E’ opportuno nello sport e nella vita “dosare bene il rischio e la prudenza. Il rischio dev’essere sempre proporzionato e accompagnato. Il ragazzo deve sentirsi libero e nello stesso tempo non abbandonato. I genitori o gli educatori che, per proteggere il bambino, gli fanno evitare ogni imprevisto, oppure gli risolvono tutti i problemi, non lo fanno crescere. Questa non è prudenza, ma misto di paura della realtà e di egoismo possessivo nei confronti del bambino”. Lo ha detto il Papa, stamane, ricevendo in udienza i partecipanti al primo Simposio internazionale di Tennis e Padel.

Al tempo stesso – ha aggiunto il Papa – “la vera prudenza, come la buona difesa, è un atteggiamento sempre positivo, mai negativo. La difesa è un altro modo di attaccare. Così la prudenza nell’educazione è indispensabile per valutare bene le situazioni, in rapporto alle potenzialità del ragazzo. L’educatore deve allenare alla resistenza, a non mollare”.

“Non lasciatevi rubare – ha detto ancora Francesco - il gusto di fare sport per passione, per divertirvi e divertire. E questa è la gratuità con la quale dobbiamo giocare.  L’agonismo è buono se non toglie questa dimensione ludica. Se invece prevale la dinamica della competizione, questa fa scattare varie forme di egoismo che finiscono per rovinare la pratica sportiva, così che questa non risulta più educativa”.

Il Pontefice, concludendo, ha messo in guardia i presenti dal rischio che lo sport possa diventare un “commercio. Abbiate in mente questo: che il mio tennis, che il mio padel, siano sempre amatoriali, non perdere quella dimensione”.