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Papa Francesco: “Non mi stanco di condannare fermamente ogni forma di antisemitismo”

Udienza al Simon Wiesenthal Centre di Los Angeles, che dal 1993 fa ricerca sull’Olocausto e l’odio nel contesto storico contemporaneo. L’attacco al consumismo odierno verbale

Papa Francesco, Sala del Concistoro | Papa Francesco durante una udienza in Sala del Concistoro | Vatican Media / ACI Group Papa Francesco, Sala del Concistoro | Papa Francesco durante una udienza in Sala del Concistoro | Vatican Media / ACI Group

Papa Francesco ribadisce la sua condanna dell’antisemitismo, e sottolinea che “per affrontare il problema alla radice, dobbiamo anche impegnarci a dissodare il terreno su cui cresce l’odio, seminandovi la pace”. E il Papa punta il dito anche contro “il consumismo verbale” di oggi, con tante parole inutili sprecate mentre “il silenzio aiuta a conservare la memoria”.

Papa Francesco pronuncia queste parole davanti a dei rappresentanti del Centro Simon Wiesenthal. Fondato nel 1993 e intitolato allo storico sopravvissuto della Shoah e cacciatori di nazisti Simon Wiesenthal, il centro ha sede a Los Angeles ed è accreditato come Organizzazione Non Governativa in varie organizzazioni internazionali, tra cui le Nazioni Unite, l’Unesco, l’Organizzazione degli Stati Americani. L’udienza del Papa avviene alla vigilia del 75esimo della liberazione di Auschwitz, ed è la seconda che Papa Francesco dà all’organizzazione. La prima, nel 2013, era stata già fissata con Benedetto XVI, che poi aveva rinunciato al pontificato.

Papa Francesco mette in luce che il Centro Wiesenthal ha contatti con la Santa Sede da decenni, con l’obiettivo comune di “rendere il mondo un luogo migliore nel rispetto della dignità umana, una dignità che spetta a ciascuno in ugual misura indipendentemente dall’origine, dalla religione e dallo status sociale”.

Papa Francesco ricorda anche che il 27 gennaio “si ricorderà il 75esimo anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau”, dove lo stesso Papa fu in visita nel 2016 e dove pregò in silenzio per “interiorizzare”.

Papa Francesco denuncia che “oggi, assorbiti nel vortice delle cose, fatichiamo a fermarci, a guardarci dentro, a fare silenzio per ascoltare il grido dell’umanità sofferente”.

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Denuncia Papa Francesco: “Il consumismo odierno è anche verbale: quante parole inutili, quanto tempo sprecato a contestare e accusare, quante offese urlate, senza curarsi di quel che si dice. Il silenzio, invece, aiuta a custodire la memoria. Se perdiamo la memoria, annientiamo il futuro”.

Per questo, il 75esimo della liberazione di Auschwitz deve essere “un richiamo a fermarci, a stare in silenzio e fare memoria”, in modo da “non diventare indifferenti”.

Papa Francesco si dice preoccupato dall’aumento, “in tante parti del mondo, di un’indifferenza egoista, per cui interessa solo quello che fa comodo a sé stessi: la vita va bene se va bene a me e quando qualcosa non va, si scatenano rabbia e cattiveria”.

È in questo modo – aggiunge il Papa – che “si preparano terreni fertili ai particolarismi e ai populismi, che vediamo attorno a noi. Su questi terreni cresce rapido l’odio”.

Papa Francesco ricorda le recenti “barbare recrudescenze di antisemitismo” – il riferimento implicito è all’attacco a una comunità ebraica di New York - rinnova la sua condanna ferma di ogni forma di antisemitismo, chiede di andare alle radici perché “è infatti attraverso l’integrazione, la ricerca e la comprensione dell’altro che tuteliamo maggiormente noi stessi”.

Per questo motivo – aggiunge Papa Francesco – “è urgente reintegrare chi è emarginato, tendere la mano a chi è lontano, sostenere chi è scartato perché non ha mezzi e denaro, aiutare chi è vittima di intolleranza e discriminazione”.

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Papa Francesco ricorda il ricco patrimonio spirituale comune tra ebrei e cristiani, e sottolinea che “oggi in particolare, siamo chiamati proprio noi, per primi, a questo servizio: non a prendere le distanze ed escludere, ma a farci vicini e includere; non ad assecondare soluzioni di forza, ma a avviare percorsi di prossimità. Se non lo facciamo noi, che crediamo in Colui che, dall’alto dei cieli, si è ricordato di noi e ha preso a cuore le nostre debolezze, chi lo farà?”

Conclude Papa Francesco: “Anche noi ricordiamoci del passato e prendiamo a cuore le condizioni di chi soffre: così coltiveremo il terreno della fraternità”.