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Il Papa a Roma Tre, un'ora di risposte a braccio, l'università è dialogo

Il Papa a Roma Tre |  | Daniel Ibanez/ CNA
Il Papa a Roma Tre | | Daniel Ibanez/ CNA
Il Papa a Roma Tre |  | Daniel Ibanez / CNA
Il Papa a Roma Tre | | Daniel Ibanez / CNA
Il Papa a Roma Tre |  | Daniel Ibanez/ CNA
Il Papa a Roma Tre | | Daniel Ibanez/ CNA

La paura della diversità, la difesa della identità culturale, il senso di Roma come “communis patria”, la lotta alla violenza, e la necessaria “carità intellettuale” nel mondo dei social network.Le domande dei giovani della terza università di Roma al Papa sono queste.

Una di loro è una studentessa atipica. Si chiama Nour Essa ha 31 anni, è nata a Damasco, in Siria, ed è arrivata in Italia da Lesbo insieme al Papa, ospite del suo volo insieme ad altri undici rifugiati, nell’aprile 2016. Studia microbiologia e sta per laurearsi per completare finalmente il suo corso di studi, gli altri tre sono giovani romani.

Come previsto il Papa risponde a braccio alle questioni poste dai giovani

A Giulia che gli pone la questione della violenza il Papa parla della “tonalità del linguaggio” che è salita “si insulta”, c’è violenza nell’esprimersi. La violenza è un processo che ci fa anonimi, dice il Papa, “ti toglie il nome”. Questo cresce e diventa guerra, a “terza guerra mondiale a pezzetti”. Bisogna abbassare il tono, dice il Papa. E ricorda che il solo il dialogo avvicina. E si costruisce la “amicizia sociale” con il dialogo. In una società dove la politica si è abbassata tanto si perde il senso della convivenza sociale, spiega il Papa.

E dice ancora: “ le guerre cominciano nel tuo cuore, quando non sono capace di rispettare gli altri”.

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E il dialogo è il senso della università, dice Francesco: “una università deve avere il lavoro artigianale del dialogo”.

Poi parla il Papa si scaglia contro le università che chiama di élite e che definisce ideologiche, in cui, dice Francesco, ti preparano per essere agente di una ideologia, dove non c’è confronto e dialogo e gioia del gioco. Invece dice, alla università si va per vivere il vero il buono e il bello, dice il Papa. Un cammino che non finisce mai.

A Riccardo e Niccolò che parlano di cambio di epoca e Communis Patria, il Papa dice che la vita va presa come e da dove viene. E senza paura, dice il Papa.

E “dobbiamo cercare l’unità che cosa diversa dalla uniformità” la unità ha bisogno delle differenze. Unità nella diversità. La globalizzazione non è una sfera, uniforme, invece ripete il Papa la figura da usare è il poliedro, “ogni persona, cutura, conserva la sua identità propria”.  Il pericolo dice il Papa è “concepire una unità una globalizzazione nella uniformità, e questo distrugge”. Tutti uniti e tutti diversi.

A proposito di carità intellettuale e comunicazione, il Papa riporta una parola di 50 anni fa: rapidazione. Il pericolo è non avere tempo di fermarsi per assimilare e riflettere. Bisogna stare attenti a non perdere la libertà.

“Una comunicazione rapida può diventare liquida”, dice il Papa e la sfida è trasfomare la liquidità in concretezza. E la parola chiave è: concretezza.

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Così il Papa parla della “economia liquida”  e fa un esempio di economia via web come “economia liquida”.

Poi il Papa parla della disoccupazione dei giovani in Europa, causata per Francesco dalla liquidità della economia, e al rischio dei suicidi per i ragazzi. O anche si arriva a legarsi ad eserciti terroristi.

Il Papa chiede concretezza anche per il lavoro in università.

E a proposito di identità cristiana dell’ Europa il Papa ricorda che le migrazioni non sono un pericolo ma una sfida per crescere. Francesco ricorda la storia delle migrazioni argentine, e ci scherza un po’ su.

Torna con la memoria a Lesbo, racconta le sue emozioni Papa Francesco e si chiede il perché delle grandi migrazioni: fame e guerra. La soluzione ideale sarebbe che non ci fosse la guerra e la fame ma la pace e investimenti per lavorare. In alcuni paesi c’è anche una cultura di sfruttamento. Quindi dice Francesco, non sfruttiamo. Anche fuggendo la gente è sfruttata, e il “mare nostrum oggi è un cimitero. Pensiamolo quando siamo da soli come fosse una preghiera” dice il Papa.

Prima cosa quindi accogliere come fratelli e poi vedere il numero che ogni paese può accogliere e anzi, integrare.

“Loro portano una cultura che è ricchezza per noi e loro devono ricevere la nostra cultura e questo toglie la paura” dice il Papa.  Poi racconta alcuni episodi e conclude con la frase: “Università, dialogo nelle differenze!”.

Il testo preparato è poi stato consegnato al rettore che ha regalato al Papa l'olio prodotto dalla fattorie di Roma Tre e dei prodotti delle terre sequestrate alla mafia. 

Qualche centinaio i presenti nel piazzale, pochi gli studenti, molte le madri con bambini e le famiglie. Il Papa si è trattennuto dopo il discorso a salutare le persone che erano arrivate dopo l'incontro ufficiale per fare una foto o un selfie con lui.