Nell’udienza concessa al  Merrimack College il Papa incentra la sua riflessione sulla missione di  educare i giovani ad affrontare le sfide per crescere nella solidarietà.

Il primo punto su cui Francesco si concentra è “educare ad affrontare le sfide” ed occorrono “il linguaggio della mente, il linguaggio del cuore e il linguaggio della mano. Che si pensi quello che si sente e si fa; che si senta quello che si pensa e si fa; che si faccia quello che si sente e si pensa. Ricordo questo perché anche i nostri giovani, oggi, vivono in mezzo a parecchie criticità: a livello economico-finanziario, lavorativo, politico, ambientale e valoriale, demografico e migratorio. Ed è importante che anche a loro, nel presente come in passato, si insegni ad affrontare uniti le sfide, senza lasciarsene schiacciare, anzi reagendo perché ogni crisi, pur nella sofferenza, si trasformi in un’occasione di crescita”.

Il secondo aspetto riguarda la crescita nella solidarietà. Citando Benedetto XVI, il Papa ricorda che “non è la scienza che redime l'uomo. L'uomo viene redento mediante l'amore. Si tratta, allora, di formare le nuove generazioni a vivere le difficoltà come opportunità, non tanto per lanciarsi verso un futuro ricco di denaro e di successo, quanto d’amore: per edificare insieme un umanesimo solidale.  Si tratta di insegnare loro a individuare e dirigere le risorse disponibili, con progettualità creativa, verso modelli di vita personale e sociale improntati a giustizia e misericordia, che rendano l’esistenza di ciascuno e di tutti accettabile e dignitosa”.