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Papa Francesco: “Armida Barelli immagine di donna da inviare per costruire il Regno”

A San Pietro in 10 mila provenienti da tutta Italia per ringraziare della beatificazione di Armida Barelli, fondatrice della Cattolica

Papa Francesco, Armida Barelli | Papa Francesco durante l'udienza per il ringraziamento della Beatificazione di Armida Barelli | Vatican Media / YouTube Papa Francesco, Armida Barelli | Papa Francesco durante l'udienza per il ringraziamento della Beatificazione di Armida Barelli | Vatican Media / YouTube

La Beata Armida Barelli ha messo in luce un modello di donna nella Chiesa non da mettere in disparte, ma piuttosto da “inviare per costruire il Regno”. Papa Francesco lo sottolinea in un articolato discorso che prende le mosse proprio dal profilo della donna che co-fondò l’Università Cattolica, ma il cui profilo era rimasto in disparte, e che è stata beatificata il 30 aprile 2022.

Dalla mattina, in piazza San Pietro, sono arrivati esponenti dell’Azione Cattolica Italiana provenienti da 130 diocesi, studenti, docenti e dipendenti dell'Università Cattolica del Sacro Cuore e appartenenti all'Istituto Missionarie della Regalità di Cristo, che sono le tre realtà che ne hanno promosso la beatificazione. Ci sono anche 120 sacerdoti. Prima dell’arrivo del Papa, in anticipo e a bordo di Papamobile, un momento di riflessione e preghiera, guidato dal vescovo Claudio Giuliodori, cappellano dell’Università Cattolica.

Tratteggiando il profilo della Beata Barelli, Papa Francesco sottolinea che è stata “prima di tutto una donna generativa”, e proprio la donna è “custode privilegiato della generatività, che si può realizzare grazie al dialogo di reciprocità con l'uomo". In particolare, lei è stata “tessitrice di grandi opere e lo ha fatto realizzando una trama formidabile di relazioni, girando in lungo e in largo l’Italia e tenendo contatti con tutti”.

Il Papa lamenta che oggi, invece, ci sono spinte “de-generative”, le quali “sono molto dannose per la vita familiare, ma si possono osservare anche a livello sociale, nelle polarizzazioni e negli estremismi che non lasciano spazio al dialogo e hanno un effetto disumanizzante”. Invece serve un modello integrato, anche per quanto riguarda “la leadership femminile in ambito ecclesiale e sociale”, modello che “unisca la competenza e la prestazione, spesso associate al ruolo maschile, con la cura dei legami, l’ascolto, la capacità di mediare, di mettere in rete e di far crescere le relazioni, a lungo ritenute appannaggio del genere femminile e spesso sottovalutate nel loro valore produttivo”.

Il compito dell’integrazione e della reciprocità delle differenze è affidato proprio all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Il 23 aprile, si celebra la 99ma Giornata Nazionale dell’Università, che ha come tema: “Per amore di conoscenza. Le sfide del nuovo umanesimo”.

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Papa Francesco chiede alla Cattolica di avere “lo stesso slancio educativo e la stessa intraprendenza formativa che hanno guidato padre Agostino Gemelli e la Beata Armida Barelli”, e in particolare proprio quest’ultima “ha contribuito a formare la coscienza civile in centinaia di migliaia di giovani, tra cui molte donne”, opera cruciale nella ricostruzione dell’Italia con un processo democratico dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Il Papa sottolinea che c’è bisogno ancora oggi di “donne che, guidate dalla fede, siano capaci di lasciare il segno nella vita spirituale, nell’educazione e nella formazione professionale”.

Il Papa poi si rivolge ai membri dell’Azione Cattolica, evidenziando che la beata era prima di tutto una “apostola”. Infatti, aggiunge, “la sua biografia narra di una grande perseveranza nel cercare di rimanere con il Signore, come un tralcio nella vite, e mostra il suo desiderio di condividere questa esperienza con tanti altri”, come quando, accolta la proposta di fondare la Gioventù Femminile, sente di “non appartenersi più”.

Papa Francesco ricorda che “risuona così ancora oggi l’invito della Beata a non accontentarsi di vivere in modo accomodante, adagiandosi tra compromessi e auto-assoluzioni – ‘non ce la faccio’, ‘non sono all’altezza’, ‘non ho tempo’… –, ma a vivere piuttosto da apostoli della e nella gioia”.

Ed essere apostole e apostoli, aggiunge Papa Francesco, “vuol dire essere laiche e laici appassionati del Vangelo e della vita, prendendosi cura della vita buona di tutti e costruendo percorsi di fraternità per dare anima a una società più giusta, più inclusiva, più solidale”.

In questo, l’esperienza associativa allena “a saper ascoltare e dialogare con tutti e, dall’altro, esprime quel ‘noi più grande” che educa alla vita ecclesiale, vita di popolo che cammina insieme”, e Papa Francesco incoraggia a “cercare strade per camminare con tutti, perseguendo la pace e la giustizia”.

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Inoltre, chiede che “al cuore della vita associativa ci sia sempre una formazione integrale, e al cuore della formazione la spiritualità evangelica”; e ricorda che  “l’essere radicati e dedicati alla vita delle vostre Chiese locali alimenti sempre in voi la spinta missionaria, per allargare ancora di più il vostro cuore e il vostro sguardo contemplativo sul mondo”.

Infine, il Papa si rivolge alle Missionarie della Regalità di Cristo, mettendo in luce il terzo aspetto di Armida Barelli, e cioè “l’essere consacrata nel mondo”.

Nota Papa Francesco: “La consacrazione secolare è una vocazione, e una vocazione esigente”. Non solo. È “paradigma di un nuovo modo di vivere da laici nel mondo: laici capaci di scorgere i semi del Verbo dentro le pieghe della storia, impegnati ad animarla dall’interno come lievito, capaci di valorizzare i germi di bene presenti nelle realtà terrene come preludio del Regno che viene, promotori dei valori umani, tessitori di relazioni, testimoni silenziosi e fattivi della radicalità evangelica”.

Le Missionarie della Regalità di Cristo hanno così “una peculiare vocazione”, e Armida Barelli ha proposto “anche nella vita consacrata” una “immagine nuova di donna, non da ‘tutelare’ e tenere in disparte, ma da inviare a costruire il Regno, dandole piena fiducia”.

Insomma, “Armida è stata capace di leggere i segni dei suoi tempi e i bisogni più urgenti”. E sono “il bisogno di una rinnovata cura della spiritualità”, ma anche la “formazione e la chiamata all’impegno per le giovani donne”, e la sfida educativa e il sogno di una università cattolica in Italia, fino alla “passione per il mondo, a partire dalla certezza dell’universalità del messaggio di Cristo”.

Sono tutti bisogni che rappresentano “terreno di impegno e missione”, che preconizzano il Concilio Vaticano II e che portano a mettere in pratica “uno stile comunitario in cui donne e uomini, giovani e adulti, laici e sacerdoti, collaborano insieme per il fine apostolico della Chiesa, tutti insieme protagonisti nella stessa missione in virtù del Battesimo”.

Osserva Papa Francesco: “Spesso facciamo fatica a intraprendere una strada di impegno, perché pensiamo di non essere mai all’altezza, nelle scelte personali e in quelle del servizio alla comunità”.

Ma, “se Armida fosse qui a parlare oggi, ci direbbe ancora che se ci affidiamo al Signore nulla è impossibile”, considerando che “affidarsi a Lui non è una delega, ma un atto di fede che dà vigore e slancio alla speranza e all’azione”.

Il Papa poi conclude: “La Beata Armida ci ha radunati e ci ha aiutato a riconoscere questi tratti essenziali dell’essere cristiani oggi: la generatività, l’essere apostoli e la consacrazione nel mondo. Ognuno può accogliere il suo esempio secondo la propria vocazione: è una ricchezza per tutti noi, per tutta la Chiesa”.