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Diplomazia pontificia, Papa Francesco alle Nazioni Unite?

Si parla di un viaggio del papa alle Nazioni Unite. Intanto, è stata ufficializzata la presenza del Papa al G7

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Papa Francesco alle Nazioni Unite per partecipare ad un summit? Finora si tratta solo di una voce, che non trova conferma nei corridoi della Segreteria di Stato, ma che sembra essere resa plausibile da alcune circostanze.

La prima: che il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha inviato un invito formale a Papa Francesco perché partecipi al Summit del Futuro, in programma il 22-23 settembre. La seconda: che il Papa avrebbe accettato l’invito, considerando il summit importante e avendolo segnalato anche all’incontro con i giovani delle scuole della pace lo scorso 19 aprile. La terza: che il viaggio del Papa a Lovanio, con possibile passaggio in Lussemburgo, previsto a fine settembre, sembra essere posticipato al 2025.

La Santa Sede partecipa sempre al massimo livello all’inaugurazione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Alternativamente, guidano la delegazione della Santa Sede il Segretario di Stato vaticano e il Segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati. Lo scorso anno, era stato l’arcivescovo Gallagher a trascorrere una settimana al Palazzo di Vetro, delineando in una serie di discorsi la linea diplomatica della Santa Sede, e invocando anche la creazione di una autorità universale per l’intelligenza artificiale.

In caso il viaggio dovesse essere confermato, sarebbe la seconda volta di Papa Francesco alle Nazioni Unite. Se nel 2015 andò sulla scorta dell’enciclica Laudato Si, questa volta potrebbe essere il documento del dicastero della Dottrina della Fede Dignitas Infinita a fornire le linee guida della posizione di Papa Francesco.

La scorsa settimana, c’è stato anche un seguito dell’incontro interdicasteriale con la Chiesa Greco Cattolica Ucraina che aveva avuto luogo durante il Sinodo della più grande delle Chiese sui iuris tenutosi a Roma a settembre 2023. La COMECE ha invece avuto una plenaria a Lomza, in Polonia.

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                                                           FOCUS PAPA FRANCESCO

Un possibile viaggio del Papa negli Stati Uniti

Secondo alcune indiscrezioni ancora non ufficiali, Papa Francesco starebbe seriamente prendendo in considerazione l’ipotesi di tornare negli Stati Uniti per prendere la parola di fronte all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il prossimo settembre.

L’indiscrezione, filtrata da ambienti vaticani, è stata diffusa dal quotidiano cattolico francese La Croix lo scorso sabato, e non trova ancora una conferma negli ambienti della Segreteria di Stato della Santa Sede. Tuttavia, una fonte dalla Segreteria di Stato ha detto ad ACI Stampa che “è arrivato un invito formale da parte del segretario generale Antonio Guterres, e Papa Francesco sembrerebbe orientato a rispondere positivamente”.

Il possibile viaggio negli Stati Uniti potrebbe cambiare il programma dei viaggi papali come era stato immaginato fino ad ora. La Sala Stampa della Santa Sede ha già ufficializzato che Papa Francesco sarà in Indonesia, Papua Nuova Guinea, Timor Leste e Singapore dal 2 al 13 settembre.

Inoltre, Papa Francesco era atteso per la fine di settembre in Belgio, dove avrebbe celebrato il 600esimo anniversario dell’Università di Lovanio, che dagli anni Sessanta è divisa in due diverse entità linguistiche. Era stato lo stesso Papa Francesco a rendere nota la sua intenzione di viaggiare in Belgio in una intervista con Televisa lo scorso 13 dicembre.

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Durante la sua permanenza in Belgio, Papa Francesco avrebbe anche celebrato la Messa nel santuario nazionale di Koelkenberg. Si parlava insistentemente anche dalla possibilità che Papa Francesco facesse tappa in quell’occasione in Lussemburgo, tra le nazioni piccole privilegiate dal Papa per i viaggi in un Europa. Officiali di Lussemburgo hanno finora negato la visita, che però viene data come “possibile” in ambienti della Segreteria di Stato vaticana.

Secondo una fonte a conoscenza della programmazione dei viaggi papali, il viaggio di Papa Francesco a Lovanio potrebbe essere posticipato al 2025. Questo lascerebbe uno spazio a fine settembre per la visita alle Nazioni Unite.

Papa Francesco, infatti, potrebbe partecipare al “Summit del Futuro” convoctato dalle Nazioni Unite per il 22-23 settembre 2024. Il summit è stato illustrato nel documento “Multilateral solutions for a better tomorrow”.

L'obiettivo del vertice è quello di rafforzare le strutture delle Nazioni unite e della "governance" globale per affrontare con più consapevolezza le “nuove e vecchie sfide” dei prossimi anni, con l’intenzione di stipulare un “Patto per il futuro” per avanzare a passo spedito verso la realizzazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs nell’acronimo inglese) dell’Agenda 2030

Papa Francesco aveva ricordato il Summit del Futuro incontrando seimila studenti di 137 scuole di pace lo scorso 19 aprile, sottolineando che sarebbe stato “un evento importante” e che era allo stesso modo importante il contributo delle scuole di pace perché “non rimanga sulla carta, ma diventi concreto e sia implementato attraverso processi e azioni per il cambiamento”.

Papa Francesco al G7

Il 26 aprile, Giorgia Meloni, primo ministro italiano e presidente di turno del G7, ha ufficializzato la presenza di Papa Francesco al G7 di Borgo Egnazia, in programma dal 13 al 15 giugno. La decisione del Papa di partecipare al G7 si discosta in qualche modo dalla linea diplomatica classica della Santa Sede.

La Santa Sede ha infatti sempre sostenuto i consessi multilaterali, guardando invece con sospetto i vari gruppi G (G7, G8, G20), considerati poco più che un “club di amici” particolarmente forti che decidevano le sorti del mondo in assenza degli attori più piccoli e più emarginati. Da qui, la decisione di mandare un messaggio in apertura di ogni consesso, ma senza partecipazioni di alto livello.

Una decisione giustificata anche da un altro fatto: il Vaticano non è parte del G7 (non ha nemmeno una economia) e dunque la partecipazione del Papa sarebbe solo marginale. Papa Francesco infatti partecipaerà alla sessione per i Paesi invitati, dedicata all’intelligenza artificiale. La Santa Sede si è fatta promotrice della Rome Call for AI Ethics, firmata da giganti della tecnologia come Microsoft e Google e condivisa anche da altre confessioni religiose, e Papa Francesco ha fatto dell’intelligenza artificiale un tema centrale dedicandovi il Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace e quello della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali di quest’anno.

Tuttavia, la presenza del Papa, per quanto cruciale e grandemente apprezzata dal governo italiano, sarebbe solo marginale, quella di un leader insieme a tanti leader, aiutato dalla statura morale della Chiesa Cattolica, ma di certo ininfluente ai fini delle decisioni. Decisioni, tra l’altro, che troverebbero legittimità anche se fatte da pochi, fuori dai circuiti istituzionali formali e a discapito dei più poveri.

                                               FOCUS EUROPA

Chiesa Greco Cattolica Ucraina, in Vaticano un follow-up dell’interdicasteriale

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Lo scorso 22 aprile, si è tenuto in Vaticano una riunione per dare seguito all’incontro dei Vescovi della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina con i Superiori di alcuni Dicasteri romani, svoltosi il 5 e 6 luglio 2019. Alla luce anche dei risultati del Sinodo della Chiesa Greco- Cattolica Ucraina, celebratosi nel settembre 2023, a Roma, in questa occasione si è fatto il punto sulla situazione in Ucraina, guardando al ruolo e alla missione della Chiesa Greco- Cattolica Ucraina e valutando le sfide che si prevedono.

Papa Francesco, che all’interdicasteriale del 2019 aveva già parlato di “guerra ibrida” riferendosi alla situazione ucraina, aveva anche lanciato la Colletta Straordinaria per l’Ucraina e l’iniziativa “Il Papa per l’Ucraina” nel 2016,  che aveva portato alla creazione di vari progetti di sostegno nelle zone dove il conflitto non si è mai fermato dal 2014, e si è anzi acuito con l’aggressione su larga scala della Federazione Russa nei confronti dell’Ucraina.

La delegazione della Chiesa Greco Cattolica Ucraina all’incontro del 22 aprile era guidata dal vescovo Teodor Martyniuk, ausiliare di Termopil. Gli altri membri della delegazione erano il reverendo Roman Fihas, dell’Università  Cattolica di Lviv, il professor Daniel Galazda, diacono, e il reverendo professor Yury Avvakumov, professore di Storia e Teologia del Cristianesimo presso l’Università di Notre Dame e membro della Commissione Teologica Internazionale per il Triennio 2023 – 2026 che si è collegato online dagli Stati Uniti.

La delegazione vaticana è stata composta da Mons. Mirosław Wachowski, Sotto- Segretario per i Rapporti con gli Stati, da Mons. Roberto Campisi, Assessore per gli Affari Generali, dall’arcivscovo Michel Jalakh, O.A.M., Segretario del Dicastero per le Chiese Orientali, da Mons. Riccardo Bollati, Capo Ufficio Dottrinale del Dicastero per la Dottrina della Fede, e dal P. Milan Žust, S.J., Consultore del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.

Dopo il saluto del Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ci sono state tre relazioni.

Il Rev. Milan Žust, sj, ha parlato della Chiesa Greco Cattolica Ucraina e delle sfide della guerra in un tempo post-confessionale.

Nella sua relazione, il rev. Žust ha messo in luce come le posizioni del Patriarcato di Mosca riguardo la guerra sembrino aver posto termine ad un “ecumenismo convenzionale” e che ora sarà credibile solo un ecumenismo fatto di cultura evangelica, e ha sottolineato come la guerra abbia messo in luce che, nonostante le varie narrazioni, l’Ucraina c’è e ha una sua identità specifica.

L’officiale del dicastero ecumenico vaticano ha sottolineato che la situazione in Ucraina “sfida ad essere cristiani in senso radicale”, e ha ricordato anche i molti appelli per la pace di Papa Francesco.

Una riflessione, redatta dal rev. Andrew Onuferko, STD, si è invece concentrata sul carattere globale della Chiesa Greco Cattolica Ucraina e sulle sfide e le prospettive che ha come la più grande delle Chiese sui iuris in comunione con Roma.

In particolare, Onuferko ha fatto riferimento al programma “Parrocchie vibranti”, lanciato nel 2011, che ha permesso alle parrocchie di svilupparsi in connessione con il territorio e con le sfide del territorio, e del piano di rinnovamento pastorale in tempi di crisi, che ha fornito nuovi strumenti ai sacerdoti per affrontare la nuova situazione di conflitto avviatasi nel 2014 con l’annessione della Crimea alla Federazione Russa e sfociata nell’invasione su larga scala della Federazione Russa in Ucraina nel 2022.

Nel suo intervento, il Rev.do Roman Fihas si è invece soffermato sull’aspetto ecumenico e sulla comunione con il Successore di Pietro come parte integrante dell’identità della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina. Ha percorso le tappe storiche della formazione della consapevolezza ecumenica della Chiesa, ha descritto le sue iniziative nell’ambito del dialogo interreligioso in Ucraina e nel contesto attuale della guerra, in cui la Chiesa continua a portare il messaggio del Vangelo, sviluppando e alimentando continuamente la comunione con la Sede Apostolica, nel dialogo fraterno con le altre Chiese e confessioni.

La COMECE sostiene i futuri allargamenti dell’Unione Europea

In occasione del ventesimo anniversario dell’allargamento dell’Unione Europea del 2004, i vescovi delegati presso la Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea (COMECE) riuniti nella loro plenaria primaverile a Łomża (Polonia) hanno sottolineato di sostenere i futuri allargamenti dell’UE. È una posizione largamente condivisa dalla Santa Sede, che ha sempre guardato con attenzione alla situazione nei Balcani occidentali, chiedendo una integrazione dei Paesi nell’Unione Europea.

La plenaria di primavera del CCEE si è tenuta dal 17 al 19 aprile, e ha portato all’adozione della dichiarazione “Continuiamo a costruire insieme l’Europa”.

Secondo i vescovi della COMECE, i futuri allargamenti dell’Unione non rappresentano solo “una necessità geopolitica per la stabilità del nostro continente”, ma anche “un forte messaggio di speranza per i cittadini che desiderano vivere in pace e giustizia”.

Nella dichiarazione si mette in luce come l’aggressione della Russia all’Ucraina ha generato nuove richieste per le future adesioni all’Unione Europea. I vescovi hanno precisato che comunque l’adesione all’Unione Europea è “un processo a doppio senso”, perché “i Paesi che aspirano ad una futura adesione all’UE devono continuare a perseguire le necessarie riforme strutturali in settori cruciali”, e allo stesso tempo “la credibilità del processo di allargamento dell’UE implica anche passi concreti da parte dell’Unione per prepararsi ad accogliere nuovi membri”.

I vescovi delegati della COMECE hanno anche sottolineato che l’Unione Europea è chiamata a “ripensare le sue modalità di governo, per consentire ai suoi membri e alle istituzioni di agire in modo tempestivo ed efficace”, prendendo in considerazione allo stesso tempo l’impatto “degli aggiustamenti dei quadri di bilancio” così come delle “politiche e ambiti di cooperazione” sui “membri più vulnerabili delle società degli attuali e futuri Stati membri”.

Nel suo discorso di apertura, il vescovo Mariano Crociata, presidente della COMECE, ha sottolineato che è fondamentale aiutare i nostri Paesi, a cominciare dai nostri fedeli, a prendere sul serio le elezioni, valorizzando la partecipazione e la responsabilità, possibilmente in linea con una matura consapevolezza cristiana”.

Il presidente della COMECE ha anche notato che “in un mondo multipolare che vede l’ascesa di nuove potenze trainanti, un’Unione Europea divisa da contrasti interni, incapace di parlare ad una sola voce, non può che prepararsi a pagare l’alto prezzo dell’emarginazione”.

Tra le relazioni alla plenaria, quella di Ján Figel' , membro del consiglio direttivo dell'Istituto europeo di innovazione e tecnologia ed ex inviato speciale per la promozione della libertà di religione e di credo al di fuori dell'UE, nonché capo negoziatore nell'UE della Slovacchia processo di adesione, il quale ha sottolineato la necessità di una unità di valori come elemento chiave per una vera unione, che collega la democrazia al cristianesimo.

Figel’ ha sottolineato che l’allargamento dell’Unione è una delle decisioni di maggior successo e influenza della politica UE in 70 anni, che ha allargato il mercato e ha creato anche una speranza per le repubbliche post-sovietiche.

Con il passaggio dall’Unione dei 15 a quella dei 25 – ha detto – si è “europeizzata l’Unione”, divenuta “una zona di stabilità e prosperità più europea e più completa”.

Figel’ ha tratteggiato una Europa divenuta più forte da crisi a crisi, a partire dalla risposta alla crisi del petrolio negli Anni Settanta del secolo scorso, fino alla crisi Costituzionale che ha portato al Trattato di Lisbona, il default irlandese, la crisi finanziaria, la crisi di confidenza.

La Chiesa – ha detto – ha avuto un ruolo forte nell’allargamento, e lo stesso Giovanni Paolo II aveva definito l’integrazione europea come “una via più veloce verso il bene comune”.

Tra i fallimenti, Figel’ ha incluso la lentezza del processo, le guerre post-yugoslave, la divisione ancora presente di Cipro, l’abbandono dell’Est, e la Brexit.

Nelle prospettive, Figel’ parla della necessità di applicare la sussidiarietà, “un altro nome per la libertà” e quanto mai necessario in un Europa che conta ormai 46 Stati.

Figel’ ha ricordato che “la vera unità non è solo unità di valori”, perché i valori hanno “basi spirituali”, e c’è dunque bisogno di un rinnovamento.

In fondo, ha notato Figel’, “l’Europa unita è il risultato di un processo profondamente democratico. La democrazia deve essere rinnovata in ogni generazione. Lo stesso vale per l’Europa come una comunità”.

E la democrazia, ha concluso, è connessa alla cristianità “per contenuto, tempo e spazio. Mai prima di Gesù Cristo i principi di dignità, libertà, eguaglianza, giustizia e solidarietà sono stati espressi in maniera così chiara ed inequivocabile”.

Il 18 aprile i vescovi hanno ricevuto Alojz Peterle , ex primo ministro sloveno ed ex membro del Parlamento europeo, il quale ha sottolineato la necessità di una cittadinanza responsabile e ha chiesto di preservare un ruolo forte per la religione nella pubblica piazza.

Nello stesso giorno l'Assemblea della COMECE ha accolto l’arcivescovo Stanisław Gądecki, ex presidente della Conferenza episcopale polacca, il quale ha condiviso riflessioni sull'evoluzione del ruolo della Chiesa nella società polacca e ha riflettuto sui 20 anni dall'adesione della Polonia all'UE.

Il 19 aprile, il professor Tomáš Halík, presidente dell’Accademia Cristiana Ceca, ha avviato un dialogo fruttuoso con i vescovi dell’UE, parlando anche delle sfide attuali e future che la Chiesa in Europa è chiamata ad affrontare.

Durante l’Assemblea, la Presidenza della COMECE Youth Net ha evidenziato le prospettive dei giovani sulle sfide digitali che le famiglie in Europa oggi si trovano ad affrontare. Hanno inoltre presentato un kit di strumenti, sviluppato dalla piattaforma giovanile della COMECE, per aiutare nelle prossime elezioni del Parlamento europeo del 2024. 

L’ambasciatore di Ungheria in Olanda incontra il nunzio apostolico

Il 21 aprile, Daniel Landeck, ambasciatore di Ungheria in Olanda, ha incontrato l’arcivescovo Paul Tschan In-Nam, nunzio apostolico nei Paesi Bassi. In un post su X, Landeck ha ricordato che Papa Francesco ha visitato la nazione ungherese “tre volte in passato, l’ultima volta nell’aprile 2023”. In realtà, le visite del Papa in Ungheria sarebbero due, ma pronabilmente Landeck fa riferimento anche all’incontro nel santuario di Sumuleu Ciuc in Romania, che è un santuario di tradizione magiara frequentato principalmente da ungheresi.

                                               FOCUS NUNZIATURE

Il nunzio apostolico in Svizzera riceve l’incarico anche per il Principato di Monaco

Il 19 aprile, Papa Francesco ha nominato l’arcivescovo Martin Krebs nunzio apostolico nel Principato di Monaco. L’incarico viene aggiunto a quello di nunzio in Svizzera.

Il nunzio nel Principato di Monaco ha quasi sempre avuto un incarico e una residenza in un’altra nazione: prima di Krebs, solo l’arcivescovo Arcari era nunzio esclusivamente nel Principato, mentre l’arcivescovo Mario Pezzuto assommava all’incarico di nunzio a Monaco quello di nunzio in Bosnia Erzegovina, e ancora prima l’arcivescovo Travaglino era nunzio a Monaco mentre svolgeva anche l’incarico di Osservatore permanente presso le agenzie alimentari delle Nazioni Unite a Roma.

Krebs, 67 anni, tedesco, è rappresentante del Papa in Svizzera e Liechtenstein dal 3 marzo 2021. Originario di Essen, sacerdote nel 1983, Krebs è entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede nel 1991. Ha prestato servizio nelle rappresentanze pontificie di Burundi, Giappone, Austria, Repubblica Ceca, Unione Europea e Stati Uniti. Prima di essere nominato nunzio in Svizzera, era “ambasciatore del Papa” in Uruguay.

                                               FOCUS ASIA

Accordo con la Cina, la Santa Sede intende rinnovarlo

Parlando con LifeSiteNews, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha fatto sapere che la Santa Sede spera di rinnovare l’accordo con la Cina per la nomina dei vescovi, e ha detto che si è in dialogo sulla questione con gli interlocutori cinesi.

L’accordo, rimasto confidenziale fino ad ora, è stato rinnovato per tre volte per un periodo ad experimentum biennale, e scadrà di nuovo il prossimo settembre. L’accordo ha portato a tre nomine episcopali in Cina nell’ultimo trimestre, tutte avvenute con la doppia approvazione della Santa Sede e delle autorità cinesi.

Allo stesso tempo, lo scorso anno la Cina ha nominato unilaterlamente il vescovo di Shanghai, Giuseppe Shen Bin, con una decisione che è stata poi sanata dalla decisione di Papa Francesco di nominare personalmente il vescovo. La parte cinese ha sottolineato che Shen Bin era già vescovo, e che dunque si trattava di un trasferimento. Nella Chiesa cattolica, tuttavia, non esistono trasferimenti, perché ogni nomina episcopale riguarda il Papa.

Shen Bin potrebbe essere in Vaticano per una conferenza nella Pontificia Accademia per le Scienze Sociali che celebrerà il centesimo anniversario del Concilio di Shanghai, il primo incontro di sacerdoti in Cina. Per contro, il Cardinale Pietro Parolin presenterà il prossimo 20 giugno presso la Pontificia Università Urbaniana un libro di scritti inediti del Cardinale Celso Costantini, già legato apostolico in Cina e promotore di quel Concilio, e il suo discorso potrebbe bilanciare e spiegare la presenza di Shen Bin.

Nel 2023, il Cardinale Parolin ha parlato anche della speranza di un “ufficio di liaison” permanente della Santa Sede a Pechino, ma l’arcivescovo Gallagher lo scorso mese ha notato che finora non c’è stata “né volontà né apertura” da parte di Pechino ad una circostanza del genere.

Il Cardinale Parolin chiede una non escalation in Terrasanta

Parlando con i giornalisti a margine di una Conferenza AGIDAE (Associazione Gestori Istituti Dipendenti dall’Autorità Ecclesiastica) che si è tenuta alla Pontificia Università Urbaniana il 19 e 20 aprile, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha detto di aver tirato un sospiro di sollievo nel momento in cui, dopo gli attacchi tra Iran e Israele, il conflitto non abbia avuto una escalation come molti temevano, e ha affermato che “tutti stanno lavorando perché non abbia luogo una escalation”.

Parlando della posizione degli Stati Uniti, che hanno reiterato di supportare Israele ma non un contrattacco all’Iran, il Cardinale ha affermato di ritenere che “si debba evitare qualunque cosa che possa portare ad una escalation, e specialmente qualunque cosa che possa far sfuggire d mano la situazione. Questo succede se non c’è impegno da parte di tutti a moderare la propria posizione”.

Si è parlato anche di aborto, e in particolare dalla proposta, molto dibattuta in Italia, di includere comitati pro-life nei consultori. Il Cardinale Parolin ha detto che la Santa Sede è “in favore della vita e di tutti gli strumenti che possono affermare il diritto alla vita, specialmente per le donne in difficoltà”.

Il Cardinale ha anche sottolineato che le famiglie che scelgono scuole confessionali per i loro figli non debbano essere discriminate, affermando che la scelta della scuola riguarda “la libertà di educazione e la libertà delle famiglie di scegliere il tipo di educazione che vogliono dare ai loro bambini”.

                                                           FOCUS AFRICA

L’importanza della visita del vicepresidente del Ghana da Papa Francesco

Il 24 aprile 2024, Papa Francesco ha incontrato il vicepresidente del Ghana Mahamudu Bawumia. La visita è stata descritta in un breve comunicato della Sala Stampa della Santa Sede, ma non ha avuto, come è normale, la consueta descrizione riguardo lo scambio di doni.

L’importanza della visita risiede nel fatto c he Bawumia è il primo candidato musulmano a partecipare alle elezioni presidenziali in un Paese a maggioranza cristiana.

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La Santa Sede a new York, su donne pace e sicurezza

Il 23 aprile, si è tenuto un dibattito aperto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite su Donne, Pace e Sicurezza, con una discussione sul tema “Prevenire la violenza sessuale nata da violenza attraverso la demilitarizzazione e un controllo delle armi sulle basi del gender”.

Nel suo intervento, l’arcivescovo Gabriele Caccia, Osservatore della Santa Sede presso le Nazioni Unite, ha espresso preoccupazione riguardo la pratica della violenza sessuale deliberata come metodo strategico di guerra usato da organizzazioni terroristiche e altri gruppi armati non statali. Il nunzio ha anche ribadito l’importanza di considerare approcci che possono effettivamente affrontare i bisogni reali di donne e ragazze che cadono vittime di violenza.

L’arcivescovo Caccia ha notato anche che i tentativi reiterati di cancellare le differenze tra uomini e donne possono mettere a rischio gli sforzi posti in essere riguardo l’impatto della proliferazione delle armi e il traffico di donne e ragazze.

Infine, l’arcivescovo Caccia ha enfatizzato l’importanza di riconoscere le donne come agenti di cambiamento, chiedendo di accrescere la loro partecipazione nelle operazioni di pace, di risoluzione di conflitti e di sforzi di disarmo.

Santa Sede a New York, il dibattito all’ECOSOC

Il 24 aprile, si è tenuto presso le Nazioni Unite di New York il Dibattito Generale del Forum  del Consiglio Economico Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC) riguardante i finanziamenti per lo sviluppo.

Nel suo intervento, l’arcivescovo Caccia ha messo in luce l’opportunità di una rinnovata cooperazione ed azione globale alla luce della Quarta Conferenza Internazionale per il finanziamento allo Sviluppo del prossimo anno.

La Santa Sede, ha aggiunto, è particolarmente preoccupata dal peggioramento della crisi del debito affrontata da molte nazioni in via di sviluppo, e ha chiesto un cambio di approccio sul debito per promuovere lo sviluppo umano integrale, l’inclusione sociale, e l’eguaglianza.