Il Giubileo dei collaboratori di ruolo diplomatico della Santa Sede si è tenuto lo scorso 17 novembre. Si tratta dei diplomatici della Santa Sede, i funzionari delle nunziature che hanno iniziato la loro carriera. Alcuni di loro diventeranno nunzi. Leone XIV li ha incontrati, tenendo un discorso in cui ha chiesto loro di portare la speranza là dove manca la pace. Prima del discorso del Papa, c’è stato un saluto del Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, che ha poi celebrato la Messa per loro nella Basilica di San Pietro.
Non ci sono ancora reazioni, dalla diplomazia pontifica, riguardo l’incontro tra Putin e Trump in Alaska. Di certo, come la Santa Sede ha fatto notare che nessun negoziato precedente sulla questione ucraina avesse valore senza la presenza russa, ora non si può mancare di notare l’assenza dell’Ucraina al negoziato. Leone XIV aveva offerto anche il Vaticano come possibile luogo per un negoziato. Tuttavia, l’offerta, apprezzata da parte ucraina, è stata rigettata da parte russa, sia perché si è considerato un territorio “cattolico” come non neutro, sia perché, in una nazione ortodossa, la scelta di un Paese cattolico avrebbe potuto creare problemi. Il Papa ha chiesto anche di continuare gli sforzi diplomatici.
La visita del presidente ucraino Volodymir Zelensky a Leone XIV a Castel Gandolfo è servita al Papa per ribadire la sua disponibilità a dare il Vaticano come luogo dove eventuale tenere un negoziato di pace, e al presidente ucraino di mostrare una volontà di cercare una terza parte, come la Santa Sede, per una risoluzione negoziata. La visita ha avuto luogo il 9 luglio, alla vigilia della Conferenza per la Ricostruzione dell’Ucraina che si è tenuta a Roma. Sempre nell’ambito di quella conferenza, il governo italiano ha ricevuto i vescovi del Sinodo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, che sono stati riuniti a Roma dal 28 giugno al 10 luglio. Gli stessi membri del Sinodo hanno avuto, tra i loro relatori, anche il Cardinale Matteo Zuppi, che Leone XIV ha confermato nella sua missione umanitaria per il ritorno dei bambini ucraini – ma non ci sono ambiguità, perché Zuppi non è chiamato a tenere anche gli incontri diplomatici.
La prima telefonata tra i due è stata il 12 maggio, il primo incontro in Vaticano è stato il 18 maggio. Oggi, Leone XIV incontra per la seconda volta il presidente ucraino Volodymir Zelensky, il quale, a Roma per la Conferenza sulla Ricostruzione dell’Ucraina del 10-11 luglio, va fino a Castel Gandolfo per parlare con il pontefice, che gli ribadisce la disponibilità vaticana ad accogliere in Vaticano i rappresentanti di Russia e Ucraina per i negoziati.
Il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, è stato a visitare Papa Francesco domenica 8 marzo, insieme all’arcivescovo Edgar Pena Parra, sostituto della Segreteria di Stato. Nel periodo di degenza ospedaliera del Papa, la Segreteria di Stato sembra funzionare sempre più come una vera e propria “Segreteria papale”. Il Segretario di Stato porta al Papa i dossier di tutti i dicasteri, e così viene portata avanti l’attività regolare della Chiesa.
Mentre l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro vaticano per i Rapporti con gli Stati, era a Montreal per partecipare ad un incontro dei ministri degli Esteri sulla formula della pace in Ucraina con particolare attenzione al tema della restituzione dei prigionieri, Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, era in Francia, dove, invitato dalla Conferenza Episcopale Francese, ha tenuto incontri pastorali e personali insieme a incontri di alto livello diplomatico.
Comincia oggi e dura fino al 24 luglio il viaggio del Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, in Ucraina. È la prima volta che il Segretario di Stato torna nel Paese dall’inizio del conflitto. Per ora, non ci sono incontri confermati, ma si pensa che il Segretario di Stato sarà ricevuto dal presidente ucraino Volodymir Zelensky, che tra l’altro ha ringraziato la Santa Sede per il lavoro di mediazione per lo scambio di prigionieri, e probabilmente anche Andriy Yermak, capo dell’ufficio di presidenza, che è stato in Vaticano nella settimana che ha preceduto la partecipazione del Cardinale Parolin al Summit per la pace in Ucraina in Svizzera lo scorso giugno.
La visita che il presidente ucraino Volodomyr Zelensky fa a Papa Francesco nel pomeriggio del 13 maggio non può essere priva di significato. Zelensky ha preso una finestra libera dal suo viaggio a Berlino per essere a Roma per una serie di incontri istituzionali, e ha colto l’occasione per un incontro con il Santo Padre, il primo da quando c’è la guerra in Ucraina.
Sarà una agenda pienissima, quella del Cardinale Pietro Parolin, che nei prossimi giorni sarà prima in Slovenia al Bled Strategic Forum, poi a Madrid per il II incontro dei leader cattolici latino americani, e quindi in viaggio con Papa Francesco in Ungheria e Slovacchia. Ma questa agenda è iniziata con un appuntamento quasi improvviso: la visita in Ucraina, dove ha risposto ad un invito della presidenza per partecipare ai 30 anni di indipendenza.
Un viaggio in Germania, per celebrare i 100 anni di relazioni diplomatiche iniziate con l’apertura della nunziatura a Berlino guidata dall’allora arcivescovo Eugenio Pacelli, che poi sarà Papa con il nome di Pio XII. Il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, è stato a Berlino, ha celebrato Messa, ha incontrato il presidente Steinmeier e il Cancelliere Angela Merkel, ma anche il ministro degli Esteri che – come aveva già fatto in Vaticano – ha puntato il dito sul dramma degli abusi nella Chiesa.
Quello di Papa Francesco con il primo ministro ucraino è stato un incontro che può portare con sé un altro possibile viaggio papale. Perché, venti anni dopo il viaggio di San Giovanni Paolo II, l’Ucraina in guerra vorrebbe di nuovo poter accogliere un Papa nel Paese. Non c’è notizia ufficiale dell’invito. Ma si sa che questo viene reiterato sin dai tempi della presidenza Poroshenko.
Papa Francesco ha ricevuto, ancora una volta, l’invito a visitare l’Ucraina da parte del presidente Zelensky, durante un colloquio telefonico intercorso tra i due. In questo tempo di pandemia, sono stati molti gli scambi telefonici del Papa, per quella che può essere considerata una vera e propria diplomazia al telefono.
Papa Francesco parla di “guerra” in Ucraina, affidandola alla protezione di San Martino di Tours. E parlando al Sinodo Greco Cattolico Ucraino lo scorso luglio, il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, non aveva esitato ad utilizzare il termine “guerra” per descrivere la situazione. Ma nel comunicato finale della visita del presidente ucraino Zelensky da Papa Francesco e in Segreteria di Stato si parla più prudentemente di “conflitto”.
Alla vigilia di Pasqua, c’è molta attesa per quello che dirà Papa Francesco nel tradizionale urbi et orbi. Migrazioni, traffico di esseri umani e attenzione agli emarginati furono i temi dello scorso anno, con speciali focus sulle situazioni in Ucraina, Repubblica Centrafricana, Terra Santa. Alcuni dei temi che saranno affrontati dal Papa domani si possono cominciare a intravedere dalle attività della diplomazia pontificia in quest’ultima settimana.