Roma , venerdì, 28. novembre, 2025 18:00 (ACI Stampa).
Comincia il Tempo dell’Avvento, troppo spesso dedicato a frenetiche attività di shopping, feste, cene, apertivi, mercatini, che di spirito natalizio hanno spesso e volentieri solo l’involucro luccicante. Per fortuna, ci sono anche molte occasioni di riflessione, preghiera, autentico incontro. E per fortuna il mercato editoriale offre molte proposte in questo senso, per essere accompagnati nella lettura e nell’approfondimento del reale significato del Natale.
Le Edizioni Ares, tra i molti e interessanti titoli, propone “Duc in altum. Avvento 2025. Meditazioni con don Pietro Margini e Papa Leone”, un vero e proprio percorso di preghiera, anche per chi non lo sa fare o lo fa senza troppa convinzione…Una compagnia per imparare proprio a meditare, in quella modalità di preghiera che don Pietro Margini (1917-1990, riconosciuto “servo di Dio”) ha insegnato a giovani e famiglie come metodo per crescere nella fede e nell’amore del Signore. Una preghiera che aiuta ad andare nella profondità della propria anima, là dove davvero si incontra Dio. Insieme alle meditazioni ispirate da don Margini ci sono quelle indicate da papa Leone XIV. Una sorta di autentico calendario dell’Avvento, ovvero un itinerario spirituale, ben diverso dagli insipidi calendari pieni di pupazzetti, cioccolatini e sciocchezze varie che ora furoreggiano. Una guida per ritrovare il vero sapore del Natale. Soprattutto i giovani dovrebbero imparare, come indica papa Leone XIV, che a “scegliere si impara attraverso le prove della vita, e prima di tutto ricordando che noi siamo stati scelti”. Anche il tempo dell’Avvento è un periodo di scelte, per esempio quella di trovare spazi di silenzio e di preghiera, in mezzo al chiasso, sia pure a volte piacevole, dei vari festeggiamenti prenatalizi.
Torna l’appuntamento dedicato alle feste dell’arcivescovo di Milano Mario Delpini, dedicato principalmente ai bambini, con le illustrazioni di Ileana Romito. Ed ecco due nuovi racconti per accompagnare il tempo dell’attesa, che descrivo le avventure di un angelo nelle nostre città, dominate da una frenesia spesso priva di gioia vera e dove non è facile parlare e incontrarsi. L’angelo fa comprendere, a cui lo incontra, quali sono le cose che realmente contano e rendono la vita più bella. Perché quel primo Natale che avvolse di luce il mondo intero continui a ad essere storia vera, quotidiana, non un bel ricordo da festeggiare.
Due piccoli grandi classici da leggere, o rileggere. Non si può non ricordare il Canto di Natale di Charles Dickens. Da quando è stato pubblicato nel 1843 questo racconto non ha smesso di appassionare schiere di lettori in tutto il mondo e può vantare infinite versioni, sia letterarie che cinematografiche, in forma di fumetti e cartoni animati, musical… In una edizione integrale di Rusconi, torna dunque Ebenezer Scrooge, avaro e insensibile, totalmente indifferente al calore umano e allo spirito natalizio. Tornando ad affrontare i vari “spiriti” natalizi e trasformandosi in un uomo capace di vivere, amare e sperare. Il testo originale mantiene intatta la sua fascinazione e la bellezza della scrittura di uno dei più grandi scrittori, forse di tutti i tempi. Senza niente togliere alle varie versioni e rivisitazione, l’originale rimane imbattibile.
Torniamo in Italia, con un altro gigante della letteratura. Ecco una straordinaria novella di Grazia Deledda sul Natale, intitolata "Il dono di Natale", pubblicata per la prima volta nel 1930. Il racconto, che è tra le sue novelle più famose, è ambientata in una Sardegna innevata in attesa del Natale, descrivendo la magia della festa attraverso gli occhi di un bambino, Felle, e le tradizioni di una famiglia di pastori, poveri ma compassionevoli e colmi di speranza, in attesa di una nuova vita. Tutta la narrazione ruota intorno all’idea del dono, sia quello materiale che quello interiore, che è tradizionalmente connesso con il periodo natalizio. Siamo immersi nell’atmosfera di un paese povero ma ricco di dignità, in cui anche i più miseri possono contare su uno sguardo amichevole; gli occhi di un bambino ci fanno vedere ciò che ci circonda e in cui viviamo, anche se duro e faticoso, come il segno di una realtà più grande e pervasa di poesia.





