“Le persone volevano, sì, vedere Benedetto XVI, ma lo volevano soprattutto ascoltare”. É questa la chiave del volume che la Libreria Editrice Vaticana in italiano ha edito per l’Istituto Papa Benedetto XVI di Ratisbona in collaborazione con la editrice Schnell & Steiner. E a dirlo è il segretario personale del Papa emerito, l’arcivescovo Georg Gänswein Prefetto della Casa Pontificia. Un libro che nasce per i dieci anni della elezione di Joseph Ratzinger al Soglio di Pietro. Si la chiave del pontificato del teologo tedesco contemporaneo più significativo è l’ascolto, la parola, il ragionamento cristallino e chiaro, le ampie vedute e la vastità degli argomenti trattati.
"Rivolgo un accorato appello affinchè la comunità internazionale agisca con decisione e prontezza, onde evitare che simili tragedie abbiano a ripetersi". Così Papa Francesco al termine del Regina Coeli ha ricordato l'ennesima tragedia dell'immigrazione che si è consumata poche ore fa al largo delle coste libiche. Si temono 700 morti.
Sono passati esattamente dieci anni da quando l'allora Cardinale protodiacono Jorge Arturo Medina Estevez annunciò dalla Loggia delle Benedizioni l'elezione del Cardinale Joseph Ratzinger a Romano Pontefice con il nome di Benedetto XVI.
Un grazie per il “generoso impegno al servizio delle giovani che vivono in situazioni di precarietà e di sofferenza” Papa Francesco lo ha rivolto questa mattina ai membri dell’Associazione Cattolica Internazionale di Servizi per la Gioventù Femminile ricevuti in occasione della Assemblea generale. “Le molteplici forme di povertà” che toccano i giovani “ci interpellano e devono suscitare una nuova creatività, per offrire loro il sostegno materiale e spirituale di cui hanno bisogno” ha detto il papa chiedendo “una riflessione per affrontare le nuove sfide generate dal mondo d’oggi, come il fenomeno migratorio”. Il primo bisogno da soddisfare è l’ ascolto: “Quel tanto umano e tanto divino “apostolato dell’orecchio” stanca, è stancante, ma fa tanto bene!”
Papa Francesco ha ricevuto stamane i partecipanti alla plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali sul tema "Human trafficking: Issues beyond criminalization".
Le sue parole di speranza "aiutano a recuperare quei valori di solidarietàche rimangono alla base del sentire del nostro popolo, specialmente nei momenti di crisi". Così il Presidente della Repubblica Mattarella ha esordito nel suo indirizzo di saluto a Papa Francesco nel corso della sua visita di Stato in Vaticano.
Fondamentale che, “nella distinzione dei ruoli e delle competenze e nel pieno rispetto delle reciproche funzioni, sia sempre sentita la necessità di una rinnovata collaborazione, finalizzata ad unire le forze per il bene di tutti i cittadini, che hanno il diritto a tale concordia, da cui derivano innumerevoli benefici.” Il discorso ufficiale di Papa Francesco per la visita di stato del presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella è semplice e chiaro.
Sarà una visita di Stato - e quindi rigorosamente protocollare - quella che domani mattina il Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, renderà a Papa Francesco.
“Saggiamente la Papal Foundation destina una notevole parte delle proprie risorse all’educazione e alla formazione di giovani sacerdoti, religiosi e laici, sia uomini che donne, affrettando il giorno in cui le loro Chiese locali saranno in grado di sostenersi da sé e, anzi, di trasmettere i frutti di tale generosità ad altri.” Lo ha detto Papa Francesco ai membri della fondazione che ricevendoli in visita durante il loro annuale pellegrinaggio Roma. “La visita alle tombe degli Apostoli - ha detto il Papa- è un segno devoto di comunione con la Sede di Pietro, che fin dall’inizio è stata l’elemento qualificante della Fondazione.”
“L’orgoglio dei primi ti porta a voler uccidere gli altri, l’umiltà, anche l’umiliazione, ti porta a somigliarti a Gesù.” Papa Francesco ha commentato così le letture della messa di oggi nella omelia della celebrazione a Santa Marta.
Il Papa a luglio visiterà Ecuador, Bolivia e Paraguay
Una preghiera speciale per un paese sconvolto dalla violenza, una violenza che va denunciata, “in particolare quella commessa in nome di Dio”. Il Papa lo ha detto ai vescovo del Kenya che in questi giorni sono in Vaticano in visita d limina.
Il Papa contro la teoria del gender: "Espressione di frustrazione"
Ufficializzato questa mattina il viaggio di Papa Francesco a Sarajevo, previsto per il prossimo 6 giugno 2015. Tra le tappe più significative, la messa nello Stadio Koševo della mattina e gli incontri ecumenico, con i sacerdoti e religiosi e quello con i giovani, previsti nel pomeriggio. Nello stile di Papa Francesco, la volontà di incontrare quante più realtà possibile in un tempo limitato, circa 11 ore nella capitale della Bosnia-Erzegovina.
“Alla radice di ogni vocazione cristiana c’è questo movimento fondamentale dell’esperienza di fede: credere vuol dire lasciare sé stessi, uscire dalla comodità e rigidità del proprio io per centrare la nostra vita in Gesù Cristo”. Il Papa lo scrive nel Messaggio per la 52 esima Giornata mondiale delle vocazioni che si celebra il 26 aprile prossimo.
La “franchezza” come stile nel messaggio cristiano. Ma anche il “coraggio dell’annuncio”, che “ci distingue dal semplice proselitismo”. Commentando le letture della liturgia di oggi a Santa Marta, Francesco ha ricordato che Pietro e Giovanni orientarono la loro missione partendo da un concetto chiave della scrittura: “Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato”. Messi in carcere e minacciati di non parlare in nome di Gesù, ricorda il Papa, vollero comunque “dire le cose, con libertà”.
Il Papa cita la dichiarazione comune di Giovanni Paolo II e Karekin II sul massacro degli Armeni. La Turchia richiama l'Ambasciatore in Vaticano per consultazioni
A mezzogiorno come ogni domenica il Papa si è affacciato alla finestra del Palazzo Apostolico per guidare la recita del Regina Coeli che durante il tempo di Pasqua sostituisce l’ Angelus. Commentando le letture della liturgia, ha detto: “Come Tommaso anche tutti noi in questa seconda Domenica di Pasqua siamo invitati a contemplare nelle piaghe del Risorto la Divina Misericordia, che supera ogni umano limite e risplende sull'oscurità del male e del peccato”.
Papa Francesco al termine della celebrazione eucaristica per gli armeni, nella Cappella della Pietà, ha consegnato un messaggio per il Popolo armeno a Karekin II, Supremo Patriarca e Catholicos di Tutti gli Armeni; Aram I, Catholicos della Grande Casa di Cilicia; Nerses Bedros XIX Tarmouni, Patriarca di Cilicia degli Armeni Cattolici e a Serž Sargsyan, Presidente della Repubblica di Armenia.
“Di fronte agli eventi tragici della storia umana rimaniamo a volte come schiacciati, e ci domandiamo “perché?”” É questa la domanda chiave che riecheggia nella basilica vaticana nel giorno in cui si ricorda un “martirio” e si celebra un nuovo Dottore della Chiesa, San Gregorio di Narek. La dolcezza struggente dei canti eseguiti dal coro armeno in contrasto con le parole di dolore del Papa che, all’inizio della celebrazione, ha legato lo sterminio armeno a quella che lui chiama “una terza guerra mondiale a pezzi”. Il Papa ricorda il martirio di oggi “il grido soffocato e trascurato di tanti nostri fratelli e sorelle inermi, che a causa della loro fede in Cristo o della loro appartenenza etnica vengono pubblicamente e atrocemente uccisi – decapitati, crocifissi, bruciati vivi –, oppure costretti ad abbandonare la loro terra. Anche oggi stiamo vivendo una sorta di genocidio causato dall’indifferenza generale e collettiva”. Poi, con un salto indietro nella storia il Papa torna al secolo scorso alle “tre grandi tragedie inaudite” e la prima, dice il Papa citando Giovanni Paolo II, è quella che “generalmente viene considerata come «il primo genocidio del XX secolo» (Giovanni Paolo II e Karekin II, Dichiarazione Comune, Etchmiadzin, 27 settembre 2001)”.