Città del Vaticano , venerdì, 16. maggio, 2025 10:00 (ACI Stampa).
Si chiama “Requiem”, ed un quadro di Bohdan Pylpiv, padre del soldato morto in guerra Andriy, che mostra un embrione avvolto nella molla di un orologio, ed è il regalo, molto evocativo, che l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, padre e capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, ha donato a Leone XIV nella prima udienza privata concessagli dal Papa da poco eletto.
L’udienza, tra le prime udienze private concesse dal nuovo Papa, rimette insieme il filo della relazione tra Santa Sede e Ucraina. C’è un invito aperto per un Papa in Ucraina, inoltrato a Francesco che però legava il suo viaggio a Kyiv ad un passaggio a Mosca, e poi ribadito a Leone XIV, prima dal presidente ucraino Zelensky e poi dallo stesso capo della Chiesa greco-cattolica ucraina nell’udienza dello scorso 15 maggio. Il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede, ha definito “prematuro” un viaggio, e lo stesso Shevchuk ha detto al Papa che i tempi saranno da definire. Quella che però va registrata è un’apertura diversa.
Papa Francesco aveva seguito con attenzione il conflitto in Ucraina sin dall’autoproclamazione delle repubbliche del Donbass e Donetsk e l’annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014. Ha lanciato una Colletta Straordinaria per l’Ucraina nel 2016, che ha dato vita a diversi progetti sul campo, e nel 2019 ha voluto un interdicasteriale con il Sinodo e i vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina, durante il quale sia Francesco che Parolin parlarono per la prima volta di “guerra ibrida”.
Con lo scoppio del conflitto nel 2022, Papa Francesco non ha lesinato appelli per la pace, portando avanti una diplomazia personale, anche inviando il Cardinale Matteo Zuppi a Kyiv, Mosca, Pechino, Washington come emissario di pace. Zuppi ha soprattutto aiutare a stabilire un meccanismo per la restituzione dei bambini ucraini che si trovano in territorio russo, che ha dato qualche frutto.
I rapporti diplomatici tra Ucraina e Santa Sede hanno vissuto di alti e bassi, tra le dichiarazioni estemporanee di Francesco e l’impegno della diplomazia pontificia, mentre il sostegno all’Ucraina non è mai mancato. La Santa Sede ha sempre sostenuto una pace giusta, mettendo in luce tra l’altro come sul tavolo dei negoziatori dovesse necessariamente sedere la Russia.