Città del Vaticano , mercoledì, 26. novembre, 2025 14:00 (ACI Stampa).
Prima di tutto, le curiosità: è sensibilmente aumentata la spesa per lo staff delle nunziature apostoliche, resta intatto e ampio il grande impegno per le Chiese in difficoltà, e c’è persino un contributo di una ventina di milioni che viene direttamente dal Governatorato dello Stato di Città del Vaticano. Sembrano dettagli marginali, ma fanno parte di alcuni temi da sviluppare sul bilancio della Santa Sede, pubblicato il 26 novembre e relativo al 2024.
Insomma, a leggere i dati del bilancio, non possiamo ancora parlare davvero di un “effetto Leone XIV”, ma alla fine si deve anche considerare che tutta la narrazione sul deficit della Santa Sede si scontra con un bilancio che mostra un avanzo di 1,6 milioni di euro, mentre nel 2023 c’era un disavanzo di 51,2 milioni di euro. E se è vero che nel bilancio della Santa Sede rientrano, a partire dal 2022, anche gli ospedali (l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, il Fatebenefratelli) che ovviamente portano utili, allora questa inversione di tendenza va verificata sul lungo periodo.
E però si vedono i primi segni di un qualcosa che deve cambiare: c’è stata una crescita delle donazioni – che l’ultimo bilancio dell’Obolo di San Pietro mostrava comunque in declino -, si è riusciti a piazzare qualche investimento finanziario, si è ripreso a gestire il patrimonio immobiliare con qualche ulteriore profitto.
Papa Francesco sembrava puntare molto sulle donazioni, tanto da aver istituito poco prima di essere ricoverato, l’11 febbraio 2025, una commissione per le donazioni pontificie che Leone XIV ha per ora messo nel congelatore, anche perché doveva ancora definire un metodo di lavoro. All’inizio del pontificato di Francesco c’era l’idea di fare investimenti più speculativi – fu chiesto al comitato degli investimenti dell’IOR –, poi quella di razionalizzare i costi, poi quella di razionalizzare il comparto finanziario. Ma erano tutte soluzioni di breve termine, e ora si vedrà se Leone XIV darà vita ad un nuovo corso.
Di certo, il fatto che ci sia un contributo del Governatorato dice qualcosa della struttura stessa delle finanze della Santa Sede. Dal Governatorato non abbiamo un bilancio dal 2016, l’ultima volta in cui fu pubblicato insieme a quello della Santa Sede. Ma il fatto che i due bilanci fossero pubblicati insieme raccontava anche di una collaborazione tra enti, perché il bilancio della Santa Sede non è un bilancio di profitti, ma di uscite – costa il personale, costano le strutture, costano le missioni – e le entrate non possono essere solo donazioni. Invece, lo Stato della Città del Vaticano ha una liquidità immediata, non fosse altro che per lo sbigliettamento dei Musei Vaticani, e dunque può sostenere il sistema. La separazione dei bilanci ha dato l’idea che non potesse esserci collaborazione. Ma questa collaborazione c’è, ed è certificata.





