Fu a Montmartre che nel 1871 scoppiò la rivolta contro la Comune di Parigi a seguito della sconfitta contro la guerra franco-prussiana, moti repressi con la forza causando 30 mila morti.
L’arcivescovo di Parigi Joseph Hyppolite Guibert descrisse la sconfitta militare come una punizione divina per i peccati della Francia, e a partire dal 1872 perseguì l’idea di una Chiesa nazionale per l’espiazione dei peccati, dedicata al Sacro Cuore di Gesù. Era una scelta in controtendenza, perché in quei tempi venivano soprattutto costruite basiliche mariane, a Lourdes, Marsiglia e Lione.
L’idea di Guibert, che si ispirava alle visioni di Santa Margherita Maria Alocoque (1647 – 1690), la quale aveva chiesto a Luigi XIV, il “Re sole”, di consacrare tutta la Francia al Sacro Cuore di Gesù e di costruire una chiesa a Parigi per quello scopo.
Il Parlamento si fece promotore di questa idea di “riconquista cristiana” della collina dei martiri, e così la costruzione della Basilica di Montmartre ebbe inizio. Il quartiere fu radicalmente riprogettato, le bettole e le vecchie fattorie che davano rifugio a criminali e bohemièn lasciarono il posto ad eleganti edifici residenziali lungo grandi scalinate, che di fatto sfrattarono gli abitanti poveri. Persino gli artisti, a paritre dal 1910, lasciarono la collina dei martiri, spostandosi preferibilmente a Montparnasse in cerca di affitti più accessibili.
I pellegrinaggi al Sacro Cuore cominciarono quasi immediatamente, e nel 1876 fu stabilita una cappella temporanea, anche per sostenere i costi di costruzione, lievitati di fronte ad un terreno argilloso che rendeva difficile la costruzione.
Nel 1881, la Sinistra Repubblicana vinse le elezioni e Léon Gambetta e Georges Clemenceau si scagliarono contro il progetto “reazionario” della Basilica, cui vi contrappose la Tour Eiffel, costruzione che sarebbe dovuta essere provvisoria per l’Expo di Parigi e che invece resta tuttora come un simbolo di Parigi.
Nel 1902 si stabilì il governo Combes, ancora più anticlericale, che ruppe le relazioni diplomatiche con la Santa Sede nel 1904, e mise il Sacro Cuore sotto amministrazione controllata, vagliando il progetto di una riconsacrazione repubblicana.
Nonostante questo, i lavori continuarono. La maggior parte dei lavori fu completata nel 1912, l’edificio su ultimato nel 1914. La consacrazione era stata programmata per il 17 ottobre 1914, ma lo scoppio della Prima Guerra Mondiale lo rimando, le Basilica fu finalmente consacrata solo il 16 ottobre 1919, alla presenza del Cardinale Antonio Vico, legato Pontificio, e del Cardinale Léon-Adolphe Amette, arcivescovo di Parigi, nonché di tutti i leader ecclesiastici di Parigi, ma senza la presenza del governo.
Nonostante condizioni economiche difficilissime a seguito della guerra, la Basilica divenne presto un punto di riferimento per la città di Parigi, sebbene profondamente criticato per l’architettura. Addirittura, nel 2017 ci fu la proposta di una “grande festa di demolizione”, per quella che veniva definita “una verruca di Versailles che offende la memoria della Comune di Parigi. Ma il sindaco Anne Hidalgo sottolineò che la demolizione non era ammissibile.
Dal 1885, c’è una adorazione eucaristica perpetua, che non si fermò né sotto le bombe del 1944 e nemmeno durante la pandemia. Dal 2020, Le Sacre Coeur è stata dichiarata monumento nazionale.
Secondo il Codice del Patrimonio di Francia, un edificio registrato come monumento storico può ricevere fino al 40 per cento dei sussidi statali per i suoi lavori di conservazione e ristrutturazione, mentre un edificio storico può beneficiare di sussidi illimitati. E tutti i segnali prevedono che sarà questo il destino de le Sacre Coeur, con un iter che si chiuderà burocraticamente nel 2021.
La Basilica è visitata da 10 milioni di persone l’anno, ed è uno dei monumenti più conosciuti di Francia. Quest’anno, se ne stava celebrando il Giubileo. Ed è stato proprio nell’anno del suo Giubileo che la Basilica ha dovuto, per la prima volta nella sua storia, chiudere le sue porte. Non ha però fermato la sua adorazione eucaristica, che va avanti ininterrottamente dal’1 agosto del 1885 (con le eccezioni del Venerdì Santo), curata dalle Suore Benedettine del Sacro Cuore di Montmartre. Ogni suora del convento deve pregare in adorazione due volte al giorno per una ora, garantendo così una presenza costante di 24 ore su 24 davanti al Santissimo Sacramento.
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Può sembrare strano checi sia voluto così tanto a includere la basilica nella lista dei monumenti storici. Notre Dame fu inclusa nella lista poco dopo il suo restauro, nel 1862, il Museo del Louvre nel 1899. Per Montmartre c’è voluto più di un secolo.
Il ritardo potrebbe anche essere dovuto al fatto che il monumento è stato associato alla cosiddetta “settimana di sangue” del 1871, quando un gruppo di sinistra della Comune di Parigi si ribellò contro il governo, e – proprio nel luogo dove si trova ora il Sacro Cuore, uccisero due generali.
Ma sono state anche le polemiche che hanno rallentato il riconoscimento. Nel suo libro “Parigi”, Emile Zola chiamò le Sacre Coeur “uno schiaffo in faccia alla ragione”; costruito per “glorificare l’assurdo”, mentre altri militanti in tempi recenti ne hanno chiesto la demolizione.
Eppure, il Sacro Cuore è ancora lì, impermeabile a tutto, con la sua adorazione eucaristica perpetua che resta, in fondo, la sua vera forza.