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Papa Francesco al Concistoro: “Il Collegio dei Cardinali è come una sinfonia”

La riflessione del Papa per il concistoro parte dal passo del Vangelo della Pentecoste e un rovesciamento di prospettiva. Perché, secondo il Papa, i cardinali non sono gli apostoli, sono i primi evangelizzati

Concistoro 2023 | Un momento del Concistoro del 30 settembre 2023 | Vatican Media / You Tube Concistoro 2023 | Un momento del Concistoro del 30 settembre 2023 | Vatican Media / You Tube

Il passo degli Atti degli Apostoli che ricorda il giorno di Pentecoste lascia a Papa Francesco “una sorpresa”. E cioè che i cardinali, i vescovi, i sacerdoti si identificano naturalmente negli apostoli, ma in realtà sono piuttosto i discendenti di quei “Parti, Medi, Elamiti, eccetera” che ascoltavano i discepoli sui quali era soffiato lo Spirito Santo e che avevano finalmente il dono delle lingue. In fondo, gli apostoli erano tutti della Galilea, mentre ora presbiteri e presuli della Chiesa provengono da ogni parte del mondo. Da qui, la conclusione: “Il Collegio cardinalizio è come una sinfonia”. E chiede di “riscoprire con stupore il dono di aver ricevuto il Vangelo nelle nostre lingue”.

Concistoro ordinario pubblico per la creazione di 21 nuovi cardinali. Si tiene in piazza San Pietro, e al termine della celebrazione saranno 136 i cardinali che potrebbero entrare in conclave per eleggere eventualmente il successore di Papa Francesco. I cardinali creati oggi (ci sono tutti tranne il 96enne comfessore di Buenos Aires Luis Pascual Dri per motivi di salute) celebreranno la Messa con Papa Francesco il 4 ottobre, data di inizio del Sinodo ma anche di pubblicazione dell’esortazione Laudatum Deum. È il primo concistoro da quando Benedetto XVI è morto, e dunque non ci sarà la consueta visita al Monastero Mater Ecclesiae. È un momento di passaggio, in fondo, in cui il Papa definisce un collegio cardinalizio ormai completamente “suo”, con un concistoro che dura due anni, praticamente, se consideriamo che solo a fine 2024 si tornerà a 119 cardinali elettori, cioè sotto il limite di 120 stabilito da Paolo VI.

Il concistoro è un momento solenne, e il sagrato di San Pietro è costellato di berrette rosse, vescovi, fedeli provenienti da ogni parte del mondo per fare festa con i “loro” cardinali. Perché i cardinali provengono da ogni parte del mondo, e allora sono “i Parti, Medi, Elamiti”, come ha scoperto il Papa meditando il brano degli Atti che ha scelto per la celebrazione, in una omelia molto personale. 

Nota Papa Francesco: “Quei ‘Parti, Medi, Elamiti’ eccetera, che nella mia mente avevo associato ai Cardinali, non appartengono al gruppo dei discepoli, sono fuori dal cenacolo, sono parte di quella «folla» che «si radunò» sentendo il rumore provocato dal vento impetuoso”. Insomma, gli apostoli erano Galilei, la gente radunatasi proveniva da ogni nazione, e crea una “inversione di ruoli” che fa riflettere e rivela una prospettiva interessante”.

Per Papa Francesco, “si tratta di applicare a noi – mi ci metto anch’io per primo – l’esperienza di quei Giudei che per un dono di Dio si trovarono ad essere protagonisti dell’evento di Pentecoste, cioè del ‘battesimo’ dello Spirito Santo che fece nascere la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica”.

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E così, il Papa invita a “riscoprire con stupore il dono di aver ricevuto il Vangelo “nelle nostre lingue”, e di “ripensare con gratitudine al dono di essere stati evangelizzati e di essere stati tratti da popoli che, ciascuno a suo tempo, hanno ricevuto il Kerygma, l’annuncio del mistero di salvezza, e accogliendolo sono stati battezzati nello Spirito Santo e sono entrati a far parte della Chiesa”. Ovvero “la Chiesa Madre, che parla in tutte le lingue, che è una ed è cattolica”.

Papa Francesco ricorda così che “prima di essere apostoli”, prima di essere “sacerdoti, vescovi, cardinali” siamo “Parti, Medi, Elamiti”, cosa che “dovrebbe risvegliare in noi lo stupore e la riconoscenza per aver ricevuto la grazia del Vangelo nei nostri rispettivi popoli di origine”, ricordando che nella “carne del nostro popolo, lo Spirito Santo ha operato il prodigio della comunicazione del mistero di Gesù Cristo morto e risorto”.

È un mistero arrivato “in dialetto”, come ama dire Papa, e trasmesso dai nostri nonni, genitori, catechisti, sacerdoti religiosi, “voci e volti concreti” che ognuno di noi può ricordare, e che fa di noi degli “evangelizzatori nella misura in cui conserviamo nel cuore lo stupore e la gratitudine di essere stati evangelizzati. Anzi, di essere evangelizzati, perché in realtà si tratta di un dono sempre attuale, che chiede di essere continuamente rinnovato nella memoria e nella fede”.

Papa Francesco sottolinea dunque che la Pentecoste, così come il Battesimo, “non è un fatto del passato, è un atto creativo che Dio rinnova continuamente. La Chiesa – e ogni suo membro – vive di questo mistero sempre attuale. Non vive ‘di rendita’, e tanto meno di un patrimonio archeologico, per quanto prezioso e nobile”.

Piuttosto, “la Chiesa, e ogni battezzato, vive dell’oggi di Dio, per l’azione dello Spirito Santo”, e vale anche per il Concistoro, perché i neo Cardinali sono “venuti da diverse parti del mondo e lo stesso Spirito che fecondò l’evangelizzazione dei vostri popoli, ora rinnova in voi la vostra vocazione e missione nella Chiesa e per la Chiesa”.

La conseguenza, per Papa Francesco, è che il Collegio Cardinalizio “è chiamato ad assomigliare a un’orchestra sinfonica, che rappresenta la sinfonicità e la sinodalità della Chiesa” – sinodalità cui si addice la metafora dell’orchestra secondo il Papa. Perché una orchestra? Perché “una sinfonia vive della sapiente composizione dei timbri dei diversi strumenti: ognuno dà il suo apporto, a volte da solo, a volte unito a qualcun altro, a volte con tutto l’insieme. La diversità è necessaria, è indispensabile. Ma ogni suono deve concorrere al disegno comune”.

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Da qui, viene la necessità “dell’ascolto reciproco”, in quanto se un musicista “ascoltasse solo sé stesso, per quanto sublime possa essere il suo suono, non gioverà alla sinfonia; e lo stesso avverrebbe se una sezione dell’orchestra non ascoltasse le altre, ma suonasse come se fosse da sola, come se fosse il tutto”.

Papa Francesco sottolinea poi che il direttore di orchestra – forse si riferisce a lui stesso, il Papa? – “è al servizio di questa specie di miracolo che ogni volta è l’esecuzione di una sinfonia. Egli deve ascoltare più di tutti gli altri, e nello stesso tempo il suo compito è aiutare ciascuno e tutta l’orchestra a sviluppare al massimo la fedeltà creativa, fedeltà all’opera che si sta eseguendo, ma creativa, capace di dare un’anima a quello spartito, di farlo risuonare nel qui e ora in maniera unica".

E così, il Papa conclude sottolineando che l’immagine dell’orchestra viene proposta ai neo porporati “nella consolante fiducia che abbiamo come maestro lo Spirito Santo: maestro interiore di ognuno e maestro del camminare insieme. Lui crea la varietà e l’unità, Lui è la stessa armonia”.