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La riforma della Curia romana secondo Papa Francesco

La Chiesa si riforma con la conversione

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Lo avevano eletto per questo i "signori cardinali" e si sono fidati del discorso sulla necessità della "riforma della Chiesa" che l'allora cardinale Bergoglio aveva proposto alle Congregazioni generali che si sono svolte dopo la fine del pontificato di Benedetto XVI.

Certo la emotività al momento era forte. Benedetto aveva tentato alcuni cambiamenti, ma era ovvio che fosse troppo anziano per mettere mano ad un revisione strutturale. E forse non era nemmeno nelle sue intenzioni. Aveva vissuto il lavoro che aveva portato alla Pastor Bonus firmata da Giovanni Paolo II, che era iniziato dieci anni prima e aveva coinvolto specialisti di alto livello.

E in effetti il cambio dei nomi, gli accorpamenti e un po' di pastoralità aggiunta non era forse l'idea di riforma di Benedetto XVI.

Ma con Papa Francesco arriva il vento latinoamericano anche in Curia, e la scelta del Papa argentino è quella di creare un "consiglio di cardinali" che si occupi della cosa.

Ma forse la riforma che il Papa vuole davvero è quella dei cuori, seguendo l'insegnamento di Ignazio, combattendo quella "corruzione" che molti fraintendono. E' un termine ignaziano anche quello, è la corruzione che viene da un peccato reiterato e non confessato, emendato, corretto.

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Alla fine, dopo tanti discorsi alla Curia in cui il Papa parla di  professionalità e il servizio, ma anche delle "malattie" della Curia romana, e poi ancora della riforma in senso ignaziano, e ancora finalmente del rapporto con l'esterno, che siano nazioni o religioni, e delle afflizioni per chi "semina zizzania" e di gioie per i risultati ottenuti, Un po' uno "status questionis" delle riforma che intanto procedeva con incontri tra cardinali, appunti e revisioni che poco lasciavano capire del vero lavoro svolto. Si moltiplicavano gli incontri romani del Consiglio e la riforma sembrava sempre più lontana. C'erano interventi "a pezzi" apparentemente privi di un disegno.

Nel 2019  il Papa presenta un po' il "punto" del lavoro svolto nel discorso alla Curia per gli auguri di Natale. Ma la strada è ancora lunga e a tratti confusa.

Poi arriva la pandemia e anche il Consiglio dei cardinali si riunisce on line. Sono avvenuti dei cambiamenti nei partecipanti, nei segretari. Alla fine del 2020 il Papa evidenzia la differenza tra crisi e conflitto e si trova ancora a cercare di "creare comunione". Ma non è sempre facile unificare le visioni di una riforma della Curia che viene confusa spesso dai media con la Riforma della Chiesa, fatto di natura spirituale di tutt'altra dimensione. Ed anche per questo che il Papa decide per una sorta di Sinodo permanente ed universale, non più propriamente dei vescovi, per cercare comunione e chiarezza. Anni e anni di incontri nelle Chiese locali e in Vaticano.

Ma arrivare finalmente e all'improvviso la pubblicazione della Riforma della Curia, in un giorno di festa il 19 marzo e senza alcuna spiegazione o istruzione che arrivano giorni dopo. Un testo che viene considerato non ancora definitivo, senza la classica Editio Typica in latino, riferimento per tutte le traduzioni. Il Papa accelera anche se lo scompiglio è grande.

Alla fine la svolta “pastoralista” di Papa Francesco è arrivata. La Costituzione Apostolica “Praedicate Evangelium” sulla Curia Romana e il suo servizio alla Chiesa e al Mondo. La Costituzione destinata a mandare in soffitta la Pastor Bonus di Giovanni Paolo II più che un approccio giuridico, ne ha uno unico tutto pastorale.

Lo si vede dalla prima parte, centrata su evangelizzazione e missione, anzi su una vera “conversione missionaria”.

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Altro tema quello dei laici che devono avere spazio in Curia. Non si tratta di una novità ma della conferma di un dato di fatto.

E su tutto domina l’idea, più volte espressa dal Papa, di una “riforma interiore” che renda tutti missionari, evangelizzatori.

L’indole pastorale delle attività curiali è spiegata in sei articoli delle Norme Generali Evangelizzazione dunque, pastoralità, e missione con grande attenzione alle questioni economiche e una forte conferma dell’autorità assoluta del Papa, secondo lo schema gerarchico tanto caro a Sant’ Ignazio.

La struttura alla fine non cambia molto le cose, cambiano i nomi e tornano all'antico, cambia la gerarchia dei "dicasteri" questa è forse la cosa più significativa.

La Riforma è operativa da troppo poco tempo per poterne valutare l'effetto.

Certo è che il Papa ha rinnovato il Consiglio dei cardinali pochi giorni fa. Che sorprese ci riserva?