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Papa Francesco in aereo, “pazienza sul dialogo con la Cina”, “l’eutanasia è omicidio”

Nella conferenza stampa di ritorno dal viaggio in Kazakhstan, Papa Francesco affronta anche la questione cinese, mette in luce il difficile dialogo con il Nicaragua, riafferma che l’eutanasia è omicidio

Papa Francesco | Papa Francesco durante la conferenza stampa in aereo di ritorno dal Kazakhstan, volo papale, 15 settembre 2022 | Rudolf Gehrig / ACI Group Papa Francesco | Papa Francesco durante la conferenza stampa in aereo di ritorno dal Kazakhstan, volo papale, 15 settembre 2022 | Rudolf Gehrig / ACI Group

La Cina, con il dialogo che va avanti a ritmi lenti. La posizione sull’eutanasia, che il Papa definisce senza mezzi termini un omicidio. Ma anche la valutazione della situazione in Nicaragua, la questione dei giovani tedeschi e della convivenza tra cristiani e musulmani che si trova in Kazakhstan, la negazione della guerra, il tema della “guerra mondiale” in corso, a partire dall’Ucraina, ma con uno sguardo anche sul Caucaso, sul Corno d’ Africa e sugli altri conflitti aperti in Myanmar, Eritrea, Siria. Conferenza stampa a tutto campo di Papa Francesco di ritorno dal Kazakhstan, un Paese che lo ha particolarmente impressionato, e di cui loda il Congresso che si tiene da vent’anni, segno che c’è “lungimiranza”, nota Papa Francesco.

Al di là del viaggio, sono molti i temi sul tavolo, e con la conferma che non ci sarà un viaggio a Kyiv a breve. Anzi, c’è un viaggio in Bahrein che il Papa pensa di fare per novembre, lì dove il vescovo Ballin, scomparso due anni fa, aveva avviato il progetto della cattedrale di Nostra Signora di Arabia. E poi, l’idea di andare in Sud Sudan, sempre viva dopo l’annullamento del viaggio, che potrebbe essere il prossimo febbraio, e “se andrò in Sud Sudan, andrò anche in Repubblica Democratica del Congo”.

Tra i temi caldi, quello dell’accordo con la Cina. Si era persino ventilata l’ipotesi di un incontro tra Papa Francesco e Xi Jinping mentre il presidente cinese era Kazakhstan. Non è avvenuto. “Lui aveva la visita di Stato lì, io non lo ho visto”, ha detto il Papa.

Papa Francesco ha detto che per “capire la Cina ci vuole un secolo”, e anche se non abbiamo un secolo, per capire “noi abbiamo scelto la via del dialogo”, e c’è “una commissione bilaterale Vaticano-Cinese che sta andando bene”, ma in maniera lenta perché “il ritmo cinese è lento”.

La commissione, ha spiegato il Papa, la presiede il Cardinale Parolin “e lui in questo momento è l’uomo che più conosce della Cina e del dialogo con i cinesi”. Il Papa non se la sente di definire la Cina un Paese anti-democratico, non se la sente di qualificare perché è complesso. Sul cardinale Joseph Zen, arrestato, poi rilasciato e presto a processo, il Papa sostiene che “lui dice quello che sente” e che “si vede che ci sono delle limitazioni lì”. Ma allo stesso tempo, il Papa sostiene di appoggiare la via del dialogo.

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Un dialogo che il Papa appoggia anche per il Nicaragua, il cui governo ha in realtà espulso il nunzio Waldemar Sommertag (la scorsa settimana è stato destinato alla nunziatura del Nicaragua, a diversi mesi dalla sospensione) e ha persino arrestato un vescovo, nonché chiuso vari media diocesani. “Le notizie sono chiare tutte - dice Papa Francesco – c’è dialogo. Si è parlato con il governo. Questo non vuol dire che si approve tutto quello chef a il governo o si disapprove tutto. C’è dialogo perché c’è bisogno di di risolvere dei problemi. Ed in questo momento ci sono dei problemi.

E sempre il dialogo è quello che deve essere portato avanti, anche nella situazione ucraina. “Credo – afferma Papa Francesco – che è sempre difficile capire il dialogo con gli Stati che hanno cominciato la guerra. È difficile, ma non dobbiamo scartarlo. Dare l’opportunità di dialogo a tutti, perché sempre c’è la possibilità che con il dialogo possano cambiare le cose”. E fare un dialogo con l’aggressore a volte “puzza, ma si deve fare. La mano tesa sempre, perché al contrario chiudiamo l’unica porta ragionevole per la pace”.

Sempre sull’Ucraina, Papa Francesco affronta anche il tema della difesa legittima della nazione. “Difendersi non solo è lecito, ma è anche un’espressione di amore alla patria”. Ma per il Papa si deve più che altro sviluppare la pace, perché tutti parlano di pace, eppure ci sono tante guerre, anche Azerbaijan e Armenia che “si è formato un po’ perché la Russia è uscita come garante: garante della pace qui e fa la guerra lì”. Insomma “siamo in una guerra mondiale”. E ricordando come in Argentina si piangeva per la fine della guerra mondiale, nonostante fosse un Paese sudamericano, lontano dal fronte, il Papa si domanda se “oggi abbiamo il cuore educato a piangere di gioia quando vediamo la pace”.

E l’Occidente? L’Occidente ha perso i suoi valori? Papa Francesco sottolinea che l’Occidente “non è al livello più alto di esemplarità”, che si è dimentica l’accoglienza dello straniero, ci si è dimenticati dell’integrare, di accogliere i migranti, ma si è persa anche la profezia mistica dei padre dell’Europa, di “Schumann, De Gasperi, quei grandi”, e oggi c’è il pericolo dei populismi. “L’Europa dovrebbe prendere i valori dei padre che hanno fondato l’Unione Europea”.

E sull’eutanasia Papa Francesco dice con nettezza: “Uccidere non è umano - punto. Se tu uccidi, con motivazioni, si…alla fine ucciderai di più. Uccidere lasciamo alle bestie”.

E ancora in vista delle elezioni politiche in Italia, chiede di “lottare per aiutare I politici a mantenere alto il livello”.

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Sul Kazakhstan, il Papa è rimasto impresisonato dalla gioia dei cattolici kazaki, dalla convivenza con la maggioranza musulmana, che ha visto anche in un Paese come il Marocco, e sottolinea che è importante conoscersi, e per questo il fatto che il Kazakhstan abbia organizzato per la settima volta un congresso come quello cui ha partecipato, con tutte le religioni che sedevano allo stesso tavolo e parlavano.

Infine, la questione della trasmissione della fede, con particolare riferimento alla Germania, dove c’è un cammino sinodale che sembra anche non appassionare troppo i giovani. “È vero che lo spirito della secolarizzazione e del relativismo mettono in discussion queste cose. Prima di tutto si deve essere coerenti con la propria fede”.

Papa Francesco aggiunge: “A volte, e sto parlando di tutti, non solo della Germania, si pensa come rinovare come fare più moderna la pastorale, questo va bene ma sempre negli mani di un pastore. Se la pastorale è nelle mani di scientism, di paternali, quelli che opinano qui, quello devono fare questo – no. Gesù ha fatto la chiesa con pastori. Non con guide politiche. Ha fatto la Chiesa con gente ignorante. I dodici erano uno più ignorante dei altri. E la chiesa è andata perché ? Per il fiuto di gregge con il pastore e il Pastore con il gregge”. E conclude: “Se manca il cuore di pastore non funziona nessuna pastorale, nessuna”.