“Mi piace pensare alla Chiesa come al popolo fedele di Dio, santo e peccatore. Mi piace pensare alla Chiesa come popolo semplice, umile che cammina alla presenza del Signore. E’ ancora più bello parlare del santo popolo fedele di Dio. Dico popolo fedele per evitare di cadere nei tanti approcci e schemi ideologici con cui viene ridotta la realtà del popolo di Dio”. Sono le parole di Papa Francesco, pronunciate nel corso della 18/ma Congregazione  Generale del Sinodo che si è svolta nel pomeriggio in Vaticano.

“La fede – ha ricordato Francesco - viene trasmessa in dialetto femminile. Mi piace molto pensare che nel santo popolo di Dio la fede è sempre trasmessa in dialetto e generalmente in dialetto femminile. Questo non solo perché la Chiesa è madre e sono proprio le donne che la riflettono meglio.  La Chiesa è donna, ma perché sono le donne che sanno aspettare, che sanno scoprire le risorse della Chiesa, del popolo fedele, che si spingono oltre il limite, forse con paura ma coraggiose, e nel chiaroscuro di un giorno che inizia si avvicinano a un sepolcro con l’intuizione che ci possa essere qualcosa di vivo. La donna è un riflesso della Chiesa, la Chiesa è femminile, è una sposa e madre”.

Maltrattare il popolo di Dio significa – ammonisce - deturpare “il volto della Chiesa. È doloroso trovare in alcuni uffici parrocchiali l’elenco dei prezzi come in un supermercato. O la Chiesa è il popolo fedele di Dio in cammino, santo e peccatore, o finisce per essere un’azienda di servizi vari, e quando gli agenti pastorali prendono questa seconda strada, la Chiesa diventa il supermercato della salvezza e i sacerdoti semplici dipendenti di una multinazionale”.

Infine l’affondo contro clericalismo e mondanità, due aspetti che maltrattano il “popolo santo fedele di Dio”.