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Nagorno Karabakh, una mostra mette in luce le sue radici armene

Nel Museo del Libro di Erevan, i reperti provenienti da Gandzasar, salvati durante l’ultimo conflitto in Artsakh

Manoscritti di Artsakh | Alcuni dei manoscritti di Artsakh esposti a Erevan | Matenadaran Manoscritti di Artsakh | Alcuni dei manoscritti di Artsakh esposti a Erevan | Matenadaran

Si dice che la fede dell’Armenia, la prima nazione cristiana del mondo, sia stata salvata da 36 soldati, che sono poi le lettere dell’alfabeto. È questo, prima di tutto, a fare degli armeni un popolo che pone il libro al centro di ogni casa, come fosse una reliquia da conservare. Questi libri, miniati, decorati, compilati artisticamente e sempre sacri, sono un tratto caratteristico della cultura armena. Ed è a partire dai libri che l’Armenia ha cominciato a rileggere la storia del Nagorno Karabakh, Artsakh in lingua armena, dopo che un doloroso accordo al termine di un conflitto con l’Azerbaijan ha messo in pericolo alcuni luoghi della memoria armeni.

Così, dalla regione di Gandzasar, dove tra l’altro si trova un monastero che conserva una reliquia della testa di San Giovanni Battista, sono stati evacuati manoscritti armeni di ogni tipo, in buona parte Vangeli ed evangeliari, per preservare la memoria della cultura armena e cristiana in Artsakh. Anche così si evita un genocidio culturale che, nel corso degli anni, da quando la regione è stata assegnata all’Azerbaijan dall’Unione Sovietica, si è sviluppato in molti modi, anche con la distruzione dei khatchkar, le famose croci di pietra armene, progressivamente scomparse. Sono manoscritti che testimoniano la storia e la memoria degli scriptoria armeni di Amaras, Gandzasar, monastero dell'Apostolo Elise, Gtchavank, monastero di Metsaranats Surb Hakob, Khadavank, Dadivank, monastero di Eritsmankants e di Shushi.

Si tratta di circa ottanta pezzi, che includono anche manoscritti realizzati, decorati e conservati in Artsakh e anche dei documenti d'archivio e libri antichi stampati a Shushi, la cui storica cattedrale è stata fatto bersaglio di missili durante l’ultimo conflitto.

La mostra è stata inaugurata il 2 marzo al Matenadaran, il Museo del Libro di Erevan, la capitale di Armenia. Vahan Ter-Ghevondyan, direttore del Matenadaram, ha spiegato: “Nel momento più acceso della guerra è stata evacuata l'intera collezione dalla nostra filiale del Matenadaran a Gandzasar”

Per l'organizzazione dell'evacuazione dei manoscritti e dei libri sono stati consegnati dei certificati di riconoscimento alla tenente colonello Anahit Martirosyan, Gaghik Baiadyan ed Elen Babalyan.

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Insieme alla mostra, è stato presentato il libro The Scriptoria of Utik di Tamara Minasyan, che mostra – ha spiegato Karen Matevosyan, curatore del libro e vicedirettore scientifico del Matenadaran – “tutte le materie utili per testimoniare il valore culturale inestimabile del patrimonio armeno di quella terra antica. Dobbiamo custodire gelosamente e promuovere questo patrimonio''.

Il libro è la continuazione della ricerca The Scriptoria of Artsakh pubblicato nel 2015.