Per la prima volta nella sua storia di più di 170 anni, Civiltà Cattolica, la rivista dei gesuiti le cui bozze sono approvate dalla Segreteria di Stato vaticana, avrà un direttore non italiano. Padre Nuno da Silva Gonçalves, portoghese, già rettore della Pontificia Università Gregoriana, prenderà a partire dall’1 ottobre il posto di padre Antonio Spadaro. Padre Spadaro era alla guida della rivista internazionale dei gesuiti dal 2011, e da 25 anni era parte del Collegio degli Scrittori.
Ad Assisi dal 14 al 16 settembre si celebra ancora una volta il "Cortile dei Gentili"
“Attraversando la Marca d’Ancona, in compagnia di frate Paolo, frate Francesco incontrò nella campagna un pastore che pascolava il suo gregge di montoni e di capre.
Le reliquie della famiglia Ulma, barbaramente uccisa dai nazisti nella notte tra il 23 e il 24 marzo 1944, sono state poste su un altare laterale della chiesa di Santa Dorotea a Markowa. Ma la famiglia, beatificata il 10 settembre, era già santa secondo il parroco che per primo ne divulgò la storia, Stanislaw Leja. Fu lui a fare aprire la causa di beatificazione nel 2003, e fu lui a volere la loro immagine in un formello del portone di bronzo installato nella chiesa, a fianco a quello di un altro santo polacco.
Il matrimonio come sacramento che unisce tutta la famiglia, anche nel martirio. Un bambino che vede la luce forse per un solo secondo (non lo sappiamo) e che per questo riceve il Battesimo del sangue ed è oggi un beato senza nome. Una famiglia martire perché ha vissuto l’esperienza del Buon Samaritano. Gli Ulma, Jozef, Wiktoria e i loro figli Stanisława di 8 anni, Barbara di 7 anni, Władysław di 6, Franciszek di 4, Antoni di 3, Maria di 2, e il bimbo senza nome che vedeva la luce forse nel momento del martirio della madre, sono beati.
La Chiesa, nella quale vive il Signore, è una fraternità in quanto tutti sono figli di Dio. L’esperienza quotidiana, però, ci fa toccare con mano che non si tratta di una fraternità perfetta, fatta solo di puri e di santi. In essa è presente il peccato e a volte anche in forma grave. Per questo motivo, dice Gesù, è necessaria la correzione fraterna. Si corregge perché si ama. Il dovere della correzione spetta a ciascun credente; nessuno può considerarsi esonerato in quanto chi pecca non è un estraneo, ma un fratello e quindi non è possibile l’indifferenza o l’ostilità nei suoi confronti. La posta in palio è alta; si tratta di riguadagnare alla Chiesa chi ha deviato e di ristabilire la comunione che è stata indebolita a causa del peccato.
Perché la famiglia Ulma è una famiglia martire? Perché “ha difeso la radice da cui Cristo è nato”. E questa radice è la custodia di due famiglie ebree, consapevoli che la pena per l’aver nascosto quelle persone, in quella zona della Polonia, era solo la morte. Uccisi in odio alla fede, dunque, anche se nessuno ha chiesto loro di abiurare. Uccisi in odio alla fede perché hanno dimostrato di essere davvero cristiani, come dimostrava la parabola del Buon Samaritano cerchiata in rosso nella loro consumata Bibbia casalinga, accompagnata da una parola: Sì.
Un elenco incredibile che illumina la storia.
I Salesiani sono arrivati in Mongolia nel 2001, hanno portato diverse iniziative, fondato scuole, centri giovani con un gruppo di missionari provenienti da ogni parte del mondo. La Caritas Mongolia è invece guidata da una dinamica suora kenyana, Anne Waturu, arrivata nel Paese sette anni fa. Sono i due volti della carità della Chiesa mongola, esaltata da Papa Francesco nel suo discorso di inaugurazione alla “Casa di Misericordia”, l’ultima grande opera della Chiesa locale.
Durante il viaggio di Papa Francesco in Mongolia, insieme al Cardinale Giorgio Marengo, prefetto apostolico di Ulaanbatar, c’era sempre un vescovo. Quel vescovo era José Luis Mumbiela Sierra. Guida la diocesi della Santa Trinità di Almaty, in Kazakhstan, dove è arrivato come missionario fidei donum nel 1988. Ma è soprattutto il presidente della Conferenza Episcopale dell’Asia Centrale, istituita nel 2021, che include gli Stati di Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan, ma anche Mongolia, Afghanistan e Azerbaijan.
Settembre è un periodo di pellegrinaggi, soprattutto in Terra Santa. Una occasione per conoscere anche alcuni antichi rituali che si ripetono da più di sette secoli.
In questa domenica Cristo parla della sofferenza e della morte che lo attendono a Gerusalemme. Pietro, lo abbiamo meditato nel Vangelo di domenica scorsa, che ha riconosciuto Gesù come il Messia, ora davanti all’annuncio che ascolta rimane scandalizzato e si oppone ad una simile eventualità. Accettare Gesù come Figlio di Dio è ammissibile, ma è inammissibile che il Figlio di Dio debba terminare la sua vita con una morte orrenda. Anche a noi con l’apostolo viene da dire che il mondo non sarà salvato da un crocifisso in più.
Quando l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, è andato in Mongolia lo scorso giugno, ha lavorato anche per definire un “accordo” tra Santa Sede e Mongolia, quello che un tempo si chiamava concordato, e che serve per meglio definire la realtà giuridica della Chiesa in Mongolia. La speranza era di concludere i negoziati in tempo per il viaggio di Papa Francesco nel Paese, in modo da firmarlo in occasione del viaggio. Non si sa se questo avverrà, e probabilmente ci dovrebbe volere un po’ di più. Di fatto, però, è un passo avanti fondamentale nelle relazioni diplomatiche.
Il 28 agosto, nella Basilica del santuario francescano di La Verna
Non c’è ancora una lista ufficiale dei partecipanti all’incontro ecumenico e interreligioso che Papa Francesco presiederà all’Hun Center di Ulanbaatar alle 10 del mattino di domenica 3 settembre. Gli occhi, comunque, sono tutti puntati su quell’incontro, che potrebbe avere, alla fine, un impatto diplomatico superiore a ciò che si pensa. E questo perché il buddhismo praticato in maggioranza dalla popolazione mongola non è un buddismo qualunque, ma il buddhismo tibetano.
Quando Papa Francesco atterrerà in Mongolia, il prossimo 1 settembre, si troverà in un territorio di antica evangelizzazione, dove il cristianesimo arrivò nel VII secolo con i nestoriani e dove il Papa inviò un legato, un francescano, nel XIII secolo, che addirittura precedette l’arrivo di Marco Polo a Kubali Khan. Ma si troverà anche di fronte ad un piccolo gregge di cristiani, stretti tra la grande maggioranza buddhista e l’eredità comunista, in uno Stato che cerca di stabilirsi dai tempi del collasso dell’Impero Sovietico.
Chi è Gesù? La domanda circa l’identità di Cristo attraversa da oltre duemila anni la storia dell’umanità. Si tratta di una domanda di fondamentale importanza perché dalla risposta dipende un preciso orientamento di vita.
Nella penultima giornata del Meeting dell’Amicizia tra i Popoli a Rimini è stata presentata la figura di Takashi Paolo Nagai,
Don Giovanni Minzoni “non ha mai rinunciato ad essere pastore per tutto il popolo”, ha detto il Cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ricordando la figura del parroco di Argenta, aggredito e ucciso da due fascisti nel 1923, attaccato solo perché con il suo lavoro, anche con un gruppo Scout da lui fondato già nel 1921, si opponeva all’imperversare dei fascisti e alle loro modalità. Il prossimo 7 ottobre, nella memoria della Beata Vergine del Rosario, sarà aperta la fase diocesana della causa di beatificazione, e così don Minzoni sarà definito “Servo di Dio”.
Il lungo predominio della teologia della liberazione è alla radice del declino del cattolicesimo in Brasile, secondo Fra Clodovis Boff.