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Papa Francesco all’Angelus, appello per l’Ucraina

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Da giorni ormai la tregua in Ucraina orientale viene rotta sempre più spesso, e gli scontri alla frontiera hanno provocato vittime su entrambi i fronti, con il solito rimpallo di responsabilità che si gioca tra filorussi (che sostengono che una offensive ucraina è all’orizzonte) e filoucraini (che denunciano le continue violazioni alla frontiera dei russi.) Una situazione che Papa Francesco segue con attenzione, e per la quale fa un “accorato appello” al termine dell’Angelus in piazza San Pietro. 

Nel bollettino della Sala Stampa della Santa Sede ha addiritttura una intestazione, “Appello per l’Ucraina,” a testimoniare la solennità della richiesta di Papa Francesco. Che sottolinea di seguire “con profonda preoccupazione” il conflitto in Ucraina orientale, “nuovamente insaspritosi in queste ultime settimane.”E rinnova il suo accorato appello affinché siano rispettati gli impegni presi per giungere alla pacificazione e con l’aiuto delle organizzazioni e delle persone di buona volontà, si risponda all’emergenza umanitaria nel Paese. Il Signore conceda la pace all’amata terra ucraina, che si accinge a celebrare domani la festa nazionale.”

Forse, per giungere davvero alla pace, ci vuole quella conversione dei cuori che Papa Francesco incessantemente chiede. Una conversione dei cuori che significa anche una comprensione del Vangelo diversa, che nasce dall’incontro con una persona, non certo da una richiesta di potere, da una concezione vincente del Messia. E il Vangelo di oggi è lo stimolo per Papa Francesco per sottolineare che la risposta ad ogni interrogativo dell’uomo è Gesù.

Dopo il discorso sul “Pane della Vita,” che Gesù pronuncia dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, “il grande entusiasmo del giorno prima si spense, perché Gesù aveva detto di essere il Pane disceso dal cielo, e che avrebbe dato la sua carne come cibo e il suo sangue come bevanda, alludendo così chiaramente al sacrificio della sua stessa vita.”

Parole che “suscitano delusione nella gente,” perché non sono parole “vincenti” per un Messia, perché la gente si aspetta che Gesù fosse “un Messia che doveva parlare e agire in modo che la sua missione avesse successo”.

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“Ma – sottolinea il Papa - proprio su questo si sbagliavano: sul modo di intendere la missione del Messia! Perfino i discepoli non riescono ad accettare quel linguaggio inquietante del Maestro. E il brano di oggi riferisce il loro disagio: «Questa parola è dura! – dicevano – Chi può ascoltarla?» (Gv 6,60).”

Spiega Papa Francesco che in realtà i discepoli avevano capito “talmente bene” il discorso di Gesù” che “non vogliono ascoltarlo, perché è un discorso che mette in crisi la loro mentalità.”

“Sempre le parole di Gesù ci mettono in crisi - aggiunge il Papa a braccio – in crisi per esempio allo spirito del mondo, alla mondanità”. La chiave – aggiunge Francesco – la fornisce Gesù. Una chiave fatta in tre elementi: l’origine divina di Gesù, e infatti Gesù salirà al cielo; il fatto che le sue parole “si possono capire solo con l’azione dello Spirito Santo;” e infine, “la vera causa dell’incomprensione delle sue parole è la mancanza di fede: «Tra voi ci sono alcuni che non credono» (v. 64). Infatti da allora, «molti dei suoi discepoli tornarono indietro» (v. 66).”

Ma cosa fa Gesù di fronte alle defezioni? “Non fa sconti – dice il Papa – non attenua le sue parole, anzi costringe a fare una scelta precisa: o stare con Lui o separarsi da Lui, e dice ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?» (v. 67).”

Ed è Pietro che prende la parole, fa la sua Confessione di Fede, chiede a Gesù “da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna.”

Pietro “non dice – chiosa Francesco - ‘dove andremo?’, ma ‘da chi andremo?’. Il problema di fondo non è andare e abbandonare l’opera intrapresa, ma è da chi andare. Da quell’interrogativo di Pietro, noi comprendiamo che la fedeltà a Dio è questione di fedeltà a una persona, con la quale ci si lega per camminare insieme sulla stessa strada.”

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Insomma, “abbiamo bisogno di Gesù, di stare con Lui, di nutrirci alla sua mensa, alle sue parole di vita eterna! Credere in Gesù significa fare di Lui il centro, il senso della nostra vita.”

Conclude il Papa: “Cristo non è un elemento accessorio: è il ‘pane vivo’, il nutrimento indispensabile. Legarsi a Lui, in un vero rapporto di fede e di amore, non significa essere incatenati, ma profondamente liberi, sempre in cammino, aperti alle sfide del nostro tempo.”

Aggiunge il Papa a braccio: “Ognuno di noi può chiedersi adesso: chi è Gesù per me? È un nome? È una idea? È un personaggio storico soltanto? O è veramente quella persona che mi ama, che ha dato la sua vita per me, e cammina con me? Per te chi è Gesù? Stai con Gesù? Cerchi di conoscerlo nella sua parola? Leggi tutti i giorni un passo del Vangelo per conoscere Gesù? Tu porti il piccolo Vangelo in tasca per leggerlo, ovunque? Perché più stiamo con lui, più cresce il desiderio di rimanere con lui?”

Il Papa chiede dunque un attimo di silenzio, perché tutti meditino sulla domanda: ‘Chi è Gesù per me?’ E reitera l'appello alla fine dell'Angelus, chiedendo di fermarsi a farsi questa domanda ogni giorno in questa settimana. 

Infine, Papa Francesco prega perché Maria ci aiuti “ad ‘andare’ sempre a Gesù per sperimentare la libertà che Egli ci offre, e che ci consente di ripulire le nostre scelte dalle incrostazioni mondane e dalle paure.”