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L'Anno di Giovanni Paolo II, Santa Teresa e la piccola via contro la cultura razionalista

La proclamazione della Santa a Dottore della Chiesa nel 1997 e la vista a giugno 1980 a Lisieux

Giovanni Paolo II nel 1980 nella stanza di Santa Teresa al Carmelo di Lisieux |  | www.carmeldelisieux.fr Giovanni Paolo II nel 1980 nella stanza di Santa Teresa al Carmelo di Lisieux | | www.carmeldelisieux.fr

“Pur amando profondamente la nostra epoca bisogna riconoscere che il pensiero moderno relega facilmente nel soggettivismo tutto ciò che concerne la religione, la fede dei credenti, i sentimenti religiosi. E questa visione non risparmia la vita monastica. A tal punto che l’opinione pubblica e perfino purtroppo certi cristiani più sensibili al solo impegno concreto, sono tentati di considerare la vostra vita contemplativa come un’evasione dal reale, un’attività anacronistica ed anche inutile”.

Era il 2 giugno 1980 quando Giovanni Paolo II pronunciava questa frase rivolgendosi alle Suore contemplative del Carmelo di Lisieux.

La visita del Papa a Parigi, la prima in Francia, si concludeva con la visita alla città di Santa Teresa del Bambino Gesù.

Il Papa alle carmelitane chiedeva: “ricambiate la sfida del mondo contemporaneo e del mondo d’oggi, vivendo più radicalmente che mai il mistero stesso della vostra condizione del tutto originale che è follia agli occhi del mondo e saggezza nello Spirito Santo: l’amore esclusivo del Signore e di tutti i vostri fratelli in lui. E non cercate neppure di giustificarvi! Ogni amore, dal momento che è autentico, puro e disinteressato, porta in se stesso la sua giustificazione. Amare in modo gratuito è un diritto inalienabile della persona, anche - e bisognerebbe dire soprattutto - quando l’amato è Dio stesso. Sulla scia dei contemplativi e dei mistici di ogni tempo, continuate ad attestare con forza e umiltà la dimensione trascendente della persona umana, creata a somiglianza di Dio e chiamata ad una vita d’intimità con lui”.

Era la scuola di Santa Teresa: “Provo ora una grande gioia- disse- a visitare questo Carmelo che è stato il luogo della sua vita e della sua morte, della sua santificazione, in mezzo alle sue suore, e che deve restare un alto luogo di preghiera e di santificazione per le carmelitane e per tutti i pellegrini. È da qui che vorrei confermare voi tutte, qualunque sia la vostra famiglia spirituale, nella vostra vita contemplativa, assolutamente vitale per la Chiesa e per l’umanità”.

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Il Papa che da giovane voleva essere monaco diceva alle claustrali: “In una civiltà sempre più mobile, sonora e parlante, le zone di silenzio e di riposo diventano una necessità vitale. I monasteri, nel loro stile originale, hanno dunque più che mai la vocazione di restare luoghi di pace e d’interiorità. Non lasciate che pressioni interne od esterne portino attacchi alle vostre tradizioni e ai vostri mezzi di raccoglimento”.

Un invito attualissimo, perché se è vero che le vocazioni monastiche non hanno subito quel calo netto delle vocazioni per la vita attiva, è anche vero che proprio nelle comunità monastiche si sono trovate gravi difficoltà negli ultimi decenni.

Giovanni Paolo II aveva celebrato la messa la mattina dello stesso giorno con un sentimento speciale. Il Papa arrivava da un lungo viaggio in Africa e pensando a Teresa e alla sua passione missionaria aveva detto: “In Africa ho spesso pensato: quale fede, quale energia spirituale avevano i missionari del secolo scorso o della prima metà di questo secolo, e tutti quegli istituti missionari che sono stati fondati, per partire senza esitare verso paesi allora sconosciuti, con il solo scopo di far conoscere il Vangelo, di far nascere la Chiesa! Essi vi scorgevano, con ragione, un’opera indispensabile alla salvezza. Senza la loro audacia, senza la loro santità, le Chiese locali di cui abbiamo celebrato il centenario e che sono ormai guidate per lo più da Vescovi africani, non sarebbero mai esistite. Cari fratelli e sorelle, non perdiamo questo slancio!”

Contemplazione e missione, le due parole chiave che portano nel 1997 alla decisione del Papa di dichiarare la piccola Teresa Dottore della Chiesa.

Domenica 19 ottobre, in Piazza San Pietro, nella Giornata Missionaria, il Papa spiegava cosa è un “Dottore della Chiesa”: “ Quando, infatti, il Magistero proclama qualcuno Dottore della Chiesa, intende segnalare a tutti i fedeli, e in modo speciale a quanti rendono nella Chiesa il fondamentale servizio della predicazione o svolgono il delicato compito della ricerca e dell'insegnamento teologico, che la dottrina professata e proclamata da una certa persona può essere un punto di riferimento, non solo perché conforme alla verità rivelata, ma anche perché porta nuova luce sui misteri della fede, una più profonda comprensione del mistero di Cristo.

Il Concilio ci ha ricordato che, sotto l'assistenza dello Spirito Santo, cresce continuamente nella Chiesa la comprensione del "depositum fidei", e a tale processo di crescita contribuisce non solo lo studio ricco di contemplazione cui sono chiamati i teologi, né solo il Magistero dei Pastori, dotati del "carisma certo di verità", ma anche quella "profonda intelligenza delle cose spirituali" che è data per via di esperienza, con ricchezza e diversità di doni, a quanti si lasciano guidare docilmente dallo Spirito di Dio (cfr Dei Verbum, 8). La Lumen gentium, da parte sua, insegna che nei Santi "Dio stesso ci parla" (Lumen Gentium, n. 50).

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E' per questo che, al fine dell'approfondimento dei divini misteri, che rimangono sempre più grandi dei nostri pensieri, va attribuito speciale valore all'esperienza spirituale dei Santi, e non a caso la Chiesa sceglie unicamente tra essi quanti intende insignire del titolo di “Dottore”.

La lettera Apostolica e la omelia per la proclamazione sono testi ricchissimi, ma si può ricordare una frase per tutte: “Ad una cultura razionalistica e troppo spesso permeata di materialismo pratico, ella ( Santa Teresa) contrappone con semplicità disarmante la "piccola via" che, rifacendosi all'essenziale delle cose, conduce al segreto di ogni esistenza: la divina Carità che avvolge e permea ogni umana vicenda. In un'epoca, come la nostra, segnata in tanti suoi aspetti dalla cultura dell'effimero e dell'edonismo, questo nuovo Dottore della Chiesa appare dotato di singolare efficacia nell'illuminare la mente ed il cuore di chi è assetato di verità e di amore”.