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Migranti, Di Tora: "Lavoriamo per una multiculturalità positiva"

Mons. Guerino Di Tora, Presidente di Migrantes |  | MM ACI Stampa Mons. Guerino Di Tora, Presidente di Migrantes | | MM ACI Stampa

Ieri a Roma è stato presentato il Rapporto 2016 Caritas Migrantes, dedicato in maniera particolare al mondo giovanile. Un tema che la Chiesa sta battendo da tempo e al quale sarà dedicato il prossimo Sinodo, in programma nell'ottobre 2018. Di tutto questo ACI Stampa ha parlato con Monsignor Guerino Di Tora, Vescovo Ausiliare di Roma e Presidente della Fondazione Migrantes.

Quest'anno ci siamo dedicati in particolare ad una peculiarità: quella del mondo giovanile. Emerge una realtà di una immigrazione ancora in evoluzione con alti e bassi, l'Italia per alcuni è luogo di passaggio, per altri di ricerca di stabilità. Vogliamo guardare al futuro e quindi avere questa attenzione particolare ai giovani riguardo sia al lavoro sia allo studio. Saranno queste nuove generazioni a poter integrare e costruire una società nuova, l'Italia del futuro. E' chiaro che se 'è questo senso di novità di fronte a tante realtà che oggi l'Italia presenta, pensiamo al problema della scarsa natalità sulla quale noi insistiamo molto con il governo per per le politiche familiari, per le strutture di lavoro ma evidentemente se questo si realizza poco o nulla la necessità anche di nuove generazioni che vogliono essere italiani, che vogliono integrarsi pienamente nel nostro contesto diventa questa capacità di saper vedere un mondo nuovo nel quale potere realizzare quel qualcosa che deve poter costituire il futuro dell'Italia.

Cosa pensa a suo avviso il Paese del tema della società multiculturale?

Secondo me è certa stampa, un certo modo di presentare l'immigrazione che incute terrore. Purtroppo c'è un movimento di chi vuole destabilizzare questa situazione e quindi si appella a queste realtà. Ma l'italiano medio che ha l'immigrato stabilizzato vicino di casa, di lavoro, non sente minimamente questa preoccupazione. A me pare - girando nelle varie città - che la gente non senta questo problema, che riesca veramente a convivere pienamente per non dire di tanti casi di aiuto che provengono da gente straniera, di questo senso di multiculturalità sulla quale si sta costruendo qualcosa di positivo: famiglie che si incontrano, ragazzi che sanno stare insieme, questo diventa la capacità di poter costruire qualcosa di nuovo e di diverso.

Sui giovani si sta lavorando molto, a partire dal Sinodo. Questo Rapporto potrà essere utile anche per i Padri Sinodali?

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Senz'altro. Penso che oggi questa peculiarità del mondo giovanile debba toccare anche coloro che sono i giovani stanieri che vivono in Italia. Ritengo che sia utilissimo anche da questo punto di vista per capire esigenze, aspettative, capacità di sapersi integrare e saper dialogare.