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Il Papa: "Anche l'insulto uccide. Diventiamo cristiani di sostanza"

Il Papa all'Angelus |  | L'Osservatore Romano - ACI Group Il Papa all'Angelus | | L'Osservatore Romano - ACI Group

"Gesù è venuto per dare compimento e per promulgare in modo definitivo la legge di Dio". Lo ha detto il Papa stamane durante la preghiera dell'Angelus recitata dalla finestra del Palazzo Apostolico Vaticano.

Commentando il Vangelo domenicale, Francesco ricorda che la giustizia di Gesù è "superiore, animata dall’amore, dalla carità, dalla misericordia, e pertanto capace di realizzare la sostanza dei comandamenti, evitando il rischio del formalismo: questo posso, questo non posso... di più!".

Davanti al comandamento "non uccidere" il Papa spiega come questo comando di Dio "viene violato non solo dall’omicidio effettivo, ma anche da quei comportamenti che offendono la dignità della persona umana, comprese le parole ingiuriose. Queste non hanno la stessa gravità e colpevolezza dell’uccisione, ma si pongono sulla stessa linea, perché ne sono le premesse e rivelano la stessa malevolenza". "Gesù - aggiunge il Pontefice - invita a non stabilire una graduatoria delle offese, ma a considerarle tutte dannose, in quanto mosse dall’intento di fare del male al prossimo. E Gesù dà l'esempio... Noi siamo abituati a insultare, come dire buongiorno e quello è sulla stessa linea dell'uccisione. Per favore non insultare, non ci guadagniamo niente".

Il Papa prende poi come esempi l'adulterio e il giuramento. Nel primo caso - osserva - siamo davanti a un peccato concepito nel nostro intimo che poi si compie concretamente. "Si giunge all’adulterio attraverso le intenzioni di possesso nei riguardi di una donna diversa dalla propria moglie. Chi guarda una donna che non è la propria moglie, è adultero nel suo cuore. Pensiamo ai pensieri cattivi che vengono...".

Gesù inoltre chiede ai suoi di non giurare dato che "il giuramento è segno dell’insicurezza e della doppiezza con cui si svolgono le relazioni umane. Si strumentalizza l’autorità di Dio per dare garanzia alle nostre vicende umane". Invece di giurare - è l'invito del Papa - dobbiamo "instaurare tra di noi, nelle nostre famiglie e nelle nostre comunità un clima di limpidezza e di fiducia reciproca, così che possiamo essere ritenuti sinceri senza ricorrere a interventi superiori per essere creduti. La diffidenza e il sospetto reciproco minacciano sempre la serenità". Il Vangelo, con la grazia dello Spirito Santo, è la strada - conclude il Papa - "per essere cristiani non di facciata, ma di sostanza!". "Non insultare, non guadare con occhi di possesso la donna di altri e non giurare - ha concluso Francesco - è tanto facile!".

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