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Diplomazia pontificia, Ursula von der Leyen da Papa Francesco

Il presidente della Commissione Europea incontrerà il Papa il prossimo 22 maggio. Nella settimana: la reazione armena al conflitto in Nagorno Karabakh; gli appelli del Cardinale Rai per il Libano; le prove di coesistenza in Iraq

Ursula von der Leyen | Ursula von der Leyen, presidente della Commissione UE | europarl.eu Ursula von der Leyen | Ursula von der Leyen, presidente della Commissione UE | europarl.eu

Il prossimo 22 maggio, Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, sarà in udienza privata da Papa Francesco. Von der Leyen sarà il terzo presidente della Commissione Europea a visitare Papa Francesco.

Nel corso della settimana, Papa Francesco ha incontrato anche il ministro degli Esteri tedesco Maas, mentre in Segreteria di Stato c’è stato un bilaterale tra il ministro degli Esteri lituano Gabriellus Landsbergis e il ministro vaticano per i Rapporti con gli Stati, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher.

Dopo le dichiarazioni del primo assistente del vicepresidente di Azerbaijan sul conflitto in Nagorno Karabakh, l’ambasciatore di Armenia presso la Santa Sede Garen Nazarian ha reagito mettendo in luce anche il punto di vista dell’Armenia.

                                                FOCUS EUROPA

Ursula von der Leyen da Papa Francesco

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Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, sarà ricevuta il 22 maggio in udienza privata da Papa Francesco. La notizia verrà ufficializzata dalla Commissione Europea all’inizio della prossima settimana.

Il viaggio a Roma del presidente della Commissione EU è dovuto al Global Health Summit, il vertice mondiale della Salute, organizzato dall’Italia nel suo anno di presidenza del G20, in programma per il 21 maggio.

Von der Leyen sarà il terzo presidente della Commissione Europea incontrato da Papa Francesco. Il presidente José Manuel Barroso, che era al suo secondo mandato, incontrò Papa Francesco il 15 giugno 2013, e tra i temi trattati nell’incontro ci fu quello della disoccupazione. Jean Claude Juncker, presidente della Commissione Europea dal 2014 al 2019, incontrò Papa Francesco il 5 maggio 2016, nell’ambito del viaggio per conferire al Papa il premio Carlo Magno.

Nell’agenda dell’incontro con Von der Leyen ci saranno, probabilmente, la costruzione del mondo post-Covid, il tema delle migrazioni, ma anche l’Europa, con un particolare focus sulla Conferenza sul Futuro dell’Europa che ha ricevuto un plauso anche da COMECE e CEC.

Il dialogo tra le Chiese e l’UE

COMECE e CEC, ovvero la commissione dei vescovi dell’Unione che monitora le atttività del Parlamento europeo e il Consiglio delle Chiese che mette insieme moltissime denominazioni cristiane, hanno anche incontrato, lo scorso 12 maggio, la presidenza portoghese dell’UE.

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La delegazione ecumenica era guidata dal Cardinale Jean-Claude Hollerich, presidente della COMECE, e il reverendo Christian Krieger, presidente della CEC, e si è incontrato con il ministro degli Esteri Augusto Santos Silva a Lisbona, per parlare delle priorità della presidenza portoghese al Consiglio dell’Unione Europea.

In particolare, COMECE e CEC hanno chiesto di sviluppare un modello sociale UE, e hanno anche parlato della Conferenza sul Futuro dell’Europa lanciata lo scorso 9 maggio, Giornata dell’Europa.

COMECE e CEC hanno detto che “la voce delle Chiese deve essere ascoltata”. Durante l’incontro, si è parlato anche del mondo post-pandemia, di migrazioni, delle politiche asilo, e anche del green deal europeo.

La delegazione ha anche condiviso con il presidente i loro position papers sulle politiche di ritorno, le riammissioni e le cooperazioni con altre nazioni nella cornice del proposto patto EU su migrazione ed asilo.

                         FOCUS PAPA FRANCESCO E SEGRETERIA DI STATO

Il ministro degli Esteri tedesco da Papa Francesco

Il 12 maggio maggio, Heiko Mass, ministro degli Esteri di Germania, è stato in visita da Papa Francesco, per un incontro che è durato per 40 minuti. Cattolico, ex chierichetto, Maas ci ha tenuto a far sapere che non ha incontrato il Papa come cattolico.

La presenza del ministro degli Esteri in Vaticano aveva anche lo scopo di chiedere il supporto della Santa Sede in una cooperazione per alcune regioni “calde” del mondo, in particolare in Africa, America Lattina e Cina.

L’11 maggio, Maas ha incontrato il Cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani. I due hanno parlato di una maggiore cooperazione ecumenica, ma anche dei rapporti con l’ebraismo.

Dopo l’incontro con Papa Francesco, Maas ha parlato alla stampa polacca, sottolineando che è stata una “conversazione molto personale” sulle questioni esistenziali.

Punto centrale della conversazione è stata la pandemia e l’equa distribuzione dei vaccini.

Apparentemente, lo scambio sulla questione degli abusi si è rivelato meno produttivo. Maas ha detto ai giornalisti di "non essere autorizzato" a riprodurre le parole del Papa su questo argomento. 

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Papa Francesco incontra l’inviato speciale del presidente USA per il Clima

John Forbes Kerry, inviato speciale per il clima del presidente USA Joe Biden, ha incontrato Papa Francesco il 15 maggio. A Roma dal 14 maggio, l’ex candidato alla presidenza USA ha anche tenuto un discorso ad un incontro a porte chiuse delle Accademie Pontificie delle Scienze e delle Scienze Sociali il 14 maggio.

L’incontro delle accademie pontificie era sul tema “Sognare un migliore ripartenza”. Secondo la concept note dell’incontro, “l’attuale crisi e stato di confusione globale” sono un risultato della “globalizzazione dell’egoismo, dell’esclusione e della cultura dello scarto”, il tutto mentre “ineguaglianza e fame crescono e pongono importanti sfide economiche e politiche che necessitano di una reazione da parte di persone impegnate in politica e della società civile”.

Egils Levits, presidente di Lettonia, da Papa Francesco

Qualche dettaglio in più del suo incontro con Papa Francesco, il presidente di Letttonia Egils Levits lo ha voluto dare una volta tornato in patria.

Per la Lettonia, “il Vaticano è un paese di duplice importanza: è un paese come tutti gli altri paesi, come la Lettonia, ed è anche un territorio molto piccolo, ma allo stesso tempo la potenza spirituale del mondo”.

Papa Francesco ha anche riconosciuto che la Lettonia è “uno di quei paesi in cui tre confessioni cristiane vivono in pace da secoli - luterani, cattolici e ortodossi”.

Nel colloquio con il Cardinale Parolin, Levits ha detto che “è necessario sostenere costantemente l'integrità territoriale ucraina e il movimento dell'Ucraina verso l'Unione Europea. Tuttavia, per quanto riguarda la Bielorussia, sappiamo dalla nostra esperienza che è importante mantenere un sostegno attivo dei paesi democratici e instancabilmente, dobbiamo resistere a lungo ai poteri autoritari e totalitari."

Gallagher, i cento anni di rapporti diplomatici con la Lettonia

Levits era a Roma per celebrare i cento anni di relazioni diplomatiche con la Santa Sede. La sera del 10 maggio, è stato presentato un libro sul tema, e una relazione è stata dell’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i raporti con gli Stati.

Il “ministro degli Esteri” vaticano ha detto che se “la Chiesa ammette le legittime molteplicità e diversità” del mondo secolare, e che per questo la Chiesa“ deve mantenere le distanze da un pluralismo inteso come relativismo morale”  che in ultima istanza corrode anche la democrazia.

Di fronte a un mondo in cui si pensa che sia la legge a determinare l’etica e non l’etica ad avere il primato”, i cristiani “sono chiamati ad assicurare che la legge sia “radicata nell’oggettività della natura, piuttosto che nella soggettività della volontà del legislatore o, peggio, nella popolarità della cultura dominante”.

L’arcivescovo Gallagher ha detto che la Santa Sede “non smetterà mai di sostenere la voce delle Chiese locali in difesa della visione cristiana dell’uomo che “ha dimostrato nel corso dei secoli di essere molto più dinamica realistica” di altre visioni ideologiche di corto respiro.

L’arcivescovo Gallagher sottolinea che è stata questa mentalità trascendente, con “la forza di una cultura permeata dalla fede cristiana” a permettere alla Lettonia di rinascere dopo decenni sotto il giogo sovietico.

Alla presentazione del volume è intervenuto, tra gli altri, anche il vice primo ministro lettone Janis Bordans, Ministro della giustizia incaricato per gli affari religiosi. Ripercorrendo i momenti salienti delle relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Repubblica di Lettonia in questi cento anni, Bordans ha ricordato il costante sostegno dato dalla Sede Apostolica alla Lettonia, in particolare durante gli anni dell’oppressione sovietica.

Il ministro ha quindi sottolineando lo spirito di collaborazione che ha caratterizzato i rapporti tra Stato e Chiesa nella Repubblica lettone in questi trent’anni di indipendenza. 

Curato dal sacerdote Mikhail Volohov e dalla studiosa Inese Runce, il volume “100 anni con spirito di verità e fiducia. Relazioni diplomatiche tra la Repubblica di Lettonia e la Santa Sede” è stato realizzato in collaborazione con la Segreteria di Stato della Santa Sede, il Pontificio Comitato di Scienze Storiche e gli Archivi Nazionali della Lettonia. Il testo raccoglie una serie di documenti d'archivio inediti sui rapporti tra Lettonia e Santa Sede negli anni tra il 1918–1958.

Il ministro degli Esteri lituano dall’arcivescovo Gallagher

Gabriellus Landsbergis, ministro degli Esteri lituano, ha il 12 maggio incontrato il suo omologo vaticano, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher. Gallagher, tra l’altro, ha conosciuto il nonno del ministro degli Esteri, che è stato primo premier della Lituania finalmente liberata dopo la caduta del muro di Berlino.

Nel loro colloquio – riferisce l’ambasciata di Lituania presso la Santa Sede - - Landsbergis e Gallagher hanno parlato della situazione in realtà geopolitiche intorno alla Lituania, e in particolare della situazione in Russia, Bielorussia e Ucraina. Si è parlato anche della posizione sull’eguale disponibilità del vaccino anti-COVID sia negli Stati più ricchi che in quelli più poveri.

Landsbergis ha apprezzato che la Santa Sede non abbia mai riconosciuto l’occupazione sovietica della Lituania, un dato che va considerato non solo nella sua poesia, ma anche nel suo valore politico.

Le relazioni tra Santa Sede e Lituania sono molto buone. Quest’anno si celebrano i 30 anni del ripristino delle relazioni diplomatiche, e ci si aspetta una visita di una autorità lituana di maggiore livello durante l’anno.

Verso una mediazione in Venezuela?

Il Cardinale Pietro Parolin sarebbe dovuto essere a Caracas lo scorso 30 aprile per la beatificazione di Josè Gregorio Hernandez Cisneros, ma il viaggio è stato annullato all’ultimo momento per via dell’emergenza COVID.

In Veneuela, il Cardinale Parolin avrebbe incontrtato in via non ufficiale sia Nicolas Maduro che il leader dell’opposizione Juan Guaidò.

Secondo riferito da "Agenzia Nova", invece, Papa Francesco starebbe puntando a organizzare gli incontri in Vaticano.

Le stesse fonti chiariscono che "Papa Francesco vorrebbe così ribadire la neutralità della Santa Sede e la volontà di non trovarsi schierato con gli uni o con gli altri". Un faccia a faccia che si immagina prima con i singoli contendenti, Maduro e Guaidò, e in seguito in un vertice a tre per fare la sintesi. La mediazione dunque rimane in piedi, anche perché è quotidiana la richiesta d'aiuto dei vescovi venezuelani. Un grido di dolore acuito dalla pandemia e dalla necessità di garantire una vaccinazione di massa in un Paese in cui sono meno di 300 mila le dosi somministrate su 28 milioni di residenti, di cui 26 milioni cattolici.

                                                FOCUS MULTILATERALE

La Santa Sede a Vienna, la questione dei media

Il 13 maggio, monsignor Janusz Urbanczyk, rappresentante permanente della Santa Sede presso l’OSCE a Vienna, ha preso la parola di fronte al Consiglio Permanente dell’organizzazione in un dibattito sulla libertà dei media.

La Santa Sede – ha detto monsignor Urbanczyk – “considera la libertà di stampa e di media come un elemento essenziale per la promozione di valori democratici e di società più giuste”, e ha piuttosto fatto notare che le persone hanno prima di tutto il diritto “a cercare, ricevere e diffondere informazioni ed idee, anche quando questo riguarda questioni religiose e morali”.

La Santa Sede denuncia che ci sono “molte questioni preoccupanti”, in cui individui o ufficiali pubblici o organizzazioni “cercano di spaventare o intimidire cristiani, ebrei, musulmani e credenti di altre religioni”, in modo che questi non possano diffondere la loro opinione nella sfera pubblicata e che le persone di fede non prendano parte attiva alla società - una intolleranza che viene portata avanti attraverso i cosiddetti “crimini di odio”.

Monsignore Urbanczyk sottolinea infine che “i media dovrebbero essere incoraggiati a fornire piattaforme per un maggior numero di visualizzazioni”, includendo sempre la prospettiva delle differenti religiose.

Il rappresentante della Santa Sede all’OSCE sottolinea che “i media devono rimanere focalizzati nel loro obiettivo principale,”, che è “la persona umana e la comunità che sono il fine e la misura dell’uso dei media nella comunicazione sociale”.

Per questo, va data particolare attenzione ad internet ed ai social media. La Santa Sede apprezza anche lo sforzo nel supportare le pari opportunità per le donne nel settore della comunicazione, così come nel proteggere tutti i giornalisti, specialmente le donne, dalla violenza.                                 

                                                FOCUS NAGORNO KARABAKH

La posizione azera, la risposta armena

Dopo le dichiarazioni ad ACI Stampa di Elchin Amirbayov, assistente del primo vicepresidente dell’Azerbaijan, Garen Nazaryan, ambasciatore di Armenia presso la Santa Sede, ha replicato punto per punto alleaffermazioni.

Nazarian ha notato che Amirbayov ha sottolineato che “l’Azerbaijan è conosciuta per il suo grado di tolleranza religiosa”, e ha chiosato: “Voglio chiedere come si può spiegare allora la sistematica distruzione e dissacrazione delle chiese cristiane sia in Azerbaijan durante il periodo di pace, sia dopo l’occupazione di alcune regioni dell’Artsakh (Nagorno Karabakh)?”

Nazarian ricorda l’attacco alla cattedrale di Shushi dell’ottobre 2020, e afferma che questo è stato portato avanti “con armi di alta precisione due volte nello 
stesso giorno, seguito da atti di vandalismo dopo che il cessate il 
fuoco era stato proclamato”.

Nelle sue dichiarazioni, Amirbayov aveva sottolineato la volontà del governo di prendersi cura del restauro della cattedrale. “Oggi – nota Gazarian - l’Azerbaijan interviene sulla Cattedrale di Shushi senza consultarsi con la Chiesa Armena Apostolica, violando palesemente il  diritto dei credenti armeni alla libertà di religione. È altrettanto  preoccupante che l’Azerbaijan abbia iniziato a modificare l’aspetto architettonico della chiesa prima dell’inizio dei lavori da parte della 
missione di valutazione degli esperti dell’UNESCO”.

Nazarian poi denuncia “l’abbattimento di migliaia di croci di pietra di epoca 
medievale, perle dell’umanità, e distrutte con i bulldozer nel 
Nakhchivan”.

Nazarian accusa Amirbayov di parlare di “pace, stabilità e riconciliazione”, mentre il suo presidente inaugura a Baku il parco dei Musei Militari.

Amirbayov ha lamentato che l’Armenia a volte  cerchi di usare la carta religiosa” e gli si dovrebbe ricordare che la Turchia e l’Azerbaijan hanno portato migliaia di terroristi jihadisti dalla Siria e dalla Libia per combattere la “loro guerra santa” contro 
gli armeni.

L’ambasciatore di Armenia presso la Santa Sede sottolinea infine che “la questione del Nagorno Karabakh non è di religione e neanche un  conflitto territoriale, riguarda i diritti umani, riguarda il riconoscimento del diritto inalienabile del popolo dell’Artsakh all’autodeterminazione”.

                                                FOCUS MEDIO ORIENTE

L’appello del Cardinale Rai per il LIbano

Il 9 maggio, il Cardinale Bechara Rai, patriarca dei maroniti, ha ribadito durante l’omelia il suo appello per una rapida formazione del nuovo governo e ribadito il principio della neutralità attiva del Libano.

Dal 10 agosto scorso, il Libano è senza governo. Sei giorni dopo la gigantesca esplosione del nuovo porto di Beirut, il Belgio non sembra avere un governo centrale.

"Alcuni vogliono spingere il Libano verso un crollo sempre più grave" - ha detto il porporato, ricordando il suo invito a consacrare la "neutralità positiva e attiva" del Paese di fronte agli assi e ai conflitti regionali e l'organizzazione di una conferenza internazionale sulla crisi in Libano, sotto l'egida dell'ONU. 

Il patriarca rinnova questi appelli quasi ogni settimana dalla scorsa estate. La neutralità e una conferenza internazionale farebbero sì, a suo dire, che il futuro del Libano "non sia legato ai compromessi attualmente in corso in Medio Oriente".

Il Cardinale Raï ha anche invitato il popolo libanese "nonostante le difficoltà e le catastrofi" a "proteggere l'esistenza del Libano" e "a raggruppare le proprie forze, le proprie capacità e il proprio spirito di rivolta ea non perdere la speranza sul suo futuro".

Iraq, una delegazione cristiana con il ministro delle Migrazioni

Durante la settimana, una delegazione cristiana guiidata dal ministro Irachen per Migrazioni e Sfollati ha celebrato Messa nelle province di Maysan e Dhi Oar e discusso della coesisetnza religiosa con altri sfollati.

Il ministro Evan Jahro, accompagnato dal Patriarca siriaco Mar Ignatius Youssef. L’ufficio di Jabro ha sottolineato che “la visita in Iraq del Patriarca della Chiesa Siro Cattolica è una visita storica e una buona iniziativa per tutti i cristtiani a Basra, Amarrha e Nassiriya. La delegazione ha anche visitato la città di Ur.