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Papa Francesco: “Chi prega sa che gli esiti sono imprevedibili”

Riprende il ciclo di catechesi sul discernimento. Il tema di questo mercoledì è la desolazione

Papa Francesco, udienza generale | Papa Francesco durante una udienza  | Vatican Media You Tube Papa Francesco, udienza generale | Papa Francesco durante una udienza | Vatican Media You Tube

Pregare con desolazione, senza aspettarsi niente, per creare una relazione più bella e più matura con Dio, consapevoli che la preghiera può avere esiti imprevedibili. Dopo l’udienza dedicata al viaggio in Bahrein, Papa Francesco riprende il ciclo di catechesi sul discernimento, e affronta il tema della desolazione.

Piazza San Pietro abbastanza affollata, nonostante la pioggia che ha colpito Roma nella notte. Papa Francesco fa un breve giro prima di arrivare sul sagrato, da dove tiene la catechesi.

La desolazione, dice, “può essere occasione di crescita”, perché “se non c’è un po’ di insoddisfazione, di tristezza salutare, una sana capacità di abitare nella solitudine, di stare con noi stessi senza fuggire, rischiamo di rimanere sempre alla superficie delle cose e non prendere mai contatto con il centro della nostra esistenza”.

Insomma, dice Papa Francesco, “una serenità perfetta ma “asettica”, quando diventa il criterio di scelte e comportamenti, ci rende disumani, indifferenti alla sofferenza degli altri e incapaci di accogliere la nostra”.

Papa Francesco ricorda gli esempi di Sant’Agostino, Edith Stein, Giuseppe Benedetto Cottolengo, Charles de Foucauld, tutti santi che hanno trovato nell’inquietudine “la spinta decisiva per dare una svolta alla propria vita”.

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Le scelte importanti – aggiunge Papa Francesco - “non vengono dalla lotteria, vengono con un prezzo, è un prezzo che si deve portare avanti con un po’ di sforzo, ma non è gratis. Ma è un prezzo alla portata di tutti. Tutti dobbiamo pagare un prezzo per uscire dall’indifferenza, l’indifferenza ci butta giù”.

Il Papa vede nella desolazione anche un “invito alla gratuità”, e per questo “essere desolati ci offre la possibilità di crescere, di iniziare una relazione più matura, più bella, con il Signore e con le persone care, una relazione che non si riduca a un mero scambio di dare e avere”.

Papa Francesco fa l’esempio dei bambini, che cercano i genitori sempre per un regalo, “non per se stessi, ma per un interesse”, salvo poi accorgersi che “il dono più grande sono loro, i genitori, e questo lo capiamo man mano che cresciamo”.

Lo stesso, chiosa il Papa, succede con molte nostre preghiere, che “sono richieste di favori”, senza un vero interesse nei confronti di Dio, cosa che succedeva anche ai tempi di Gesù, tanto che “il Vangelo nota che Gesù era spesso circondato da tanta gente che lo cercava per ottenere qualcosa, guarigioni, aiuti materiali, ma non semplicemente per stare con Lui. Era pressato dalle folle, eppure era solo”.

Papa Francesco invita a interessarsi a Dio, perché “è una maniera molto bella di entrare in una relazione vera, sincera, con la sua umanità, con la sua sofferenza, anche con la sua singolare solitudine”.

Sottolinea Papa Francesco: “Ci fa tanto bene imparare a stare con Lui, senza altro scopo, esattamente come ci succede con le persone a cui vogliamo bene: desideriamo conoscerle sempre più, perché è bello stare con loro”.

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Papa Francesco spiega infine che la vita spirituale non è una tecnica, ma piuttosto è una relazione con il vivente, e dunque “la desolazione allora è la risposta più chiara all’obiezione che l’esperienza di Dio sia una forma di suggestione, una semplice proiezione dei nostri desideri”.

Invece – nota Papa Francesco - chi prega si rende conto che gli esiti sono imprevedibili”, tanto che “esperienze e passi della Bibbia che ci hanno spesso entusiasmato, oggi, stranamente, non suscitano alcun trasporto”, mentre “esperienze, incontri e letture a cui non si era mai fatto caso o che si preferirebbe evitare – come l’esperienza della croce – portano una pace inattesa”.

Conclude il Papa: “Di fronte alle difficoltà, quindi, mai scoraggiarsi, ma affrontare la prova con decisione, con l’aiuto della grazia di Dio che non ci viene mai a mancare. E se sentiamo dentro di noi una voce insistente che vuole distoglierci dalla preghiera, impariamo a smascherarla come la voce del tentatore; e non lasciamoci impressionare: semplicemente, facciamo proprio il contrario di quello che ci dice”.