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Papa Francesco: "Accogliere le persone con disabilità è un dovere della Chiesa"

Essere inclusivi, è l’auspicio del Pontefice, vuol dire eliminare ogni discriminazione e soddisfare concretamente l’esigenza di ogni persona di sentirsi riconosciuta e di sentirsi parte

Papa Francesco  |  | Daniel Ibanez CNA Papa Francesco | | Daniel Ibanez CNA

Promuovere il riconoscimento della dignità di ogni persona è una responsabilità costante della Chiesa: è la missione di continuare nel tempo la vicinanza di Gesù Cristo ad ogni uomo e ogni donna, in particolare a quanti sono più fragili e vulnerabili. Il Signore è vicino. Accogliere le persone con disabilità e rispondere ai loro bisogni è un dovere della comunità civile e di quella ecclesiale, perché la persona umana, anche quando risulta ferita nella mente o nelle sue capacità sensoriali e intellettive, è un soggetto pienamente umano, con i diritti sacri e inalienabili propri di ogni creatura umana”. Lo ha detto il Papa, stamane, salutando un gruppo di persone con disabilità in occasione della loro Giornata Internazionale.

Ogni volta – ha ribadito Francesco - che la comunità cristiana trasforma l’indifferenza in prossimità - questa è una vera conversione: trasformare l’indifferenza in prossimità e in vicinanza - ogni volta che la Chiesa fa questo e trasforma l’esclusione in appartenenza, adempie la propria missione profetica. Non basta difendere i diritti delle persone; occorre adoperarsi per rispondere anche ai loro bisogni esistenziali, nelle diverse dimensioni, corporea, psichica, sociale e spirituale”.

Il Papa ha ricordato che “ogni uomo e ogni donna è portatore di istanze ancora più profonde, come il bisogno di appartenere, di relazionarsi e di coltivare la vita spirituale fino a sperimentarne la pienezza e benedire il Signore per questo dono irripetibile e meraviglioso”.

Essere inclusivi, è l’auspicio del Pontefice, vuol dire “eliminare ogni discriminazione e soddisfare concretamente l’esigenza di ogni persona di sentirsi riconosciuta e di sentirsi parte. Non c’è inclusione se manca l’esperienza della fraternità e della comunione reciproca. Non c’è inclusione se essa resta uno slogan, una formula da usare nei discorsi politicamente corretti, una bandiera di cui appropriarsi. Non c’è inclusione se manca una conversione nelle pratiche della convivenza e delle relazioni. È doveroso garantire alle persone con disabilità l’accesso agli edifici e ai luoghi di incontro, rendere accessibili i linguaggi e superare barriere fisiche e pregiudizi. Questo però non basta. Occorre promuovere una spiritualità di comunione”.

La Chiesa – ha concluso Papa Francesco - è la casa di tutti, il cuore del cristiano è la casa di tutti, senza esclusione. Dobbiamo imparare questo. In questo tempo, nel quale sentiamo quotidianamente bollettini di guerra, la vostra testimonianza è un segno concreto di pace, un segno di speranza per un mondo più umano e fraterno, per tutti. Andate avanti in questo cammino”.

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Dopo l’udienza è stato pubblicato anche il Messaggio che il Papa ha inviato in occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità.

E’ una occasione che “ci invita a comprendere che la nostra fragilità non offusca in alcun modo lo splendore del glorioso vangelo di Cristo, ma rivela che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi”, ha scritto Francesco.

La fiducia nel Signore, l’esperienza della sua tenerezza, il conforto della sua compagnia – ha aggiunto – non sono privilegi riservati a pochi. La sua misericordia, al contrario, si lascia conoscere e incontrare in maniera tutta particolare da chi non confida in sé e sente la necessità di abbandonarsi al Signore e di condividere con i fratelli. Si tratta di una saggezza che cresce man mano che aumenta la coscienza del proprio limite, e che permette di apprezzare ancora di più la scelta d’amore dell’Onnipotente di chinarsi sulla nostra debolezza”.

Il Papa parla di un “magistero della fragilità che, se venisse ascoltato, renderebbe le nostre società più umane e fraterne, inducendo ognuno di noi a comprendere che la felicità è un pane che non si mangia da soli”.

“Il magistero della fragilità è un carisma del quale voi – sorelle e fratelli con disabilità – potete arricchire la Chiesa: la vostra presenza può contribuire a trasformare le realtà in cui viviamo, rendendole più umane e più accoglienti. Senza vulnerabilità, senza limiti, senza ostacoli da  superare, non ci sarebbe vera umanità. Ed è per questo che mi rallegro che il cammino sinodale si stia dimostrando un’occasione propizia per ascoltare finalmente anche la vostra voce, e che l’eco di tale partecipazione sia giunta nel documento preparatorio per la tappa continentale del Sinodo”, ha concluso il Pontefice.

 

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Articolo aggiornato alle ore 12.22 del 03-12-2022