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Finanze vaticane, il bilancio della Santa Sede tra segnali positivi e il futuro

In attesa delle decisioni di Leone XIV, la Segreteria per l’Economia mostra un quadro più roseo di quello dell’ultimo disavanzo di poco più di 50 milioni. Quali le prossime mosse?

Bilancio della Santa Sede | La copertina del Bilancio della Santa Sede | Segreteria per l'Economia Bilancio della Santa Sede | La copertina del Bilancio della Santa Sede | Segreteria per l'Economia

Prima di tutto, le curiosità: è sensibilmente aumentata la spesa per lo staff delle nunziature apostoliche, resta intatto e ampio il grande impegno per le Chiese in difficoltà, e c’è persino un contributo di una ventina di milioni che viene direttamente dal Governatorato dello Stato di Città del Vaticano. Sembrano dettagli marginali, ma fanno parte di alcuni temi da sviluppare sul bilancio della Santa Sede, pubblicato il 26 novembre e relativo al 2024.

Insomma, a leggere i dati del bilancio, non possiamo ancora parlare davvero di un “effetto Leone XIV”, ma alla fine si deve anche considerare che tutta la narrazione sul deficit della Santa Sede si scontra con un bilancio che mostra un avanzo di 1,6 milioni di euro, mentre nel 2023 c’era un disavanzo di 51,2 milioni di euro. E se è vero che nel bilancio della Santa Sede rientrano, a partire dal 2022, anche gli ospedali (l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, il Fatebenefratelli) che ovviamente portano utili, allora questa inversione di tendenza va verificata sul lungo periodo.

E però si vedono i primi segni di un qualcosa che deve cambiare: c’è stata una crescita delle donazioni – che l’ultimo bilancio dell’Obolo di San Pietro mostrava comunque in declino -, si è riusciti a piazzare qualche investimento finanziario, si è ripreso a gestire il patrimonio immobiliare con qualche ulteriore profitto.

Papa Francesco sembrava puntare molto sulle donazioni, tanto da aver istituito poco prima di essere ricoverato, l’11 febbraio 2025, una commissione per le donazioni pontificie che Leone XIV ha per ora messo nel congelatore, anche perché doveva ancora definire un metodo di lavoro. All’inizio del pontificato di Francesco c’era l’idea di fare investimenti più speculativi – fu chiesto al comitato degli investimenti dell’IOR –, poi quella di razionalizzare i costi, poi quella di razionalizzare il comparto finanziario. Ma erano tutte soluzioni di breve termine, e ora si vedrà se Leone XIV darà vita ad un nuovo corso.

Di certo, il fatto che ci sia un contributo del Governatorato dice qualcosa della struttura stessa delle finanze della Santa Sede. Dal Governatorato non abbiamo un bilancio dal 2016, l’ultima volta in cui fu pubblicato insieme a quello della Santa Sede. Ma il fatto che i due bilanci fossero pubblicati insieme raccontava anche di una collaborazione tra enti, perché il bilancio della Santa Sede non è un bilancio di profitti, ma di uscite – costa il personale, costano le strutture, costano le missioni – e le entrate non possono essere solo donazioni. Invece, lo Stato della Città del Vaticano ha una liquidità immediata, non fosse altro che per lo sbigliettamento dei Musei Vaticani, e dunque può sostenere il sistema. La separazione dei bilanci ha dato l’idea che non potesse esserci collaborazione. Ma questa collaborazione c’è, ed è certificata.

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Fatte queste premesse, andiamo a leggere i numeri, che sono quelli che contano di più in un bilancio. Rispetto al 2023, il disavanzo è sceso di quasi il 50 per cento, passando da 83 milioni a 44 milioni di euro. Le entrate sono aumentate di 79 milioni, grazie alle doanzioni e alla gestione ospedaliera. La gestione finanziaria ha generato attivi pari a 46 milioni di euro, grazie a plusvalenze derivanti dalle attività del Comitato Investimenti, che però riguardano solo l’anno in corso.

Il bilancio – che non viene più definito “bilancio di missione” – sottolinea che “il 2024 può essere un punto di svolta” se si riduce il deficit operativo della Santa Sede negli anni.

I profitti da donazioni esterne sono cresciuti del 12 per cento; la gestione immobiliare e commerciale registra in entrambi i casi un aumento del 7 per cento, e i profitti degli ospedali segnano in più un aumento del 4 per cento.

Togliendo la gestione degli ospedali dal quadro, il deficit operativo scende da 46 a 33,5 milioni di euro, grazie a risultati finanziari straordinari (di 52 milioni di euro) che, però, derivano da una situazione eccezionale, ovvero la vendita di investimenti storici per l’avvio delle attività del Comitato di Investimento.

Dal canto loro, gli ospedali hanno concluso il 2024 con un surplus di 18,7 milioni di euro, mentre nel 2023 registravano un deficit di 8,8 milioni di euro, e si è deciso di mettere questo surplus in riserve.

Andando più in dettaglio sul bilancio: i profitti operativi: i profitti autogenerati ammontano a 217,8 milioni di euro, mentre erano 2025,3 nell’anno precedente. I profitti immobiliari hanno un aumento di circa 7 milioni (da 1017 milioni a 107,8), il dato commerciale anche registra una sensibile crescita, e le donazioni ammontano a 237,6 milioni di euro, mentre nel 2023 erano di 217,6 milioni di euro.

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Le Chiese locali in difficoltà in specifici contesti di evangelizzazione sono state aiutate con 146,40 milioni di euro; le spese per il comparto “Culto ed Evangelizzazione” hanno ammontato a 56,80 milioni di euro; la comunicazione del messaggio (che include soprattutto le attività del Dicastero della Comunicazione) ha pesato per 45,50 milioni di euro. I servizi caritativi ammontano a 37,32 milioni di euro, le spese per le nunziature a 38,84 milioni, quelle per il patrimonio storico per 19,58 milioni di euro. Poi, ci sono voci minori: le istituzioni accademiche hanno pesato sul bilancio per 11,2 milioni, lo sviluppo umano per 7,8 milioni, educazione, scienza e cultura per 4,30 e Vita e Famiglia per 4,50.

In termini percentuali: il sostegno alle Chiese locali in difficoltà pesa per il 37 per cento del totale, culto ed evangelizzazione per il 14 per cento, comunicazione del messaggio per il 12 per cento, e nunziature apostoliche e servizio alla carità rispettivamente per il 10 per cento.

Maximino Caballero Ledo, prefetto della Segreteria per l’Economia vaticano, ha spiegato che “nonostante il significativo miglioramento conseguito, permane un deficit operativo di 44,4 milioni di euro”. Si prosegue quindi con determinazione nel percorso verso la piena sostenibilità finanziaria, trasformando questa sfida in un'opportunità di consolidamento e crescita, da affrontare con continuità, realismo e disciplina, mantenendo un equilibrio tra l’impegno missionario e una gestione responsabile delle risorse”.

L’impatto di Leone XIV si vedrà solo nel bilancio del prossimo anno. Quando, si spera, le donazioni continueranno a crescere, e magari si giungerà a una nuova ristrutturazione delle finanze vaticane. Forse, con un ritorno all’antico, ovvero alla collaborazione finanziaria tra dicasteri e la gestione personale, come lascia intendere la decisione di Leone XIV di permettere ad ogni dicastero di investire anche al di fuori dell’Istituto per le Opere di Religione.

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