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Diplomazia Pontificia, i venti anni dal più grande allargamento dell’UE

L’1 maggio si è celebrato il ventennale dell’allargamento dell’Unione Europea. Il 7 maggio, la giornata dell’Europa. Ecco come la Chiesa guarda avanti alle elezioni europee

Ambasciatori UE | Foto di gruppo dei partecipanti alla messa per l'allargamento dell'Europa a Castel Gandolfo, 6 maggio 2024 | Ambasciata di Lituania Ambasciatori UE | Foto di gruppo dei partecipanti alla messa per l'allargamento dell'Europa a Castel Gandolfo, 6 maggio 2024 | Ambasciata di Lituania

L’allargamento dell’Europa venti anni fa – si unirono all’Unione Polonia, Ungheria, Slovenia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Lettonia, Estonia, Lituania, Cipro e Malta -  è guardato con attenzione dalla Santa Sede, che oggi punta anche all’allargamento nei Balcani Occidentali, cercando per i Paesi di quella zona, su cui l’attenzione è costante, una integrazione che possa essere portatrice di pace. Anche per questo, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro vaticano per i Rapporti con gli Stati, ha celebrato la Messa che ha celebrato lo scorso 6 maggio il ventesimo anniversario dell’allargamento dell’Unione – il più largo della storia dell’organizzazione - nella chiesa di San Tommaso Villanova, nella suggestiva cornice di Castel Gandolfo. La sua omelia, il discorso dell’ambasciatore dell’Unione Europea presso la Santa Sede Alexandra Valkenburg e quello dell’ambasciatore Georges Poulides, decano del Corpo Diplomatico, hanno dato il tono all’incontro.

Tra gli eventi della settimana, un incontro su “Intelligenza artificiale, etica e bene comune” organizzato dalla Missione della Santa Sede presso le Organizzazioni Internazionali di Ginevra. Quindi, una dichiarazione della Conferenza Episcopale Polacca sulla protezione della vita, particolarmente importante in Europa se consideriamo la decisione francese di includere la libertà all’aborto nella Costituzione e poi la successiva spinta europea, con una risoluzione non vincolante sul diritto all’aborto che però ha ottenuto la maggioranza in Parlamento.

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Venti anni di allargamento dell’EU: l’omelia dell’arcivescovo Gallagher

Per i venti anni dell’allargamento dell’UE a dieci nuovi Paesi, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, ha presieduto una messa che si è tenuta nella chiesa di San Tommaso Villanova a Castelgandolfo, all’ombra delle Ville Pontificie e laddove  i Papi si recavano a celebrare la Messa nel giorno di Ferragosto quando andavano in vacanza lì.

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Tra le letture, quella della conversione di Lidia, una donna di Filippi, città che si trova a metà tra Durazzo e Bisanzio, in quello che può essere considerato il prolungamento oltre il braccio dell’Adriatico della via Appia.

È una conversione, nota l’arcivescovo Gallagher, che “deve aver lasciato una certa impressione”, perché Lidia è benestante, che inizia la giornata con la preghiera e che giunge alla fede dopo aver ascoltato Paolo, mettendo a disposizione la sua casa e le sue cose e creando quella che può essere definita “la prima comunità cristiana in Europa”.

E questo perché “le parole dell’Apostolo danno un nome ai pensieri di Lidia e le rivelano la strada” dimostrando che “la diffusione del Vangelo evangelico preceduto e accompagnato dallo spirito di Gesù fa fiorire tutte le più belle potenzialità della vita umana che crea comunione”.

Lo Spirito Santo è detto “paraclito”, ovvero avvocato difensore, promesso da Gesù, primo paraclito, durante l’ultima cena, e dunque “rende presente il Cristo invisibile in maniera duratura, ed è anche il difensore di tutti coloro che nei secoli saranno gli eredi delle testimonianze apostoliche”.

L’arcivescovo Gallagher nota che “Cristo oggi più che in passato sembra costituire un pericolo, un ostacolo che deve essere rimosso, ma l’azione dello Spirito Santo fa in modo che i cristiani non abbiano paura e non si lascino vincere dallo scoraggiamento”.

Rivolgendosi poi ai Paesi dell’Unione Europea, e ricordando l’allargamento del 2004, il “ministro degli Esteri” vaticano sottolinea: “Siete Paesi con una storia alle spalle molto più che secolare, ciascuno portatore di storie spirituali di altissimo valore, ben inseriti in una Unione Europea in cui Dio e Cesare sono distinti ma non contrapposti, in cui chi è credente è libero di professare la fede e di proporre il punto di vista nella società. Siete in una Europa che vi vede sempre più in grado di forgiare”.

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Gallagher sottolinea che “anche dalla collaborazione tra Chiesa e Stato può venire qualcosa di più utile che anima e dà vita alla convivenza civile, la rinsalda nei vincoli di una fraterna solidarietà, fornisce al singolo un progetto da realizzare insieme”.

Senza illusioni, il presule non manca di osservare che in questo momento “si sente la mancanza di una forte voce europea che sappia imporsi negli scenari di guerra”, ma sottolinea anche che “i vostri paesi forti dell’eredità cristiana e del concorso amichevole possono svolgere un ruolo essenziale nel percorso di pace”.

Venti anni di allargamento UE, le parole del Decano del Corpo Diplomatico

Al termine della celebrazione, George Poulides, Decano del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, ha ringraziato l’arcivescovo Gallagher per la sua presenza, ricordando “un evento che fu straordinario per importanza politica ed impatto simbolico”, e cioè il quinto allargamento della storia dell’UE, il più grande, che avvenne l’1 maggio 2004, e che vide “l’ingresso libero e spontaneo dei Paesi sul versante mitteleuropeo, orientale e mediterraneo dell’Europa”, dando “ancora più corpo all’idea di un continente unito attorno a principi e valori comuni e soprattutto spinto dall’aspirazione alla pace, il dono più prezioso che i popoli possano chiedere ai propri rappresentanti governativi”.

Poulides ha sottolineato che l’allargamento fu “un messaggio di eccezionale audacia”, e ha osservato che “dai limes ai muri alle cortine reali o ideologiche che per millenni hanno caratterizzato la storia di miliardi di vite e centinaia di generazioni si è approdati in pochi anni alla creazione di uno spazio libero, casa comune di milioni di persone”.

Il decano degli ambasciatori presso la Santa Sede ha messo in luce come “tutti i Paesi protagonisti dell’allargamento del 2004 hanno registrato una crescita e una prosperità sostenute”, rimarcando come siano stati “significativi in questi anni anche i progressi nel campo della cooperazione umanitaria e sanitaria”, mentre “attraverso il Meccanismo di Protezione Civile, gli Stati membri dell’UE hanno lavorato insieme per mobilitare aiuti, mezzi e risorse in occasione di calamità naturali o crisi umanitari”, con risultati tangibili come per esempio i depositi di stoccaggio di articoli medici del Programma RescEU in Lituania e Slovania, il centro di evacuazione medica dell’UE per pazienti ucraini che necessitano cure urgenti della Polonia, il corridoio marittimo che convoglia gli aiuti umanitari in Palestina e che vede Cipro in prima linea.

L’allargamento, ha continuato Poulides, ha anche dovuto affrontare diverse crisi – dalla crisi economica ai flussi migratori da Asia e Africa, fino alla pandemia e alla invasione dell’Ucraina, nonché la guerra che “sta devastando il Medio Oriente, nelle immediate vicinanze dell’Europa” – le quali “hanno talvolta apparentemente minato il progetto comune Europeo”, eppure l’UE ha saputo rispondere “approfondendo i meccanismi di integrazione e solidarietà”.

Insomma, ha concluso Poulides, “la celebrazione di questi venti anni deve ricordarci del meraviglioso percorso che è stato intrapreso e del dovere che abbiamo nei confronti dei nostri predecessori e delle generazioni a venire”, ovvero di “affrontare le gravi sfide che ci attendono con il principio dell’unità e della solidarietà”, e se necessario “inventando nuove formule, salvaguardando e sostenendo i principi fondamentali dell’Unione” che sono “democrazia, Stato di diritto, uguaglianza e libertà fondamentali, che non possiamo mai dare per scontati”.

Venti anni di allargamento UE, il discorso dell’ambasciatore Valkenburg

Al termine della celebrazione, Alexandra Valkenburg, ambasciatore dell’Unione Europa presso la Santa Sede, ha ricordato che l’allargamento fu una decisione anche emozionale per molti europei e che oggi “è facile dimenticare che l’Europa non è sempre Stata unita”, e per questo “dobbiamo ricordare lo storico significato di questo allargamento”, che è stato “un grande passo per unificare ulteriormente l’Europa dopo decenni di divisioni”.

Questo allargamento, ha aggiunto l’ambasciatore, ha portato “un senso di speranza e fede” e ha aperto la strada verso “una nuova era di libertà, pace e prosperità”.

Oggi, l’Europa insieme “mostra solidarietà nell’accogliere rifugiati dall’Ucraina e cooperare con il corridoio marittimo di Cipro”, eppure “il nostro lavoro di riunificazione del continente non è completo”, e si sapeva già da prima dell’aggressione russa in Ucraina.

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In conclusione, l’ambasciatore Valkenburg, guardando alla prossima tornata elettorale europea, ha rimarcato che “la democrazia può sembrarci ovvia oggi, ma non è sempre stato così”, perché “nemmeno tanto tempo fa, milioni di europei vivevano in tempi in cui non potevano voratre o parlare apertamente”. Insomma, “la democrazia è un dono prezioso che ci è stato consegnato dalle precedenti generazioni e che siamo chiamati ad apprezzare e valorizzare ogni giorno”.

La giornata dell’Europa e le celebrazioni dell’ambasciata UE presso la Santa Sede

Il 9 maggio, giornata della Dichiarazione Schuman che diede il via all’embrione dell’Unione Europea, è celebrata come la Giornata dell’Europa. La giornata è stata celebrata da un evento dell’ambasciata dell’Unione Europea presso la Santa Sede lo scorso 7 maggio, consistito in un concerto dell’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia presso la chiesa di San Gregorio al Celio.

Nel suo discorso, l’ambasciatore Alexandra Valkenburg ha messo in luce come i valori di democrazia, solidarietà e inclusività sono fondamentali per l’identità europea, e ha sottolineato anche l’impegno dell’UE a favore della dignità umana, della libertà, dell’uguaglianza e dello Stato di diritto.

Tra le sfide da affrontare oggi, ha detto l’ambasciatore, la manipolazione straniera e la disinformazione, ma anche la gestione delle crisi.

L’Unione, ha detto l’ambasciatore, sta mostrando solidarietà a livello globale, considerando gli sforzi in zone di conflitto come in Ucraina, Gaza e oltre. L’ambasciatore ha sottolineato che l’Unione prende molto seriamente l’opzione multilaterale, così come il tema dell’inclusività. L’UE, ha detto, è impegnata “nel garantire che ogni voce sia ascoltata nel promuovere l’appartenenza e la partecipazione attiva tra tutti i membri”.

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La Santa Sede a Ginevra, il tema dell’intelligenza artificiale

Papa Francesco ha fatto dell’intelligenza artificiale il tema centrale della diplomazia pontificia di quest’anno, dedicandovi il Messaggio per la Giornata Mondiale per la Pace, ma anche la sua riflessione per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. Ed è da tempo che la Santa Sede guarda ai possibili risvolti etici dell’uso dell’intelligenza artificiale: la Rome AI Call for Ethics, l’appello per una etica all’intelligenza artificiale, lanciata nel 2021, è stata siglata dalle maggiori multinazionali tecnologiche nonché da molte confessioni religiose (ultima, la Comunione Anglicana, che si è riunita a Roma ad inizio maggio), mentre la Santa Sede ha chiesto, durante l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite lo scorso settembre, una autorità mondiale per la regolamentazione dell’intelligenza artificiale.

È su questo sfondo che si inserisce l’evento “Intelligenza Artificiale, Etica e Bene comune” organizzato dalla Missione Permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite e altre Organizzazioni Internazionali di Ginevra. L’evento si è tenuto lo scorso 7 maggio.

Nel suo intervento introduttivo, l’arcivescovo Ettore Balestrero, osservatore permanente della Santa Sede, ha enfatizzato la natura a doppio taglio degli avanzamenti tecnologici, in particolare dell’Intelligenza Artificiale, e ha messo in luce l’esigenza di fare sì che queste tecnologie siano usate per migliorare le vita umana. Per questo, ha detto, c’è bisogno di integrare i valori etici fondamentali nelle regolamentazioni dell’intelligenza artificiale, un passaggio chiave verso la promozione del bene comune.

Doreen Bogdan-Martin, segretario generale della Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (ITU) ha messo in luce che l’Intelligenza Artificiale ha un ruolo significativo nel dibattito pubblico e messo in luce come ci siano delle applicazioni positive della IA, come per esempio nel combattere l’insicurezza alimentare, ma anche scenari negativi come i rischi causati dal pregiudizio e la disinformazione e un sempre crescente gap digitale.

È importante, per Bogdan-Martin, che il potere decisionale resti nelle mani degli uomini, e che le nazioni meno sviluppate siano comunque incluse nei piani di sviluppo dell’Intelligenza artificiale. La segretaria dell’ITU ha anche sostenuto che l’agenzia sta lavorando per principi di governance fattibile dell’intelligenza artificiale.

Padre Eric Salobir, OP, presidente del Comitato Esecutivo della Fondazione della Tecnologia Umana e fondatore di OPTIC, ha messo in luce la crescente abilità dell’Intelligenza Artificiale di imitare la conversazione umana, e ha detto che modelli generativi di intelligenza artificiale come ChatGPT necessitano di una più profonda riflessione riguardo la nostra relazione con la tecnologia, specialmente se l’Intelligenza Artificiale comincia a rendere più sfumate le linee di demarcazione tra la comunicazione umana e quella della macchina.

Preoccupante, secondo Padre Salobir, è il ruolo dell’intelligenza artificiale nel “ridefinire l’interazione umana, i ruoli del lavoro, e la nostra comprensione di verità e autonomia”, e ha rimarcato il bisogno di una accurata regolamentazione e governance etica, chiedendo una cornice internazionale per assicurare i benefici dell’Intelligenza artificiale a tutta l’umanità.

Dominique Lambert, professore dell’Università di Namur e dell’Università Cattolica di Lovanio, ha invece affrontato il tema dell’intelligenza artificiale e delle sue applicazioni militari. Lambert ha messo in luce come, a differenza delle tecnologie tradizionali, l’IA incorpora inerentemente le voci etiche senza che queste siano definite, impattando potenziale la dignità umana. Lambert sostiene che le decisioni umane, che siano militari o legali, non debbano essere ridotte a meri calcoli, perché i modelli matematici non possono catturare lo spettro completo della vita umana, mentre c’è bisogno di una supervisione umana riguardo lo sviluppo dell’intelligenza artificiale.

Emmanuel Brochier, Decano della Facoltà Libera di Filosofia e Psicologia a Parigi, ha fatto una analisi critica dell’Intelligenza Artificiale, che ha distinto dall’intelligenza umana, caratterizzata da un adattabilità teologica, e ha chiesto una rivalutazione filosofica dell’Intelligenza Artificiale che consideri le uniche complessità della cognizione umana oltre i meri processi fisici.

Padre Paolo Benanti, membro dell’advisory board sull’intelligenza artificiale stabilità dal Segretario Generale delle Nazioni Unite, ha elencato alcune iniziative del board, tra cui quella della creazione di una roadmap globale per la governance dell’Intelligenza Artificiale attraverso 15 funzioni obiettivo che possano avere un impatto globale, di cui si parlerà anche al prossimo G7, in una sessione cui, tra l’altro, parteciperà anche Papa Francesco.

Concludendo l’evento, l’arcivescovo Balestrero ha enfatizzato l’importanza di includere valori cruciali nelle regolamentazioni dell’Intelligenza Artificiale come inclusione, trasparenza, sicurezza, eguaglianza, privacy e affidabilità per indirizzare il suo sviluppo verso obiettivi positivi.

La Santa Sede all’Organizzazione degli Stati Americani, per il controllo dell’abuso di droga

Il 7 maggio, monsignor Juan Antonio Cruz Serrano, osservatore permanente della Santa Sede presso le Organizzazione degli Stati Americani, ha preso la parola nel settantacinquesimo periodo ordinario di sessioni della Commissione Interamericana per il controllo dell’abuso di droghe.

Nel suo intervento, monsignor Cruz Serrano ha sottolineato che “il controllo dell’abuso di droghe è una priorità della regione”, come lo è a livello globale, perché “la distribuzione e il consumo di droghe ha molte implicazioni negative nella vita delle persone, sulle loro famiglie, sull’intera società”, tanto che di fatto “il mondo attuale è determinato, tra le altre cose, dall’influsso penetrante del narcotraffico e del consumo crescente di droghe”, e questo succede anche in luoghi “dove le forme di democrazia e sviluppo sono molto avanzate”.

Papa Francesco, ha detto l’osservatore della Santa Sede, ha trattato il tema in più occasioni. La Santa Sede considera “essenziale” che tutti gli attori politici e sociali collaborino per combattere il traffico e l’abuso di draga, e ritiene anche “una inversione dell’educazione perché questo aiuterebbe a combattere ogni tipo di corruzione, come anche la produzione e il traffico di droga, che ostacolano lo sviluppo e la convivenza pacifica della stessa società”.

Monsignor Cruz Serrano sottolinea anche che è il dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale a coordinare l’azione ecclesiale sulla questione, “offrendo aiuto a quanti lo chiedono e ne hanno bisogno, soprattutto a quelle comunità più fragili e modeste, che soffrono le conseguenze del consumo di droghe, l’impatto del narcotraffico e del crimine organizzato”.

A livello regionale, invece, il rappresentante della Santa Sede indica il lavoro del Consiglio Episcopale dell’America Latina e dei Caraibi (CELAM) in collaborazione con la CICAD.

No, “la Santa Sede non resta indifferente di fronte alla ferita profonda che produce la droga in tante persone e nella società”, e valorizza “tutti gli sforzi della CICAD per creare sinergie nella promozione della cultura della vita”.

La Santa Sede a New York, il Forum ONU sulle Foreste

Il 6 maggio, si è tenuto presso la sede di New York delle Nazioni Unite il Forum ONU sulle foreste. L’arcivescovo Gabriele Caccia, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a New York, ha riaffermato nel suo intervento l’importanza di un approccio olistico alla difesa dell’ambiente. In particolare, la cura dell’ambiente – ha detto – non può essere separata dalla nostra preoccupazione per il benessere umano. Ha anche chiesto di espandere le aree protette, e allo stesso tempo di bilanciare gli obiettivi di conservazione con i bisogni delle comunità locali.

Il nunzio ha anche ribadito che l’ecologia integrale enfatizza l’importanza di affrontare le cause alla base del degrado ambientale, e che per questo è particolarmente importante adottare un approccio di ecologia integrale che valorizzi l’interconnessione dei fattori ambientali, sociali ed economici.

Un seminario sull’alleanza tra le Organizzazioni Internazionali e la Società Civile

Il prossimo 22 maggio, presso l’Università LUMSA di Roma, la Missione Permanente della Santa Sede presso la FAO, l’IFAD e il PAM e il Forum Roma delle Organizzazioni Non Governative di ispirazione cattolica organizzano un seminario di studio su “Alleanza tra Organizzazioni Internazionali e Società Civile: una cooperazione da rinforzare”.

Come dice il titolo, durante l’evento, si parlerà della necessità di favorire un migliore e più stretto dialogo tra le Organizzazioni del polo romano delle Nazioni Unite – cioè, le sue agenzie dell’alimentazione – e la società civile. Tra i temi di discussione, anche una riforma delle Nazioni Unite – tra l’altro chiesta più volte dalla Santa Sede, e in maniera molto precisa nella enciclica Caritas in Veritate di Benedetto XVI – e del rapporto tra le organizzazioni internazionali e la società civile. Alcune proposte, in passato, sostenute anche dall’economista Stefano Zamagni, oggi presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, parlavano anche di una “Terza camera” alle Nazioni Unite dedicate proprio alle organizzazioni internazionali.

Secondo il concept dell’evento, “il ‘cambiamento d’epoca’ (Papa Francesco, Incontro con i rappresentanti del V Convegno nazionale della Chiesa italiana, Firenze, 10 novembre 2015) in cui siamo immersi richiede infatti di tornare a porre al centro della nostra azione la Persona umana, incluse le ‘formazioni sociali ove si svolge la sua personalità’ (art. 2 Costituzione Italiana)”, e per questo “risulta estremamente urgente riproporre il dialogo tra Organizzazioni internazionali e società civile, rafforzando la cooperazione e promuovendo il principio di sussidiarietà per tornare a riallacciare i legami con i territori e le persone”.

                                                           FOCUS EUROPA

Fine vita, la posizione dei vescovi polacchi

Riunito a Jasna Gora il 2 maggio, il Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Polacca ha pubblicato una posizione sulla protezione legale della vita umana. Di fronte alla libertà di aborto proclamata dalla Costituzione Francese e alle pressioni contenute nell’ultima risoluzione non vincolante del Parlamento europeo sul tema, i vescovi, che nel 2020 sostennero la decisione che rendeva illegale l’aborto in caso di malformazione del feto e che oggi si ritrovano con un governo che sta muovendo i primi passi per rendere legale la pratica dell’aborto tout court, hanno deciso di prendere una posizione netta.

La posizione dei vescovi polacchi prende le mosse dalla Dichiarazione Dignitas Infinita del Dicastero per la Dottrina della Fede. “In vista della crescente pressione nello spazio pubblico e delle azioni dei governi di cambiare la protezione legale della vita umana verso la legalizzazione dell’uccisione dei bambini nel grembo della madre, vogliamo richiamare l’inequivocabile e mai cambiata posizione della Chiesa sulla questione”, scrivono i vescovi polacchi.

La posizione riprende larghi estratti della Dignitas Infinita, in cui si sottolinea che “sulla base del valore intangibile della vita umana, il magistero della Chiesa ha sempre parlato contro l’aborto, e che, nonostante il fatto ci sia stata una cosmetica di linguaggio che ha portato a chiamare l’aborto “interruzione di gravidanza”, “nessuna parola ha il potere di cambiare la realtà delle cose” e cioè che “l’aborto procurato è l’uccisione deliberata e diretta, attraverso qualunque mezzo, di un essere umano nella fase iniziale della sua esistenza, che si estende dal concetto di nascita”.

I vescovi polacchi chiedono dunque, “nel contesto della preoccupazione per la vita e lo sviluppo dei bambini”, che i fedeli “si uniscano all’iniziativa del Santo Padre Francesco di stabilire la Prima Giornata Mondiale dei Bambini” che sarà celebrata il 25 e 26 maggio 2024”, ricordando “nelle nostre preghiere quei bambini che non hanno mai potuto vedere la luce del sole”.

                                                           FOCUS AMBASCIATE

Comincia il suo lavoro il nuovo ambasciatore di Argentina presso la Santa Sede

Nella mattina del 7 maggio, l’arcivescovo Edgar Peña Parra, Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato vaticana, ha ricevuto il nuovo ambasciatore di Argentina Pablo Maria Beltramino, che gli ha presentato la copia delle lettere credenziali. Manca ora solo il passaggio della presentazione delle credenziali nelle mani del Papa, ma Beltramino in questo modo può già essere operativo.

Beltramino ha dato notizia della presentazione della copia delle credenziali in una nota.

“Come previsto dalla procedura – ha scritto -  oggi ho consegnato copia delle mie Credenziali a S.E.R. Monsignor Edgar Peña Parra, Sostituto della Segreteria di Stato per gli Affari Generali, e presto le presenterò in originale a Sua Santità Papa Francesco. È un onore per me rappresentare l’Argentina presso il Vaticano. Le porte dell’Ambasciata sono sempre aperte e, insieme al prezioso team di professionisti che mi accompagna, continueremo a rafforzare i forti legami storici che esistono tra la Repubblica Argentina e la Santa Sede a sostegno del nostro Paese, dei nostri connazionali e dei valori universali condivisi”.

La nomina di Beltramino era stata comunicata dallo stesso presidente Milei a Papa Francesco durante l’udienza dello scorso 12 febbraio.

Beltramino ha preso il posto di Maria Fernanda Silva, nominata nel 2020 dall’ormai ex presidente Fernandez. Silva è tornata lo scorso 6 febbraio su ordine del governo argentino, lasciando la delegazione in mano a Sofia Sanchez Acosta, incaricata d’Affari.

Beltramino, sposato e padre di tre figli, è stato segretario del Cancelliere Guido Di Tella durante la presidenza di Carlos Menem e poi anche del cancelliere Adalberto Rodriguez durante la presidenza di Fernando de la Rua. Beltramino è figlio di un diplomatico che ebbe un ruolo importante negli accordi delle comunicazioni del 1971 con il Foreign Office britannico sulla questione delle Malvinas / Falkland.

Laureatosi come avvocato all’Università Cattolica Argentina, Beltramino lavora al Ministero degli Esteri dal 1991, ed ha avuto incarichi nel Consolato generale e Centro di Promozione a New York, nell’Ambasciata dei Paesi Bassi come capo della cancelleria, e quindi ambasciatore di Argentina in Vietnam,

La scelta di un diplomatico di carriera da parte di Milei gli permette di non dover passare dall’approvazione del Senato per la nomina. Gli ambasciatori politici invece necessitano dell’approvazione del Senato, e infatti sono al voto gli ambasciatori di Stati Uniti e Colombia, presentati a dicembre.

                                               FOCUS CENTRO AMERICA

Il Cardinale Parolin parla del dramma di Haiti

Lo scorso 9 maggio, il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, ha partecipato ad un forum sulla situazione di Haiti promosso dalla Academia de Lideres Católicos, centro di formazione con base in Cile, insieme a diversi politici latinoamericani. Tema dell’incontro era “Priorità per la Regione e Agenda per la sua transizione”.

Il Segretario di Stato vaticano ha sottolineato nel suo intervento che “Haiti richiede l’attenzione di tutti”, ricordando le conseguenze dell’attuale crisi del Paese, che vede un sistema sanitario al collasso, la mancanza di cibo, una violenza diffusa e l’azione delle bande criminali che hanno incrementato le loro attività, in particolare traffico di droga e armi.

Attualmente, il Paese è in crisi umanitaria, e 5 degli 11 milioni di abitanti di Haiti sono “in condizioni di necessità”, mentre oltre 1 milione di persone “affronta livelli altissimi di malnutrizione, in particolare i bambini”, mentre aumentano gli sfollati interni ed esterni, che sono migliaia.

Il cardinale Parolin ha apprezzato la costituzione del Consiglio presidenziale di Transizione, passo da accogliere positivamente, ha detto, e che la Chiesa è chiamata ad accompagnare. Secondo il Segretario di Stato vaticano non si devono risparmiare sforzi per “sostenere i percorsi che mirano a condurre il Paese verso lo svolgimento di elezioni democratiche” che potranno fornire autorità e istituzioni necessarie per intraprendere la ricostruzione.

La Chiesa, da parte sua, è chiamata ad accompagnare la tradizione. I vescovi di Haiti hanno fatto sapere che non entreranno nel Consiglio, e questo è un passo condiviso da Parolin, che parla di un accompagnamento con l’esempio e con il servizio, operando in modo da “umanizzare le decisioni e i passi che avvicinano il cambiamento tanto desiderato”.

Al seminario sono intervenuti anche tre ex presidenti di Paesi latinoamericani: Miguel Ángel Rodríguez del Costa Rica; Eduardo Frei Ruiz del Cile; Felipe Calderón del Messico.

Rodríguez ha sottolineato che aiutare “i nostri fratelli più poveri” deve essere un impegno di tutte le nazioni dell’America Latina. Sulla stessa linea, Frei Ruiz ha detto che i Paesi del continente “non possono lasciare una nazione della nostra regione abbandonata in questo modo, preoccupiamoci di dare un piccolo aiuto solidale”. Calderón ha invece definito essenziale “che si stabiliscano lo stato di diritto e la legalità e si proteggano le libertà fondamentali, senza le quali non può esserci vita, dignità e sviluppo”