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La "giornata splendida" del Concilio secondo Joseph Ratzinger

Nel settimo volume dell' Opera Omnia del Papa teologo tutta la verità sul Vaticano II

Il cardinale Frings e il suo perito teologico monsignor Joseph Ratzinger Foto: |  |  Dal Libro Il cardinale Frings e il suo perito teologico monsignor Joseph Ratzinger Foto: | | Dal Libro "La mia vita" San Paolo

 “ Fu una giornata splendida”. Le parole di Joseph Ratzinger che ricordano quell’undici ottobre 1962 sono un incipit talmente personale per una grande opera di interpretazione del Concilio che sembrano quasi fuori luogo. Eppure è tutto lì.

Il settimo volume in italiano della Opera Omnia di Joseph Ratzinger - Benedetto XVI non è solo teologia. E’ piuttosto la storia teologica di uno studioso che vive il vero rinnovamento della Chiesa,  che altro non può essere se non la distanza assoluta da ogni ideologia.

E proprio questo ha viziato il post Concilio: appunto la ideologizzazione.

Il volume “L’insegnamento del Concilio Vaticano II” (tomo 1 del volume 7 dell’Opera Omnia di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, Libreria Editrice Vaticana 2016) è stato presentato mercoledì 14 dicembre 2016  pomeriggio alla Università Gregoriana dal cardinale Gerhard Ludwig Müller, allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, da Inos Biffi, da Federico Lombardi presidente della Fondazione Ratzinger, dal professor Dario Vitali. Tra i presenti il cardinale Raffaele Farina, gli arcivescovi Georg Gänswein e Luis Francisco Ladaria Ferrer. 

Nella relazione introduttiva il cardinale Müller ha messo in chiaro alcuni punti fermi necessari per capire la atmosfera del Concilio. Come quella mediatica paura che il  Concilio avrebbe potuto provocare una rottura con la tradizione della Chiesa. Una paura che, ha detto il cardinale, “non è solo eretica, ma scardinerebbe tutto il significato della mediazione soprannaturale. Senza una ermeneutica della continuità e della riforma la Chiesa secolarizzerebbe se stessa e diventerebbe simile ad una organizzazione umanitaria pienamente umana. Perfino il Magistero di un Concilio ecumenico non può fondare una nuova Chiesa. La Chiesa nella sua origine e nel suo sviluppo è sempre la medesima Chiesa, nel dogma nei sacramenti”.

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Il cardinale tedesco risponde anche ad una delle ultime dichiarazioni del cardinale gesuita Carlo Maria Martini che aveva detto che la Chiesa è indietro di 200 anni: “in che senso teologico o sociopolitico? Perchè Gesù Cristo non può essere raggiunto o superato perché in Lui è la pienezza dei tempi”.

Monsignor Inos Biffi va oltre il contesto ed entra nello specifico del testo. Il teologo italiano che nel 2016 è stato insignito del premio Ratzinger parte subito dal metodo. Chiarezza espressiva e lucidità mentale piuttosto, dice Biffi, che testi che sembrano scritti per non farsi capire.

Un modo di scrivere, quello del professor Ratzinger, ricco di sfumature, un testo di un maestro di teologia, e di maestri, diceva San Tommaso, si ha bisogno per essere teologi.

Biffi ripercorre i temi affrontati da Ratzinger al Concilio soprattutto nella preparazione della grande assise. E così si parla della bellezza dell’uso del latino, della legittimità pubblica con cui la Chiesa si pone con l’amore del figlio di Dio, o della apertura alla bellezza cultuale. E arriva ad esaminare i due grandi movimenti cresciuti con il Vaticano II: quello mariano e quello liturgico. Il primo prende dal secondo sobrietà e chiarezza e viceversa il secondo prende dal primo calore.

Tema importante poi quello del ruolo del Concilio e dei vescovi e il rapporto con il Ministero petrino.

Interessante la riflessione del professore di ecclesiologia della Gregoriana Dario Vitali: una lettura della questione annosa sulla ermeneutica del Concilio. Continuità o rottura, riforma e rinnovamento. Un tema che è stato molto cavalcato dai media.

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Padre Lombardi ha simpaticamente ricordato alcuni episodi conciliari raccolti dal diario dello zio Riccardo Lombardi mettendoli a confronto con alcuni aneddoti raccontanti da Ratzinger. Un ringraziamento speciale per il traduttore, il professor Pierluca Azzaro che sta curando tutta la versione italiana dell’Opera Omnia.

Quello di Ratzinger, spiega Azzaro, è “un linguaggio immediatamente accessibile, pieno di immagini ed episodi, avvincente e profondo a un tempo quello con cui Ratzinger non solo descrive protagonisti e temi dell’avvenimento di grande portata storica del quale è testimone ma del quale, insieme, fa concretamente anche la storia... non è linguaggio di scuola, perché non sono le dispute scolastiche a interessarlo...ma un linguaggio “vivo” per così dire, per tutti”.

Il direttore della Libreria Editrice Vaticana che edita il volume, Don Giuseppe Costa, ha ricordato che i volumi dell’ Opera Omnia hanno un buon successo editoriale con migliaia di vendite, e si sono già ripagati. Ma soprattutto ha raccontato di aver portato il volume “palpitante e vivo “ ad un testimone “palpitante e vivo “ come Papa Benedetto.

Proprio il Papa emerito ha indicato il cammino per la edizione italiana: tradurre per primi i testi di più largo interesse, perché i teologi di professione conoscono il tedesco.