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Finanze vaticane, arriva l’IBAN dello Stato di Città del Vaticano

IOR | La sede dell'Istituto delle Opere di Religione in Vaticano | Archivio CNA IOR | La sede dell'Istituto delle Opere di Religione in Vaticano | Archivio CNA

È una piccola notizia tecnica, ma dal peso specifico molto importante: il board del Consiglio dei Pagamenti Europei (EPC) ha approvato la scorsa settimana l’estensione dell’Area Unica dei Pagamenti in Euro (SEPA) allo Stato di Città del Vaticano e la Santa Sede.

La Santa Sede è entrata così nell’area in cui cittadini europei, imprese e pubbliche amministrazioni effettuano operazioni di pagamento in euro verso un altro conto con sistemi armonizzati. In pratica, fare un bonifico dalla Santa Sede a Lisbona o in ogni altro Paese europeo sarà equivalente a un bonifico tra Roma e Lisbona. In generale, l’Area Unica, armonizzando tutti i pagamenti in euro in Europa, permette di rendere i trasferimenti di denaro in Europa facili come lo sono quelli interni. Costi abbattuti e migliori servizi.

La notizia è importante perché il Consiglio dei Pagamenti Europei delibera con il parere favorevole della Commissione Europea. E il fatto che ci sia stato un parere favorevole è un ulteriore accreditamento internazionale del sistema vaticano come di un sistema autonomo e indipendente.

L’ingresso dello Stato di Città del Vaticano / Santa Sede nell’Area Unica dei Pagamenti in Euro dovrebbe avvenire formalmente l’1 marzo 2019, quando gli “schemi” dell’Area Unica saranno aperti alle istituzioni finanziare dello Stato.

Lo Stato di Città del Vaticano sarà il 36esimo Stato ad unirsi al “club”. Sono nell’Area Unica, infatti, i 38 Paesi Europei, più Islanda, Norvegia, Liechtenstein, Svizzera, Principato di Monaco, San Marino, Andorra e, appunto, il Vaticano.

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René Bruelhart, presidente dell’Autorità di Informazione Finanziaria Vaticana, commenta che “l’ingresso nell’Area Unica dei Pagamenti Europei è un segno molto positivo. Aiuta a facilitare i pagamenti e armonizza i servizi. Inoltre, dimostra gli sforzi della Santa Sede di migliorare la trasparenza finanziaria”.

Tommaso Di Ruzza, direttore dell’Autorità di Informazione Finanziaria, mette in luce come “la partecipazione all'ambito geografico SEPA” sia “un passo in avanti per il consolidamento del sistema interno. Sarà utilizzato un codice IBAN Vaticano per il trasferimento dei fondi e questo è un cambiamento significativo".

In più, Di Ruzza sottolinea che "gli schemi SEPA sono aperti anche alle pubbliche amministrazioni. Per il futuro questa è una opportunità anche per quegli organismi della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano competenti per la finanza sovrana".

L’inclusione dello Stato di Città del Vaticano negli schemi dell’Area Unica è dunque una prima fase. La fase 2 sarà rappresentata dalla domanda di adesione agli schemi SEPA da parte dell’Istituto delle Opere di Religione, la cosiddetta “banca vaticana”, che sarà chiamata a dimostrare le conformità al quadro regolamentare e la presenza dei requisiti tecnici necessari.

Sembra comunque lontano il periodo in cui lo Stato di Città del Vaticano veniva considerato “Paese extracomunitario non equivalente” dall’Italia, tanto che si arrivò persino a bloccare le operazioni dei POS vaticani del circuito Deutsche Bank Italia per timore di attività riciclaggio.

L’ingresso nell’area unica dei pagamenti euro è stato dovuto anche al rafforzamento del quadro normativo. L’Autorità di Informazione Finanziaria ha promulgato il 19 settembre 2018 due nuovi regolamenti, il numero 4 e il numero 5, rispettivamente sugli obblighi di adeguata verifica degli enti che svolgono attività finanziaria e in materia di segnalazioni di attività sospette.

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Ma sono stati in particolare i regolamenti n. 1 revisionato, n. 2 che stabilisce informazioni e dati che accompagnano i trasferimenti di fondi e requisiti tecnici per i bonifici e gli addebiti diretti in euro, e in. 3 che disciplina i servizi di pagamento ad aver creato il quadro normativo che ha portato a questo ingesso nell’area unica dei pagamenti in euro.

Questo riconoscimento del sistema finanziario vaticano è il culmine di un processo di riforma cominciato con Benedetto XVI che ha visto almeno tre fasi, e che ora si trova al momento di consolidare tutti i passi avanti svolti. Passi avanti che sono stati anche certificati dall’ultimo rapporto sui progressi del comitato del Consiglio d’Europa MONEYVAL.

Quali sono state le tre fasi di miglioramento della legge vaticana?

La prima fase era quella dell’assunzione di responsabilità, segnata dalla Convenzione Monetaria siglata con l’Unione Europea nel 2009, che ha portato al motu proprio di Benedetto XVI con cui si istituiva, tra le altre cose, l’Autorità di Informazione Finanziaria, e quindi alla legge CXXVII sull’Antiriciclaggio. Poi c’è stata l’epoca di messa a punto del sistema, con le successive riforme della legge che hanno ricevuto la valutazione generalmente positiva di MONEYVAL, il Comitato del Consiglio d’Europa che valuta i sistemi di trasparenza finanziaria dei Paesi che si sottopongono al processo di valutazione. Infine, il sistema è stato ulteriormente migliorato, con la nuova legge XVIII nel 2013, cosa che ha portato alla terza fase, quella in cui il sistema è chiamato alla prova internazionale.

Di questa nuova cornice legale, che rafforza lo Stato, beneficerà anche lo IOR, il cui progetto di riforma degli Statuti è ancora sul tavolo del board dei cardinali.