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Repubblica Democratica del Congo, Parolin: “La pace è continuamente minacciata”

Un viaggio all’insegna della pace, quello del Segretario di Stato vaticano, che anticipa quello che farà il Papa. La messa per la pace. Gli incontri

Cardinale Pietro Parolin | Il Cardinale Parolin prima della Messa del 3 luglio a Kinshasa | Salvatore Cernuzio / Vatican News Cardinale Pietro Parolin | Il Cardinale Parolin prima della Messa del 3 luglio a Kinshasa | Salvatore Cernuzio / Vatican News

Lo scenario della Repubblica Democratica del Congo è quello di “una pace continuamente minacciata da gruppi armati e dallo sfruttamento e da interessi predatori, di cui il Paese è da tempo vittima”. Non ha paura a chiamare le cose con il proprio nome, il Cardinale Pietro Parolin, in Repubblica Democratica del Congo dall’1 luglio per “anticipare” – nelle sue parole – il viaggio di Papa Francesco nel Paese.

Il Papa sarebbe dovuto essere nel Paese dal 2 al 5 luglio, per poi spostarsi in Sud Sudan. Era un viaggio atteso, per Papa Francesco, che ha dovuto rimandare per non vanificare le cure mediche. Davanti a un popolo triste per la mancata venuta del pontefice, il Papa ha inviato il Cardinale Parolin. In questi giorni a Kinshasa, il Cardinale ha tenuto vari incontri istituzionali, incluso quello con la MONUSCO, il contingente ONU per la pace e la stabilizzazione nel Paese che è stato stabilito nel 1999, ma anche potuto visitare le opere di carità e di assistenza della Chiesa cattolica, fondamentali nel Paese.

Il Cardinale è arrivato la sera dell’1 luglio, dopo un viaggio di 10 ore con scalo a Parigi, e tra i primi incontri c’è stato quello con il presidente Felix Tshisekedi nella cità dell’Unione Africana. L’incontro ha toccato diversi temi, a partire proprio dalla sicurezza nel Paese e la violenza nella parte Est del Paese. Lì, Papa Francesco sarebbe voluto andare a celebrare Messa, poco lontano dal luogo in cui l’ambasciatore italiano Luca Attanasio è stato ucciso.

La situazione del Paese è stata anche discussa in un briefing alla MONUSCO con il rappresentante aggiunto Khassim Diagne, che ha riferito al segretario di Stato vaticano del lavoro della missione e in particolare della situazione in Nord Kivu, lì dove addirittura ci sono “villaggi e massacrati”, mentre gruppi islamisti si sono infiltrati.

Il Cardinale Parolin ha sottolineato di sperare che “diminuiscano le violenze in alcune zone del Paese”, ma anche di “ripristinare l’economia a partire le risorse nazionali”, e soprattutto ha invitato a stringere ancora di più la collaborazione con i vescovi locali.

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Proprio il 2 luglio sono stati anche firmati degli accordi specifici tra la CENCO (la Conferenza Episcopale della Repubblica Democratica del Congo) e il governo. Dopo questi accordi, la Chiesa viene riconosciuta in tutti i suoi aspetti giuridici, mentre finora era registrata dallo Stato semplicemente come associazione senza scopo di lucro.

La firma degli accordi è avvenuta alla presenza del Cardinale Parolin, che prima aveva avuto un colloquio di mezzora con il primo ministro Jean-Michel Sama Lukonde. Le modalità di applicazione dell’accordo quadro erano state definite alla vigilia di quello che sarebbe stato di Papa Francesco.

Il cardinale Parolin ha detto che l’accordo rappresenta l’inizio di “una collaborazione più intensa”, mentre il Cardinale Fridolin Ambongo Besungu, arcivescovo di Kinshasa, ha detto a Vatican News che “dà un nuovo slancio” alla Chiesa cattolica locale.

Culmine della visita è stata la Messa del 3 luglio, mentre Papa Francesco in basilica di San Pietro celebrava con la comunità congolese di Roma. Una Messa per la pace, celebrata davanti a circa 100 mila persone, nello stesso luogo dove Giovanni Paolo II aveva celebrato nel 1980 e nel 1985

In una omelia pronunciata in francese, il Cardinale ha invocato “pace, fraetllanza e gioia”, sogni che “desideriamo abbracciare” ma che “purtroppo sperimentiamo in maniera molto marginale in questi tempi di instabilità e conflitto”, dove sembra prevalere la tentazione allo scoraggiamento e all’arrendersi “di fronte alla realtà, chiudersi in una rassegnazione fatalistica e forse senza rendersene conto, scappare dalle proprie responsabilità, cadendo in una sorta di vittimizzazione, lasciando ad altri l’onere di rimboccarsi le maniche e la fatica di ricostruire”.

Il Cardinale Parolin parla anche della situazione nell’Est del Paese, dove “la brama di materie prime, la sete di denaro e di potere chiude le porte della pace, e rappresentano un attacco al diritto alla vita e serenità delle persone. Ma Gesù continua a mandare noi, suoi discepoli, affinché possiamo ripetere le stesse parole: Pace a questa casa! Pace alla terra congolese: torni ad essere casa di fraternità!”.

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Il Cardinale ha quindi invitato i cristiani, “stragrande maggioranza della popolazione”, e tutti i leader a “lavorare per la pace”.

Il Cardinale Ambongo ha chiesto, in un appello al termine della celebrazione, un aiuto alla Santa Sede per ripristinare la pace, perché – ha detto – “se non si riesce a tenere sotto controllo tutti i gruppi armati, la Repubblica Democratica del Congo si avvia verso la più grande catastrofe umanitaria del nostro tempo”.

L’ultimo appuntamento del Cardinale Parolin a Kinshasa è stato un incontro nella nunziatura apostolica con una rappresentanza delle Congregazioni locali e dei loro assistiti.

Sono esseri umani, ha detto il Cardinale, che “sono passati dalla morte alla vita, dall'umiliazione alla dignità, dalla tristezza alla gioia”. Un riconoscimento dello straordinario lavoro della Chiesa cattolica nel Paese.

Tra le Congregazioni presenti, le Figlie di San Giuseppe, che lavorano con i bambini di strada; le Suore Ospedaliere del Sacro Cuore di Gesù, che si occupano dei sorceleurs; le Sorelle dei Poveri, che dal 1952 servono i malati nel Paese; le Missionarie della Carità, inviate da Madre Teresa nel 1987; e infine il Centro Dream di Sant’Egidio, che si occupa dei malati di HIV.

“Proprio quando pensavate che tutto potesse essere perduto – ha detto il Cardinale Parolin - la luce e la vita sono sorte nel vostro dolore e hanno trasformato tutto. Certo, non tutto è roseo e dovete ancora affrontare momenti difficili, forse molte ansie e paure del domani. Ma Dio ha aperto una nuova strada per ciascuno di voi, vi ha rimesso in piedi e vi invita a continuare a camminare con Lui. Vi ha teso la mano, non lasciatela andare”.