“Le scuole dei gesuiti hanno indubbiamente permesso di continuare a far sentire il messaggio del Vangelo alle nuove generazioni, accompagnato dal rigore accademico e intellettuale che le caratterizza”. Lo ha detto il Papa, stamane, ricevendo i membri della Commissione Internazionale sull’Apostolato dell’Educazione dei Gesuiti.

Il centro – ha aggiunto - è stato e deve continuare ad essere Gesù. Per questo i gesuiti, attraverso i loro programmi e le loro attività nelle scuole, hanno fatto in modo che il centro fosse Gesù, hanno fatto ogni sforzo per portare i giovani a contatto con il Vangelo, con il servizio agli altri, e contribuire così al bene comune”.

“Dobbiamo passare – ha ribadito il Pontefice - dalla cultura dell'io alla cultura del noi, dove l'educazione di qualità è definita dai suoi risultati umanizzanti e non da quelli economici. Questo significa mettere la persona al centro del processo. Mettere al centro la persona significa decentrarsi per percepire gli altri, soprattutto quelli che hanno bisogno, quelli che sono ai margini delle nostre società e che non solo hanno bisogno del nostro aiuto, ma che hanno molto da offrire. Tutti guadagniamo quando accogliamo i più poveri tra noi”.

“Educare – ha concluso - è un lavoro di semina. L'educazione è un compito a lungo termine, con pazienza, dove i risultati a volte non sono chiari; anche Gesù all'inizio non ha avuto buoni risultati con i discepoli, ma fu paziente e continua a esserlo con noi  per insegnarci che educare è aspettare, perseverare e insistere con amore”.