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Papa Francesco, messaggio di Natale ecumenico ai leader del Sud Sudan

Un breve messaggio, firmato da Papa Francesco, il primate anglicano Welby e l’ex moderatore della Chiesa di Scozia John Chalmers, chiede ai leader del Sud Sudan “un rinnovato impegno nel cammino di riconciliazione”

Papa Francesco, Sud Sudan | Papa Francesco bacia i piedi ai leader del Sud Sudan, Vaticano, 11 aprile 2019 | Vatican Media / ACI Group Papa Francesco, Sud Sudan | Papa Francesco bacia i piedi ai leader del Sud Sudan, Vaticano, 11 aprile 2019 | Vatican Media / ACI Group

In una situazione politica ancora di stallo, e con la volontà ferma di fare un viaggio nel Paese il prossimo anno, Papa Francesco ha inviato ai leader del Sud Sudan un messaggio di auguri natalizio firmato insieme all’arcivescovo Justin Welby, primate della Chiesa anglicana, e al reverendo John Chalmers, già moderatore della Chiesa Presbiteriana di Scozia, per chiedere “un rinnovato impegno nel cammino di riconciliazione e di fraternità” perché finalmente possano compiere quel viaggio ecumenico nel Paese che Papa Francesco vorrebbe fare già nel 2020.

Papa Francesco, Welby e Chambers si riferiscono direttamente ai leader del popolo su-sudanese, formulando a loro e al popolo sud sudanese “i migliori auguri di pace e prosperità, assicurando la nostra vicinanza ai vostri sforzi per l’attuazione sollecita agli accordi di pace”.

I tre pregano dunque “per un rinnovato impegno nel cammino di riconciliazione e di fraternità”.

Infine, l’invito affinché “il Signore Gesù, principe della pace, illumini e guidi i vostri passi nella bontà e nella verità, affinché si renda possibile la nostra auspicata visita a codesto Paese”.

Papa Francesco aveva parlato della sua intenzione di visitare il Sud Sudan nel corso del 2020 già all’Angelus dello scorso 10 novembre, e lo aveva ribadito al termine di un incontro con il primate anglicano Justin Welby il 13 novembre, quando veniva spiegato nel comunicato ufficiale dell'incontro,  - “il Santo Padre e l’arcivescovo di Canterbury hanno concordato che, se la situazione politica nel Paese dovesse permettere la costituzione di un governo transitorio di unità nazionale nei prossimi 100 giorni, è loro intenzione recarsi insieme in visita in Sud Sudan”. Si trattava di una dichiarazione di intenti forti, che lascia comunque aperti anche dei problemi organizzativi. La Santa Sede ha comunque aperto un ufficio a Juba, dove c’è un delegato della nunziatura di Nairobi. La nunziatura del Sud Sudan è infatti storicamente legata alla nunziatura del Kenya.

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Molti i passi fatti dalla Santa Sede nei confronti del Sud Sudan nel corso dell’anno. L’arcivescovo Paul Richard Gallagher, “ministro degli esteri” vaticano è stato in Sud Sudan dal 21 al 25 marzo. La visita era stato il primo compito ufficiale per l’arcivescovo Hubertus Matheus von Megen, che quest’anno ha preso l’incarico di nunzio in Kenya e Sud Sudan. Tra coloro che avevano ricevuto l’arcivescovo Gallagher, anche l’arcivescovo Paulino Luduko Loro di Juba e monsignor Mark Kadima, consigliere di nunziatura ed incaricato d’affari residente nel Paese.

Tra il 9 e l’11 aprile, Papa Francesco aveva promosso un ritiro di preghiera dei leader del Sud Sudan in Vaticano, che si era concluso con Papa Francesco in ginocchio che baciava loro i piedi. All’incontro partecipavano il presidente del Sud Sudan Salva Kiir, il leader dell’opposizione Rick Machar, e i membri delle Chiese cristiane. L’incontro era stato proposto dall’arcivescovo Justin Welby, primate anglicano, e subito accettato da Papa Francesco, che aveva visto anche la partecipazione del reverendo John Chalmers, già moderatore della Chiesa Presbiteriana di Scozia, anche lui con all’attivo delle visite nel Paese africano.

Papa Francesco aveva ribadito la sua volontà di visitare il Paese al presidente Kiir in visita in Vaticano lo scorso 16 marzo. Il viaggio ha anche l’obiettivo di dare sostegno al lavoro ecumenico del Consiglio delle Chiese del Sud Sudan e della Chiesa Cattolica, e dare anche un sostegno ad una applicazione del Revitalised Agreement on the Resolution of Conflict in South Sudan, l’accordo di pace firmato il 12 settembre ad Addis Abeba, che i vescovi locali avevano criticato perché aveva un modello che “incoraggiava a contrattare posti e posizioni di potere”.

Lo scorso 22 dicembre, il presidente del Sud Sudan Salva Kiir aveva chiesto ai governanti degli Stati di continuare a lavorare per implementare l’accordo di pace stabilito nel settembre 2018. Per ora, c’è stato un accordo per formare un “Governo transizionale di Unità Nazionale” alla fine del periodo pre-transizionale, nonostante le questioni ancora aperte. Le questioni chiave dell’accordo di pace sono state “congelate” per ulteriori 100 giorni.

Il ritardo nella formazione di un governo di unità nazionale, previsto per il 12 novembre 2019, era venuto dopo che il gruppo di Rick Machar, ex vicepresidente e ora leader dell’opposizione, aveva avanzato preoccupazioni sulla condizioni di sicurezza della nazione. Il “Revitalised Agreement on the Resolution of Conlifct in South Sudan”, firmato il 12 settembre 2018 ad Addis Abeba dal presidente Salva Kiir e l’ex vicepresidente Rick Machar ed era stato raggiunto grazie alla mediazione dell’Intergovernmental Authority on Development, he riunisce gli Stati dell’Africa orientale. L’accordo aveva l’obiettivo di mettere fine alla guerra civile scoppiata nel 2013.