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Il Papa: “Come Pietro anche noi possiamo confessare che siamo stati risuscitati”

Il Papa, 29 giugno  |  | Daniel Ibanez / ACI Group Il Papa, 29 giugno | | Daniel Ibanez / ACI Group

È la Messa in cui il Papa consegna i palli ai trenta nuovi arcivescovi metropoliti nominati durante l’anno. Palli che però saranno imposti ai nuovi arcivescovi solo successivamente, nella loro diocesi di origine. Il Papa presiede la Celebrazione Eucaristica con i Cardinali antichi e nuovicreati con il Concistoro di ieri, con gli Arcivescovi Metropoliti e con i Vescovi Sacerdoti.

È la festa dei Santi Pietro e Paolo, patroni della Chiesa di Roma, colonne della fede, e prima di celebrare in piazza San Pietro, il Papa scende giù alla tomba di Pietro sotto l'altare della Confessione insieme al delegato del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli e vi sosta alcuni minuti in preghiera silenziosa, con il capo chino.

“Tutto il Vangelo - commenta il Papa nella sua omelia odierna - vuole rispondere alla domanda che albergava nel cuore del Popolo d’Israele e che anche oggi non cessa di abitare tanti volti assetati di vita: Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro? Domanda che Gesù riprende e pone ai suoi discepoli: Ma voi, chi dite che io sia? Pietro, prendendo la parola, attribuisce a Gesù il titolo più grande con cui poteva chiamarlo: Tu sei il Messia, cioè l’Unto, il Consacrato di Dio. Mi piace sapere che è stato il Padre ad ispirare questa risposta a Pietro, che vedeva come Gesù “ungeva” il suo popolo”.

“In tale unzione – sottolinea Papa Francesco -  ogni peccatore, ogni sconfitto, malato, pagano ha potuto sentirsi membro amato della famiglia di Dio. Con i suoi gesti, Gesù gli diceva in modo personale: tu mi appartieni. Come Pietro, anche noi possiamo confessare con le nostre labbra e il nostro cuore non solo quello che abbiamo udito, ma anche l’esperienza concreta della nostra vita: siamo stati risuscitati, curati, rinnovati, colmati di speranza dall’unzione del Santo”.

“L’Unto di Dio – continua il Papa - porta l’amore e la misericordia del Padre fino alle estreme conseguenze. Questo amore misericordioso richiede di andare in tutti gli angoli della vita per raggiungere tutti, anche se questo costasse il “buon nome”, le comodità, la posizione… il martirio”.

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“Non di rado – osserva il Pontefice - sentiamo la tentazione di essere cristiani mantenendo una prudente distanza dalle piaghe del Signore. Gesù tocca la miseria umana, invitando noi a stare con Lui e a toccare la carne sofferente degli altri”.

Ma “non separando la gloria dalla croce, Gesù vuole riscattare i suoi discepoli, la sua Chiesa, da trionfalismi vuoti: vuoti di amore, vuoti di servizio, vuoti di compassione, vuoti di popolo”, conclude Francesco.

 

 

 

 

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