Nel suo saluto introduttivo, il presidente del Burundi ha chiesto anche la creazione di un cardinale burundese.
Il nunzio Jagodziński incontra i direttori diocesani delle Pontificie Opere Missionarie di Sudafrica, Botswana ed Ewatini
Il 12 agosto, Henryk Jagodziński, nunzio apostolico in Sudafrica, Botswana ed Eswatini, ha partecipato all’incontro dei Direttori Diocesani delle Pontificie Missionarie dei Paesi che rappresenta.
Nel suo intervento, il nunzio ha portato la benedizione di Leone XIV, da lui incontrato a giugno, sottolineandone l’impulso missionario e il suo legame con il Perù.
Il nunzio ha sottolineato come le Pontificie Opere Missionarie costituiscano il cuore della missione della Chiesa, quella stessa che Cristo ha affidato ai suoi discepoli: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura» (Mc 16,15), e ha ricordato che “che la Chiesa, per sua stessa natura, è missionaria. Dalla più umile delle comunità rurali alle grandi metropoli, dalle montagne dell’Africa alle isole dell’Oceania, la chiamata è identica: portare Cristo là dove ancora non è conosciuto, amato o seguito”.
s “non sono soltanto organismi istituzionali, ma un autentico movimento spirituale che ricorda a tutta la Chiesa la sua anima missionaria”.
Dopo l’intervento del nunzio, c’è stato un dibattito. Il nunzio ha raccontato che si è concordato sulla necessità di vigilare affinché il nostro servizio non si riduca al semplice ruolo di un’organizzazione non governativa.
Il nunzio ha notato che “talvolta, persino tra i sacerdoti, si affievolisce la consapevolezza dello scopo principale, ossia l’annuncio di Cristo e del suo Vangelo, per condurre le anime alla salvezza. Le opere di misericordia – scuole, ospedali, assistenza ai poveri – sono frutti preziosi della missione, ma non ne costituiscono l’essenza. Per annunciare Cristo con efficacia, è necessario innanzitutto conoscerlo e amarlo in una relazione personale; solo così possiamo condividere il tesoro della fede custodito nel cuore”.
FOCUS LEONE XIV
Leone XIV chiede un cessate il fuoco per l’Ucraina e risoluzone della crisi di Gaza
Lo scorso 12 agosto, arrivando a Castel Gandolfo per un breve periodo di riposo e per celebrare lì, come tradizione interrotta da Papa Francesco, la Messa dell’Assunta, Leone XIV si è concesso alle domande dei cronisti.
Interessate il passaggio sulla soft diplomacy della Santa Sede, che ha tra gli obiettivi – ha detto il Papa – un cessate il fuoco e un accordo di pace in Ucraina, la risoluzione della crisi umanitaria e della fame e la liberazione degli ostaggi israeliani a Gaza.
Parlando del vertice di Ferragosto tra Trump e Putin, Leone XIV ha risposto: “Bisogna cercare sempre il cessate il fuoco, bisogna finire con la violenza, con tanti morti. Vediamo come possono mettersi d’accordo. Perché la guerra dopo tanto tempo, qual è il fine? Bisogna sempre cercare il dialogo, il lavoro diplomatico e non la violenza, non le armi”.
E alla domanda se sia preoccupato per la possibilità che venga deportata la popolazione di Gaza, il Papa ha replicato di essere tanto preoccupato, e che “bisogna risolvere la crisi umanitaria, non si può continuare così. Conosciamo la violenza del terrorismo e rispettiamo i tanti che sono morti ed anche gli ostaggi, c'è bisogno che vengano liberati. Ma anche pensare ai tanti che stanno morendo di fame".
È stato poi chiesto al Papa cosa sta facendo la Santa Sede riguardo questi conflitti. Leone XIV ha detto che “la Santa Sede non può fermare… ma stiamo lavorando diciamo per una ‘soft diplomacy’, sempre invitando, spingendo per cercare la non violenza con il dialogo e cercare delle soluzioni perché questi problemi non si possono risolvere con la guerra”.
FOCUS DIALOGO
Il Cardinale Koovakand in Cile chiede una alleanza di religioni e culture per promuovere la pace
Il 13 agosto, il Cardinale George Koovakand, prefetto del Dicastero per il Dialogo Interreligioso, è intervenuto al congresso internazionale “Percorsi di pace. Religioni e culture in dialogo”, che si è tenuto all’Università Cattolica di Temuco, in Cile.
Nel suo intervento, il cardinale ha sottolineato che “religioni e culture svolgono indiscutibilmente un ruolo multiforme e preminente nella costruzione di percorsi di pace”, promuovendo e facilitando “il dialogo e la cooperazione tra persone di diverse religioni e culture”, al fine di “costruire un mondo più giusto, umano, fraterno e pacifico”.
Il Cardinale si è soffermato in particolare sul ruolo dei Papi e i loro appelli per la riconciliazione, notando che i Papi dall’inizio del XX secolo hanno anche svolto “un ruolo fondamentale nella risoluzione dei conflitti, invocando la moderazione e la cessazione delle ostilità, sostenendo i negoziati e proponendo piani di pace in seguito a conflitti e guerre”.
Il prefetto del Dicastero per il Dialogo Interreligioso si è poi soffermato sull’impegno diplomatico della Santa Sede “per la pace, la giustizia e lo sviluppo”, sollevando questioni che “spaziano dai diritti umani al disarmo” ed emergendo come “attore significativo”, elogiato per “imparzialità e attenzione alle questioni umanitarie”.
Infine, il Cardinale Koovakand ha parlato della promozione del dialogo interreligioso e interculturale nella pace, sottolineando come la Santa Sede sia “certa che nel mondo odierno, caratterizzato da un crescente pluralismo religioso e culturale, il dialogo con le religioni e le culture sia fondamentale per promuovere la comprensione, il rispetto per la diversità, la costruzione di ponti e la pace nella società”.
Tutto ciò, ha spiegato, si realizza in vari modi: incoraggiando, guidando e assistendo le Chiese locali nella promozione del dialogo interreligioso; organizzando incontri interreligiosi; facilitando la formazione di coloro che potrebbero impegnarsi nel settore; accogliendo e dialogando con delegazioni di diversi gruppi religiosi; avviando un dialogo bilaterale in particolare con i musulmani; inviando messaggi a vari gruppi religiosi in occasione di feste e occasioni significative.
Il cardinale Koovakand ha tratteggiato un impegno che tocca anche il Dicastero per la Cultura e l’Educazione nonché il Dicastero per la Promozione dello Sviluppo Umano Integrale.
FOCUS TERRASANTA
Le dure accusa del’ambasciatore di Israele presso la Santa Sede all’Osservatore Romano
In risposta ad un articolo di padre David Neuhaus sull’Osservatore Romano – una riflessione che metteva in luce la tragica situazione in corso, la morte dei palestinesi e l’uso della narrativa della conquista nei libri del Deuteronomio e di Giosuè per giustificare le operazioni militari – Yaron Sideman, ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, ha affidato la sua risposta rispondendo ad una domanda in un post più ampio del giornalista Jules Gomes sul sito “Middle East Forum”.
In particolare, l’articolo accusava L’Osservatore Romano di essere “noto per il suo antisemitismo”, mettendo in luce come l’articolo di padre Neuhaus sottolineasse che Giosué fosse, per il fondatore dello Stato di Israele Ben Gurion, il “modello storico per la conquista della Terra della Bibbia da parte del Popolo della Bibbia”, citando anche la testimonianza di Ben-Gurion alla Commissione Peel nel 1937, quando disse: “A nome degli Ebrei, io dico che la Bibbia è il nostro mandato, la Bibbia è stata scritta da noi nella nostra lingua, in ebraico, in questa nazione. Questo è il nostro mandato. Il nostro diritto è antico quanto il popolo ebraico”.
Secondo Neuhaus, l’attuale presidente israeliano Netanyahu è “erede di Ben-Gurion nell’usare la Bibbia per legittimare e consolidare l’occupazione”.
L’articolo di Gomes nota che Neuhaus è stato criticato per aver selezionato e deconstualizzato la testimonianza di Ben-Gurion, nonché di aver distorto le allusioni di Netanyahu alle Sacre Scritture, e cita diversi esperti che hanno condiviso questa opinione.
Poi va avanti sottolineando che “l’articolo di Neuhaus non è la prima calunnia che ha pubblicato sull’Ossevatore Romano”, e ricorda che il 7 maggio sempre lo studioso gesuita aveva pubblicato l’articolo intitolato “Anti-Semitismo e Palestina” in cui aveva criticato la guerra di Israele contro i palestinesi.
Inoltre, l’articolo commentava che l’antisemitismo per L’Osservatore Romano è “la regola più che l’eccezione”, e andava indietro ad esempi decontestualizzati del XIX secolo.
Viene quindi riportata l’opinione dell’ambasciatore di Israele Yaron Sideman. Questi ha spiegato a Gomes che “la storia è piena di esempi di scritture religiose usate al servizio del bene o manipolate per portare avanti il male. Forse l’esempio più stringente è la perversa interpretazione della religione da parte di gruppi Islamici Radicali – come Hamas, l’Iran e Hezbollah – per giustificare i più orribili atti di violenza che commettono, nel nome di Dio, contro ogni gruppo di persone che non aderisce alla loro versione dell’Islam”.
Sideman ha poi detto, riferendosi alla reazione agli attacchi del 7 ottobre 2023, che “quando Israele prende decisioni riguardanti la sicurezza, i decisori non aprono una Bibbia e interpretano testi, come Neuhaus potrebbe suggerire. Piuttosto, Israele prende il miglior corso di azione che ritiene necessario per difendersi contro una minaccia esistenziale molto tangibile mossa nei suoi confronti. Le polemiche religiose tra cristiani ed ebrei non sono necessarie né rilevanti in questo caso”.
Ovviamente, l’ambasciatore di Israele ha risposto ad una domanda e non è responsabile del contenuto dell’articolo. Tuttavia, l’articolo è stato rilanciato dall’account X dell’Ambasciata di Israele presso la Santa Sede, dando così al testo un crisma di ufficialità.
Il testo, però, accusa sin dall’inizio il giornale del Papa di essere antisemita. Non succederà, ma un caso del genere pone il rischio che la Santa Sede dichiari l’ambasciatore persona non grata per le accuse rivolte ad un organo diretto del pontefice. L’ambasciatore potrebbe chiarire che la sua posizione si riferisce solo a quanto si trova effettivamente tra virgolette.
FOCUS NUNZIATURE
Nominato il nunzio in Burkina Faso
Dopo quattro anni come osservatore permanente all’UNESCO, monsignor Eric Soviguidi, originario del Benin, viene nominato da Leone XIV come nunzio in Burkina Faso. È il suo primo incarico come responsabile della nunziatura.
Classe 1971, Soviguidi è sacerdote dal 1998, ed è nel servizio diplomatico della Santa Sede dal 2005. Ha lavorato nelle nunziature di Haiti, Ghana, Tanzania, Guatemala, e poi nella Sezione per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali della Segreteria di Stato vaticana. Dal 2021 era Osservatore della Santa Sede all’Unesco.