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Papa Francesco: "L’ospitalità è un’importante virtù ecumenica"

Papa Francesco incentra la sua meditazione odierna sulla Settimana dedicata alla preghiera per l'unità dei cristiani

Papa Francesco |  | Daniel Ibanez / ACI Group Papa Francesco | | Daniel Ibanez / ACI Group
Papa Francesco incentra la sua meditazione odierna sulla Settimana dedicata alla preghiera per l'unità dei cristiani. In Aula Paolo VI, il Pontefice, ricorda il tema di quest'anno: l'ospitalità. Circa due settimane fa, il Papa con le catechesi dedicate agli Atti degli Apostoli, parlò ai fedeli del  naufragio di San Paolo e i suoi compagni a Malta.
Il Papa racconta e riprende nel dettaglio l'episodio: "La nave su cui viaggia Paolo è in balia degli elementi. Da quattordici giorni sono in mare, alla deriva, e poiché né il sole né le stelle sono visibili, i viaggiatori si sentono disorientati, persi. Sotto di loro il mare s’infrange violento contro la nave ed essi temono che quella si spezzi sotto la forza delle onde. Dall’alto sono sferzati dal vento e dalla pioggia. La forza del mare e della tempesta è terribilmente potente e indifferente al destino dei naviganti: più di 260 persone! Ma Paolo sa che non è così. La fede gli dice che la sua vita è nelle mani di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, e che ha chiamato lui, Paolo, per portare il Vangelo sino ai confini della terra".
Il Papa continua: "La profezia si avvera quando la nave si arena sulla costa di Malta e tutti i passeggeri raggiungono sani e salvi la terra ferma. E lì sperimentano qualcosa di nuovo. In contrasto con la brutale violenza del mare in tempesta, ricevono la testimonianza della rara umanità degli abitanti dell’isola".
Per il Papa "l’ospitalità è un’importante virtù ecumenica. Anzitutto significa riconoscere che gli altri cristiani sono veramente nostri fratelli e nostre sorelle in Cristo. Non è un atto di generosità a senso unico, perché quando ospitiamo altri cristiani li accogliamo come un dono che ci viene fatto. L’ospitalità ecumenica richiede la disponibilità ad ascoltare gli altri cristiani, prestando attenzione alle loro storie personali di fede e alla storia della loro comunità".
"Oggi, il mare sul quale fecero naufragio Paolo e i suoi compagni è ancora una volta un luogo pericoloso per la vita di altri naviganti. In tutto il mondo uomini e donne migranti affrontano viaggi rischiosi per sfuggire alla violenza, alla guerra, alla povertà. Come Paolo e i suoi compagni sperimentano l’indifferenza l’ostilità del deserto, dei fiumi, dei mari... Ma, purtroppo, a volte incontrano anche l’ostilità ben peggiore degli uomini. Sono sfruttati da trafficanti criminali; sono trattati come numeri e come una minaccia da alcuni governanti; a volte l’inospitalità li rigetta come un’onda verso la povertà o i pericoli da cui sono fuggiti. Come cristiani, dobbiamo lavorare insieme per mostrare ai migranti l’amore di Dio rivelato da Gesù Cristo", conclude Papa Francesco.

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