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Il Cardinale Sandri in Terrasanta, sulle orme di Paolo VI

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Ogni Venerdì Santo, la colletta di tutte le chiese del mondo è destinata alla Terrasanta. Ma in pochi sanno che questa destinazione fu decisa da San Paolo VI. Il quale, dopo il viaggio del gennaio 1964, pubblicò l’esortazione apostolica Nobis in Animo, un testo attualissimo nell’analisi della situazione dei cristiani di Terrasanta e che delinea proprio le norme delle collette del Venerdì Santo.

Una storia che il Cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione delle Chiese Orientali, ha ricordato nel suo incontro con i commissari di Terrasanta, nel corso di un viaggio che lo ha portato in tre giorni a toccare tutte le realtà della Custodia. Un viaggio che nasceva, prima di tutto, per partecipare al IV congresso internazionale dei Commissari di Terrasanta.

I commissari sono in 70, e arrivano da ogni parte del mondo. Sono stati istituiti ufficialmente da Papa Martino V nel 1421, con la bolla His Quae, e il loro compito è quello di diffondere la devozione per i luoghi santi, raccogliere le offerte durante la colletta “Pro Terra Sancta” , organizzare pellegrinaggi nei luoghi biblici e lavorare per ottenere sostegno e solidarietà per la missione francescana.

Come sempre, il viaggio del Cardinale Sandri è denso di incontri, il 26 novembre, dopo la conferenza al Congresso dei commissari, il prefetto della Congregazione delle Chiese orientali ha incontrato Teophilos III, patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme, con il quale ha dialogato per più di mezzora sulla realtà dei cristiani di Gerusalemme e in Israele e Palestina, sulla collaborazione tra le Chiese, la gestione dei pellegrini e il mantenimento dell’identità aperta e plurale per la Città Santa. Si è parlato anche dell’importanza della Santa Sede nel facilitare il dialogo e la difesa dei diritti di tutte le espressioni.

Tra le visite, anche quella alla sede del Terra Sancta School, fondata nel 1645, che da quest’anno accoglie anche bambini e ragazze; quella all’infermeria della Custodia, per incontrare e pregare con i frati che vi sono ospitati; alla comunità delle Clarisse di Gerusalemme, che attualmente è composta da quattro italiane, tre ruandesi, una francese e una argentina; e nel centro ecumenico di Tantur, fondato per volere di Paolo VI dopo il suo viaggio in Terra Santa.

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A Tantur, in particolare, si incontrano cattolici, anglicani e protestanti, e lì vivono una esperienza di condivisione, studio e preghiera. Parlando a Tantur, il Cardinale Sandri ha notato come Paolo VI sia stato eletto nel 1963, e già pochi mesi dopo l’elezione volle andare a Gerusalemme, segnando il suo pontificato in modo cristologico, andando sulle strade dove era stato il Signore.

Il 27 novembre, il Cardinale Sandri ha incontrato i presuli in una riunione presso la casa Notre Dame, e li ha ringraziati per il loro lavoro in quelle terre, sottolineando l’esigenza di essere trasparenti nell’amministrazione dei beni e valorizzando tutti gli organismi di partecipazione previsti dai due codici di Diritto Canonico e dei Canoni delle Chiese Orientali.

Molte le sfide di cui si è discusso: dall’approvazione della legge sullo Stato Ebraico alla sostenibilità delle scuole cattoliche in Israele e Palestina, la situazione di Gaza, il dialogo tra Israele e Palestina, la questione della libertà religiosa.

Sempre il 27 novembre, il Cardinale Sandri ha incontrato i seminaristi, per un botta e risposta molto vivo cui ha partecipato anche l’arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, amministratore apostolico del Patriarcato Latino di Gerusalemme.

Il Cardinale Sandri ha anche visitato il Vicariato Patriarcale Caldeo e il Vicariato siro-cattolico, e infine il Patriarcato Latino di Gerusalemme, dove c’è stata una riunione congiunta tra il Collegio dei Consultori e il Consiglio degli Affari Economici della diocesi. Tra i problemi in discussione, anche la questione in finanziaria, e in particolare i debiti che sono legati alla situazione dell’università di Madaba.

Il 28 novembre, il Cardinale Sandri è invece stato a Betania, nel convento dei francescani della Custodia di Terrasanta, e lì, dopo la Messa, hanno visitato gli spazi attigui al convento che stanno venendo restaurati. Sono stati scoperti e portati alla luce diversi livelli delle costruzioni, dalla fase antica alla basilica bizantina a quella crociata, fino alla costruzione di una moschea in periodo ottomano, ancora presente e funzionante. A causa di questa moschea, i frati dovettero aprire l’accesso alla Tomba di Lazzaro dall’altro lato.

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Tra i vari progetti dell’Associazione Pro Terra Sancta, oltre ai restauri, c’è anche la produzione di oli essenziali di piante locali per la confezione di profumi o altri preparati cosmetici, un percorso di visita alla tomba di Lazzaro anche per disabili, l’utilizzo occhiali 3D e programmi di realtà aumentata.

La delegazione vaticana ha poi visitato Jabal al Baba, la collina che fu donata da Papa Paolo VI al re Hussein di Giordania durante la visita del 1964, dove si sono insediate alcune comunità beduine. Infine, sono stati all’Istituto Effatà di Betlemme, tenuto dalle Suore Dorotee di Vicenza, che ospita quasi duecento bambini o ragazzi, sordomuti, o parziali.

Dopo il pranzo nella Betlehem University – anche questa intuizione di San Polo VI, sebbene materialmente avviata nel 1974 – c’è stata la visita alla Maison d’Abraham, la casa per pellegrini che attualmente è affidata a Secours Catholique, la Caritas francese. Anche questa, nacque da una intuizione di Paolo VI, che chiese a monsignor Rodhain, fondatore di Secours Catholique, di creare un casa di accoglienza per poveri a Gerusalemme, si scelse questo edificio che dal 1952 era del Patriarcato Siro Cattolico, e in precedenza era un monastero benedettino.