Europei della Repubblica di Slovacchia Juraj Blanár ha incontrato il 17 giugno in Vaticano il Segretario per le Relazioni con gli Stati e le Organizzazioni internazionali, l'arcivescovo Paul Richard Gallagher.

Tra i temi di discussione. dalla situazione in Ucraina e Medio Oriente, alla promozione della pace, del dialogo, della comprensione religiosa e dell’area umanitaria, alla protezione dei diritti umani e alla lotta all’estremismo. Il ministro ha apprezzato molto le attività della Santa Sede e di Papa Leone XIV. nell'area della pace, solidarietà e protezione dei valori fondamentali.

Secondo un comunicato dell’ambasciata slovacca presso la Santa Sede, “Slovacchia e Santa Sede condividono valori comuni a livello internazionale. Hanno anche accettato di sostenere gli Stati dei Balcani occidentali per la loro integrazione europea”, e “il ministro ha evidenziato anche il lavoro delle organizzazioni ecclesiastiche in Slovacchia, che aiutano attivamente le persone in difficoltà - spesso nelle condizioni più difficili.

l dialogo tra il ministro Blanár e l'arcivescovo Gallagher è proseguito durante il pranzo di lavoro presso l'ambasciata slovacca presso la Santa Sede, dove sono stati discussi apertamente altri temi globali attuali e possibilità di cooperazione.

Il ministro ha anche fatto visita alla tomba di Papa Francesco e al Collegio dei Santi Cirillo e Metodio a Roma.

                                               FORUM SEGRETERIA DI STATO

L’arcivescovo Gallagher al Globsec: l’intervento

La scorsa settimana è stata riportata la presenza dell’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro per i Rapporti con gli Stati, al Globsec, il forum per la sicurezza e la cooperazione fondato a Bratislava e che quest’anno ha avuto luogo a Praga dal 12 al 14 giugno. Durante la sua permanenza nella capitale ceca, l’arcivescovo Gallagher ha anche incontrato i vescovi locali presso la nunziatura locale.

Nel suo intervento, l’arcivescovo Gallagher ha sottolineato che “il nostro mondo si trova ad un bivio. La guerra in Ucraina ha infranto l’illusione che la pace in Europa sia permanente. La Terra Santa sanguina. La Siria, lo Yemen, il Sahel: troppi luoghi rimangono intrappolati in cicli di violenza e disperazione.

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Il “ministro degli Esteri” vaticano ha sottolineato che “la pace richiede più della governance; richiede una visione morale e la trasformazione dei cuori. Il mondo desidera non solo la cessazione della violenza, ma anche la guarigione della memoria, la ricucitura delle relazioni e il ripristino della speranza. Ed è qui che la religione deve intervenire, non come concorrente della diplomazia, della politica o delle strutture della società, ma come loro anima”.

Gallagher ha anche delineato la visione cattolica della pace, perché “la Chiesa intende la pace non solo come assenza di guerra, ma come presenza di giuste relazioni, ciò che essa chiama impresa di giustizia. Dai tempi della Grande Guerra a oggi, gli insegnamenti papali hanno costantemente fatto appello a una pace basata non sulla conquista, ma sulla giustizia, fondata sulla verità, sulla carità, sulla libertà e sulla dignità inviolabile della persona umana come sua pietra angolare”.

L’arcivescovo Gallagher ha ribadito che la guerra “è un fallimento dell’umanità”, e ha sottolineato che “non è la religione in sé, ma la sua distorsione, a portare alla violenza. La religione, propriamente intesa, lega – religare, legare – unendo l’uomo a Dio e gli individui tra loro. Non fa appello alla coercizione, ma alla coscienza, non alla vendetta, ma al perdono. Il cuore umano, come scriveva Sant’Agostino, è inquieto finché non riposa in Dio. E questa inquietudine diventa conflitto quando si trascura la dimensione morale”.

Gallagher ha sottolineato che va riconosciuto che “molti conflitti contemporanei non possono essere compresi senza conoscere le identità religiose e gli aneliti spirituali dei popoli coinvolti. La presenza diplomatica della Santa Sede, radicata nella credibilità morale più che nella forza militare, le permette di parlare a tutte le parti, non con la logica del dominio, ma del dialogo”.

Il “ministro degli Esteri” vaticano ha inoltre sottolineato i quattro pilastri dell’approccio della Santa Sede per la pace. Il primo, la Dignità umana, perché “ogni vita umana è sacra. Nessuna pace è possibile se anche una sola vita è considerata sacrificabile”.

Il secondo è il bene comune, perché “la pace deve essere al servizio di tutti, non solo dei forti, ma soprattutto dei poveri, degli sfollati, dei dimenticati”. Il terzo pilastro è la solidarietà, perché “la pace cresce nell’interdipendenza”. E quindi, lo sviluppo umano integrale, perché deve “riguardare ogni dimensione della persona umana e di tutti i popoli della terra”.

Il cardinale Pietro Parolin parla a “Ditelo Sui Tetti”

Era previsto anche un intervento del Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, all’iniziativa del movimento politico “Ditelo sui tetti”, lo scorso 17 giugno. Parolin è stato sempre ospite della manifestazione, sin da quando è stato avviato il movimento.

“Questa crisi di pace – ha detto il cardinale - appare anche una crisi di speranza, non solo nel senso che i conflitti e le guerre indeboliscono le speranze sia quelle dei singoli sia quelle collettive dei popoli in guerra, la crisi di speranza non è soltanto un effetto della crisi di pace, essa diventa anche causa in concorso con altre, laddove la speranza è fragile, lì le ragioni di scontro si moltiplicano sempre più rapidamente e i conflitti sempre più facilmente deviano dalle vie del dialogo e del negoziato per cercarne la soluzione attraverso il ricorso alle armi. Senza la speranza in un mondo nuovo, in un mondo diverso, rinnovato dall'amore di Dio, i conflitti sono destinati a produrne di nuovi ancora più gravi in una spirale perversa che diventa sempre più urgente spezzare, sperare per la speranza è ciò che rende degni operatori di pace".

Trenta anni di relazioni tra Santa Sede e Andorra

Il piccolo Stato di Andorra ha celebrato i trenta anni di relazioni diplomatiche con la Santa Sede con una conferenza alla Pontificia Università della Santa Croce, affidando la relazione all’arcivescovo Paul Richard Gallagher, Segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati.
Gallagher ha parlato nel suo discorso della pace durante un momento complesso per la stabilità globale.

Evangelizzata nel Medioevo, Andorra ha mantenuto da sempre una relazione speciale con la Chiesa cattolica.

Nel 1993, il Principato si è dotato di una Costituzione che mantiene in vita il sistema del Co-Principato, risalente al 1278, al tempo del Pontificato Martino IV che confermò il "pareatge" (accordo o patto). I Coprincipi - che sono il Vescovo di Urgell ed il Presidente della Repubblica francese, il quale ha preso le funzioni dei conti di Foix - svolgono in modo congiunto ed indivisibile le funzioni del Capo dello Stato. Si tratta dell’unico Stato al mondo in cui due funzionari stranieri agiscono congiuntamente come capo di Stato.

Le relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Andorra sono state stabilite nel 1995, e il nunzio ad Andorra è anche nunzio in Spagna ed ha sede a Madrid. Nel 2008. Santa Sede e Principato di Andorra hanno firmato un accordo diviso in sei parti, in cui in 16 articoli si definiscono il ruolo del vescovo di Urgell, lo statuto giuridico della Chiesa cattolica in Andorra, il matrimonio canonico, l’insegnamento della religione nella scuola, il sistema economico della Chiesa Cattolica in Andorra.

                                                           FOCUS MULTILATERALE

La Santa Sede a Ginevra, sulla protezione internazionale

Il 17 giugno, l’arcivescovo Ettore Balestrero, osservatore permanente della Santa Sede presso le Organizzazioni Internazionali a Ginevra, ha tenuto un intervento alla Commissariato ONU per i Rifugiati, affrontando il tema della protezione internazionale.

L’arcivescovo Balestrero ha notato che “la preoccupante grandezza dello sfollamento forzato, che, secondo dati di fine aprile 2025, riguarda 122 milioni di persone, fornisce un altro inequivocabile indicatore della violenza, persecuzione e conflitti che colpiscono i nostri tempi”.

La Santa Sede – ha aggiunto l’arcivescovo – apprezza gli sforzi delle nazioni che assistono e ospitano gli sfollati forzati, perché in quelle circostanze c’è assoluto bisogno di “cooperazione internazionale e solidarietà”, così come di un più ampio impegno “nel condividere responsabilità e trovare soluzioni, incluso il rimpatrio volontario, l’integrazione locale e il reinsediamento”.

Si tratta di azioni particolarmente urgenti, considerando che “le nazioni in via di sviluppo continuano a portare il peso di prendersi cura della maggioranza dei rifugiati”, in una situazione cui all’aumento dei rifugiati si accompagna una “forte riduzione di risorse”.

La Santa Sede – ha detto Balestrero – condivide le preoccupazioni dell’Alto Commissariato riguardo “un approccio basato solo sul tema della sicurezza che ignora le tragedie che forzano i popoli a cercare protezione. Il principio del non-refoulment (ovvero, il principio per cui non si può rimpatriare in un Paese da cui si è fuggiti) è “un principio chiave che deve essere rispettato”.

Inoltre, la delegazione della Santa Sede mette in luce che è in crescita il numero di bambini non accompagnati in cerca di asilo, cosa che spesso è “una conseguenza diretta delle disperate circostanze affrontate da molte famiglie”, e sottolinea che “rispettare il migliore interesse del bambino e promuovere un più grande rispetto della famiglia, l’unità naturale e fondamentale della società” è molto importante della Santa Sede, e passa anche per una espansione dei visti di riunificazione.

Allo stesso modo, la Santa Sede ribadisce l’importanza dell’educazione per i rifugiati.

Per superare tutte queste sfide, c’è bisogno che “Alto Commissariato delle Nazioni Unite mantenga un approccio integrale alle attività”. C’è. Come sempre, il tema del gender. La Santa Sede nota che il termine “orientamento sessuale” e “identità gender”, incluse sulla Nota sulla protezione internazionale, mancano “di una definizione chiara e universalmente accettata nella legge internazionale”, e sono termini che tra l’altro “non sono inclusi nel testo della convenzione sullo status dei rifugiati del 1951”.

Da parte sua, la Santa Sede “confida nella capacità dell’Alto Commissariato” di promuovere e rispettare la dignità, i diritti umani e i bisogni di ogni rifugiato”, e nota che di fronte allo “sfollamento massiccio” e l’urgente bisogno di “assistenza umanitaria”, si deve dare priorità maggiore “alle cause alla radice degli spostamenti”, e questo si può fare solo promuovendo “dialogo, giustizia e riconciliazione, che sono essenziale per creare le condizioni per un ritorno sicuro, volontario e degno”.

La Santa Sede ricorda inoltre che “la guerra non è mai inevitabile. È sempre il risultato di una serie di politiche e decisioni”.

La Santa Sede a Ginevra, su libertà di opinione e di espressione

Il 19 giugno, l’arcivescovo Ettore Balestrero, osservatore della Santa Sede presso le Organizzazioni Internazionali a Ginevra, ha partecipato al Dialogo Interattivo con il Relatore Speciale sulla Libertà di Espressione ed Opinione del Consiglio dei Diritti Umani.

Nel suo intervento, il nunzio ha notato che “il diritto alla libertà di espressione è cruciale, e permette alle persone di condividere le loro vedute e opinioni liberamente, e di cercare e ricevere informazioni per supportare le loro decisioni durante le elezioni”.

La Santa Sede – ha aggiunto – ritiene che partecipare alla vita politica è una delle più alte forme di carità perché “promuove il bene comune”, e che le voci dei cittadini che si impegnano nei dibattiti politici sono anche amplificate dai social media. Per questo, ha detto l’arcivescovo Balestrero, “l’uso delle nuove tecnologie nell’era digitale può contribuire positivamente alla libertà di espressione”.

E tuttavia, questo comporta il rischio che “le persone siano condizionate da queste tecnologie mentre si impegnano in politica e vivono nella società”.

La Santa Sede ha osservato che prima di tutto “è evidente che l’esercizio della libertà di espressione durante i periodi elettorali debba essere condotto in un modo che rispetta la dignità inerente di ciascuna persona”.

In secondo luogo, la Santa Sede nota che “il diritto alla libertà di espressione porta una responsabilità per tutti quelli che la esercitano, non solo i professionisti dei media”, considerando che “la velocità della diffusione delle informazioni spesso eccede la nostra capacità di riflessione o di giudizio” e può risultare in “forme di autoespressione non bilancia e improprie”.

Insomma, per “contribuire positivamente al bene comune”, si deve sviluppare “più grande discernimento, pensiero critico e un senso di responsabilità personale per i contenuti creati e l’informazione condivisa in ambiti digitali”.

Infine, la Santa Sede nota il bisogno di “coltivare un ambiente digitale che faciliti un dialogo aperto e inclusivo, mentre si deve salvaguardare da tentativi di censurare, marginalizzare o cancellare alcuni punti di vista, in particolare quelli radicati nelle convinzioni religiose morali”.

La Santa Sede nota che “i punti di vista religiosi sono un contributo vitale al discorso democratico, eppure c’è una crescente marginalizzazione della religione e delle vedute religiose, in particolare dei cristiani, anche in nazioni che si considerano portatori di tolleranza”.

Infine, la Santa Sede chiede di recuperare l’impegno per la verità, perché “solo la verità può unire e permettere di affrontare le sfide del nostro tempo in modo più risoluto”.

La Santa Sede a Ginevra, sulle conseguenze umanitarie dei conflitti

Il 19 giugno, si è tenuto il Segmento Affari Umanitari dell’ECOSOC 2025 – Gruppo di Alto Livello su "Le conseguenze umanitarie dei conflitti armati: promuovere il rispetto e le buone pratiche nell'applicazione del diritto internazionale umanitario".

Nel suo intervento, l’arcivescovo Ettore Balestrero, osservatore della Santa Sede a Ginevra, ha sottolineato che le guerre in corso offrono “un quadro drammatico della violenza che colpisce molti dei nostri fratelli e sorelle”, atrocità che “vengono spesso commesse sotto l'egida di cosiddette necessità militari o esigenze politiche”.

Il nunzio nota che “è chiaro che le regole e i principi stabiliti dal Diritto Internazionale Umanitario non sono in grado di garantire limiti alla disumanità dei conflitti se non vengono effettivamente tradotti in pratica, o peggio ancora, se vengono violati”.

La Santa Sede ritiene “estremamente allarmante che, nonostante gli obblighi giuridici esistenti, inclusa la distinzione tra obiettivi militari e civili, tutti i conflitti finiscano per colpire indiscriminatamente la popolazione civile. La guerra è una sconfitta per l'intera umanità”.

L’arcivescovo Balestrero nota che c’è “una crisi di coscienza” dietro i 130 conflitti armati che colpiscono il mondo, e quindi “il Diritto Internazionale Umanitario non dovrebbe essere considerato esclusivamente come un quadro giuridico, ma come una carta etica, radicata nei valori che lo ispirano. Inoltre, la tentazione di percepire l'altro come nient'altro che un nemico da distruggere deve essere respinta”.

La Santa Sede sostiene la “necessità di un processo educativo che diffonda il Diritto Internazionale Umanitario e i suoi fondamenti etici è più urgente che mai”, e definisce “imperativo superare la logica della guerra”.

Per rispondere all’appello di una pace “disarmata e disarmante” di Leone XVI, c’è bisogno di mettere in campo “gesti umanitari concreti di buona volontà come lo scambio di prigionieri, il degno ritorno dei defunti e la protezione e il rispetto di ospedali e luoghi di culto durante i conflitti armati, possono certamente contribuire a facilitare la mediazione e la riconciliazione e, infine, servire la causa di una pace giusta e duratura”.

La Santa Sede a Ginevra, la convenzione delle mine anti-uomo

Il 20 giugno, l’arcivescovo Ettore Balestrero ha partecipato alla Riunione Intersessionale del 2025 della Convenzione sulle Mine Antipersona – Universalizzazione.

Nel suo intervento, il nunzio ha notato che “il raggiungimento della totale universalizzazione della Convenzione comporta anche implicazioni dirette e conseguenze di vasta portata, in particolare per quanto riguarda l'assistenza alle vittime e la prevenzione di ulteriori vittime, che sono tra le ragioni principali per cui questa Convenzione è stata istituita”.

La Santa Sede si è dunque detta “profondamente preoccupata per l'intenzione di alcuni Stati Parte di ritirarsi dalla Convenzione” e invita “tutti gli Stati che non sono ancora parte di questo nobile strumento giuridico ad aderirvi con urgenza e ad attuarlo tempestivamente, sia nella lettera che nello spirito”.

L’arcivescovo Balestrero ricorda che “mettendo la persona umana al centro, la Convenzione stabilisce un chiaro legame tra disarmo e sviluppo. È motivo di profonda preoccupazione che, come dimostrato da numerosi rapporti, ogni anno le mine antiuomo e i residuati bellici esplosivi continuino a mietere vittime innocenti e ad avere un effetto profondamente negativo sui mezzi di sussistenza. Una parte significativa delle vittime sono bambini che subiscono ferite e traumi che cambiano la vita”.

L’arcivescovo nota che “gli attuali trattati sul disarmo rappresentano non solo obblighi giuridici, ma anche impegni morali nei confronti delle generazioni presenti e future. L'adesione e il rispetto degli accordi internazionali sul disarmo e del diritto internazionale, incluso il diritto internazionale umanitario, non sono una forma di debolezza. Al contrario, sono una fonte duratura di forza e responsabilità verso tutta l'umanità”.

La Santa Sede mette in luce anche che “l'enorme quota di risorse umane ed economiche destinate agli armamenti – con la spesa militare globale che ha raggiunto un'impennata di oltre 2.700 miliardi di dollari lo scorso anno – è motivo di grave squilibrio e persino di scandalo. Ciò è particolarmente evidente se confrontato con le limitate risorse dedicate ad assistere i bisognosi, a sfamare gli affamati e a promuovere lo sviluppo umano integrale”.

In conclusione, la Santa Sede ha notato che “nel mezzo di tensioni sempre più intense, è imperativo tornare alla ragione e al dialogo, utilizzando tutti gli strumenti della diplomazia per prevenire qualsiasi escalation e destabilizzazione”, e ribadisce”il suo appello a promuovere una cultura di pace e di vita e a preservare l'integrità della Convenzione, nella piena fiducia che la sacralità della vita umana, così come l'intrinseca e inviolabile dignità della persona umana, donata da Dio, continueranno a ispirarne l'attuazione”.

                                                           FOCUS AMBASCIATORI

L’ambasciatore di Georgia presso la Santa Sede presenta le credenziali

Il 17 giugno, David Medvabishvili, ambasciatore di Georgia presso la Santa Sede, ha presentato le sue lettere credenziali. Tra i suoi studi, anche un master in Relazioni Internazionali all’Università di Padova.

Tra i suoi incarichi passati, anche il lavoro di assistente di Monsignor Ciampanelli quando questi era professore di storia medievale della Chiesa alla Sulkhan-Saba Orbeliani University, e anche quello di direttore della Missione Umanitaria: Home Health Care for Non-Self-Sufficient and Disabled individuals presso la P.G.N.C. Cardinal Pio Laghi Foundation (2011 – 2015). Più recentemente, ha lavorato come capo del Protocollo presso il municipio di Tbilisi”.

Il nuovo ambasciatore di Belarus presso la Santa Sede

Il primo ambasciatore residenziale di Belarus presso la Santa Sede si chiama Yuri Ambrazevich, è un diplomatico dalla lunga carriera alle spalle, ed ha presentato il 21 giugno le lettere credenziali e a Leone XIV. Tra i suoi incarichi, il lavoro a vari livelli nell’ambasciata di Belarus in Belgio, l’incarico di direttore per la Diplomazia Multilaterale al Ministero degli Esteri. Recentemente è stato Presidente della Commissione Economica per l’Europa delle Nazioni Unite (2019 – 2021); Rappresentante Permanente presso l’Ufficio delle Nazioni Unite e altre Organizzazioni Internazionali a Ginevra (2015 – 2022); Vice Ministro degli Affari Esteri (2022 - 2025)

                                               FOCUS ASIA

Corea del Sud, l’appello dei vescovi sud-coreani al nuovo presidente Lee Jae-myung

Il 4 giugno, all'indomani delle elezioni presidenziali sudcoreane, che hanno visto la vittoria del candidato di centro-sinistra Lee Jae-myung, la Conferenza episcopale della Corea del Sud e molte chiese locali hanno inviato messaggi di congratulazioni.

Il vescovo Mathias Ri Long-hoon, presidente della Conferenza episcopale sudcoreana (CBCK), e il vescovo Pierre Chung Soon-taick, arcivescovo di Seul, hanno sottolineato nel loro messaggio in particolare l’importanza della pace intercoreana e l'unità nazionale.

I vescovi cattolici della Corea del Sud hanno invitato il neoeletto presidente Lee Jae-myung a impegnarsi per una maggiore unità nel Paese, con particolare attenzione agli sforzi di riconciliazione con la Corea del Nord.

Jae-myung ha ottenuto il 49,4 per cento dei voti di questi 35 milioni di elettori, e ha cominciato il suo mandato ufficialmente il suo mandato lo scorso 4 giugno.

Nel suo messaggio di congratulazioni, il vescovo Mathias Ri Long-hoon, presidente della Conferenza episcopale sudcoreana (CBCK), ha  osservato che la nazione ha bisogno di un "leader affidabile" che "rispetta i principi e percorre la via della giustizia e della vera pace, anche in mezzo a conflitti e divisioni". Il vescovo ha invitato il nuovo presidente a guidare il suo popolo verso una nazione "in cui tutti i cittadini sono artefici del proprio destino, in cui tutti possono godere di pari dignità e rispetto come esseri umani" e in cui "il diritto di esprimere la propria volontà con fiducia è garantito".

"Prego sinceramente Dio affinché conceda saggezza e coraggio ai funzionari eletti e al loro staff che inizieranno immediatamente i loro compiti, affinché tutti i cittadini del nostro Paese diventino 'una cosa sola' e possano godere di vera felicità", ha aggiunto il presidente dei vescovi coreani.

L'arcivescovo Pierre Chung Soon-taick di Seul, che è anche amministratore apostolico della diocesi di Pyongyang in Corea del Nord, nel suo messaggio al nuovo presidente, ha sottolineato che "queste elezioni sono state un'opportunità per la nostra società, nonostante la profonda confusione e le divisioni che sta attraversando, di difendere il processo democratico con l'obiettivo di raggiungere una coscienza civica più matura", ha affermato, chiedendogli di unificare la nazione e guidare il governo responsabilmente. L’arcivescovo di Seoul ha augurato al nuovo presidente "saggezza, coraggio e la volontà di perseguire la pace saranno sempre con te".

La campagna elettorale è durata solo un mese, e ha fatto seguito a sei mesi di caos politico causati dal tentativo dell'ex presidente di dichiarare la legge marziale il 3 dicembre 2024. Un tentativo di colpo di Stato che ha portato alla sua destituzione lo scorso aprile, in un contesto di crescenti tensioni tra i suoi sostenitori e oppositori.

Questo impeachment lo rende il secondo presidente conservatore sudcoreano consecutivo a essere estromesso dall'incarico, dopo la presidente Park Geun-hye nel 2017. Dopo il suo tentativo di impeachment lo scorso dicembre, ha giustificato le sue azioni citando la minaccia della Corea del Nord e delle "forze anti-statali". Oltre 280 soldati e 24 elicotteri si sono recati al palazzo del parlamento nel tentativo di bloccarlo.

L'attuale presidente Lee era tra i 190 legislatori che hanno sfidato le truppe armate per entrare in parlamento e votare per l'abolizione della legge marziale, costringendo Yoon a ritrattare le sue dichiarazioni. Lee Jae-myung, entrato in carica immediatamente senza il consueto periodo di transizione (che tradizionalmente segue le elezioni presidenziali sudcoreane), si trova ora a guidare una nazione che si trova ad affrontare numerose sfide.

                                               FOCUS EUROPA

Bambino Gesù, firmata lettera d’intenti con l’Institutul Clinic Fundeni di Bucarest

Martedì 17 giugno è stata firmata, presso la sede del Gianicolo del Bambino Gesù, una lettera d’intenti tra l’ospedale della Santa Sede e l’Institutul Clinic Fundeni di Bucarest con l’obiettivo di sviluppare e attuare progetti di cooperazione nei settori della formazione del personale sanitario e della gestione clinica dei casi complessi.

Nella delegazione accolta dal presidente del Bambino Gesù, Tiziano Onesti, erano presenti George Gabriel Bologan, ambasciatore di Romania presso la Santa Sede, Anca Coliță, direttore medico dell’Institutul Clinic Fundeni, Andra Daniela Marcu, specialista in pediatria e referente per l’accordo con l’ospedale pediatrico romano e l’arcidiacono Mihail Bucă, guida spirituale dei bambini affetti da patologie oncologiche ed ematologiche.

L’Institutul Clinic Fundeni della capitale romena è un centro di eccellenza nei settori oncologico, trapiantologico e della ricerca medica. L’accordo con il Bambino Gesù prevede tre principali ambiti d’intervento. Al primo posto c’è la formazione del personale sanitario locale nei settori dell’immunogenetica dei trapianti, della gestione delle terapie trasfusionali e della gestione dei farmaci chemioterapici. È prevista, inoltre, la consulenza a distanza su casi clinici complessi e l’eventuale accoglienza presso l’ospedale romano di pazienti con necessità non trattabili nella struttura in Romania. La delegazione, accompagnata dal direttore sanitario dell’Ospedale, Massimiliano Raponi, ha quindi visitato diverse aree dell’ospedale prendendo contatto con gli specialisti di settore.