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Il diario del Sinodo, è fondamentale la comunione con il Papa

E' terminata oggi la terza settimana di lavori della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi

Il briefing di oggi - Daniel Ibanez CNA |  | Il briefing di oggi - Daniel Ibanez CNA Il briefing di oggi - Daniel Ibanez CNA | | Il briefing di oggi - Daniel Ibanez CNA

Terminata la terza settimana di lavori della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, anche oggi è stato fatto il punto della situazione nel consueto briefing con la stampa.

“Abbiamo concluso stamattina – ha esordito Paolo Ruffini, Prefetto del Dicastero per la Comunicazione - l'esame della sezione B3 dell’Instrumentum Laboris e sono state consegnate alla fine di questa mattinata le relazioni di tutti i circoli minori. Va sottolineato che tutta la sessione pomeridiana di ieri si è caratterizzata per alcune testimonianze molto forti provenienti da luoghi di guerra o di sofferenza nel mondo come Medio Oriente, Ucraina, Amazzonia e in particolare ha colpito l'appello ad aiutare i giovani in un Medio Oriente che sta sanguinando a non perdere la speranza e a non avere come unica prospettiva per il futuro quella dovrei lasciare il proprio paese. Si è parlato del rapporto tra autorità e corresponsabilità, è stato detto che la sinodalità non elimina l'autorità ma la contestualizza ricordandoci che c'è bisogno dell'autorità e che non si deve aver paura di cercare il confronto o di essere in disaccordo ma che si deve a cercare sempre il dialogo. L’invito è sempre a lasciarci guidare dallo Spirito Santo che trasforma i luoghi di combattimento in luoghi di passaggio e in questo senso è stata ribadita la priorità dell'ascolto, il dovere di ascoltarsi che è in capo sia ai pastori che al popolo di Dio, ascoltarsi gli uni agli altri, ascoltarsi tutti cominciare le persone che ritengono di non poter essere accolte dalla Chiesa. Un altro tema rilevante che è stato affrontato è quello della comunione con il Papa: è stato affermato chi non è in comunione con il successore di Pietro ferisce il corpo di Cristo che è la chiesa e quindi è fondamentale la comunione con Pietro, è fondamentale la comunione all'interno della chiesa di cui il sinodo è una testimonianza”.

A prendere la parola poi è stato il Cardinale Jimeno Barreto, Arcivescovo di Huancayo in Perù e Presidente della Conferenza Ecclesiale di Amazzonia.

“Qui – ha spiegato - non stiamo inventando nulla, stiamo raccogliendo ciò che lo Spirito Santo ci ha detto, ciò che lo Spirito Santo ha detto alla chiesa. Questo sinodo con la novità del metodo della conversazione nello Spirito sta dando a tutti noi partecipanti non solo l'opportunità di raccogliere l'esperienza vissuta ma stiamo vivendo in piccolo l'esperienza della Chiesa universale.  C'è qualcosa che ci unisce tutti e che ci entusiasma in questo cammino sinodale che lo Spirito Santo ci sta facendo percorrere in questo momento, desidero dire che personalmente dopo quasi 52 anni di sacerdozio e 23 anni come vescovo sto vedendo come la chiesa in mezzo alle difficoltà che vive sia al suo interno come all'esterno si mette in movimento, si mette in cammino per servire solo Cristo e l'umanità”.

E’ stato poi il turno del Vescovo di Essen, Monsignor Overbeck, reduce dal cammino sinodale tedesco che non poche tensioni ha provocato anche all’interno della Chiesa stessa.

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“Il nostro cammino sinodale nazionale è iniziato – ha raccontato il presule tedesco – per i tanti casi di abusi riscontrati in Germania. Il cammino sinodale trova orientamento nel ritorno ai luoghi del sapere teologico, a partire dalla testimonianza della Bibbia e della tradizione cattolica. In Germania ci sono il  30% cattolici, il 30% protestanti ed il 40%  senza fede il che ha come che conseguenza che noi stiamo sempre in dialogo con tanti che non sono cattolici e non capiscono nemmeno la logica di pensare di vivere la fede e la chiesa. In definitiva è stato un momento di apprendimento e di pratica della sinodalità anche se non sempre tutto ha funzionato bene fin da subito da dall'inizio. Il cammino sinodale della Chiesa in Germania ha avuto anche la conseguenza che sono stati moltissimi che mi hanno chiesto se siamo ancora cattolici. Ho risposto che lo siamo e rimaniamo cattolici. Io in 14 anni di vescovo ho visto morire 300 sacerdoti e ne ho ordinati solo 15. Da qui la domanda di come non solo salvare la vita sacramentale della Chiesa ma come viverla”.

Il Vescovo francese Jean-Marc Eychenne di Grenoble-Vienne ha posto l’accento sulla “sfida che cerchiamo di affrontare anche nelle nostre chiese locali: la corresponsabilità. Il sinodo è una grande riunione per riflettere insieme e vedere come si può andare avanti e andare verso una chiesa dove il concetto di corresponsabilità è più presente. Benedetto XVI lo diceva: dobbiamo passare da una chiesa in cui ci sono pochi responsabili che saranno aiutati dai collaboratori a una chiesa dove siamo tutti corresponsabili dell'annuncio di Cristo e del Vangelo, tutti i membri del popolo di Dio con una stessa dignità, pari dignità e tutti con la capacità di poter esprimere la propria opinione”.  

Infine la testimonianza di una donna indiana, Suor Nirmala Alex Maria Nazareth, Superiora Generale delle Sorelle del Carmelo Apostolico. “Dopo tre settimane posso dire che davvero è stata una bellissima esperienza, un meraviglioso viaggio che mi ha rinnovato proprio dall'interno. Abbiamo tutti condiviso questo spazio intorno ai tavoli e quello che ho realizzato in questo contesto è che ciascuno di noi si può sentire libero e in grado di poter condividere quello che sente nel proprio cuore senza nessun tipo di timore o di pressione. C'è un grande rispetto che abbiamo gli uni per gli altri, c'è una grande libertà che abbiamo condiviso quindi anche se noi veniamo da continenti diversi, da contesti diversi alla fine noi ci siamo sentiti tutti insieme in questo cammino. E quello che vorrei inoltre sottolineare che dopo ogni condivisione ci sono stati momenti di silenzio proprio per poter riflettere e che ci hanno aiutato. Il Papa ci ha davvero fatto capire che dobbiamo essere dei profeti, essere consapevoli del segno dei tempi. Indipendentemente dal continente dal quale proveniamo, indipendentemente dalla cultura alla quale noi apparteniamo, nella quale siamo cresciuti alla fine noi siamo tutti membri di una grande famiglia di Dio.  Questo non è un viaggio che termina qui, è un processo che continuerà e che è permanente”.