Advertisement

Papa Francesco chiede al Primo Ministro del Libano di pregare per il Paese

Piccolo discorso di Papa Francesco al termine dell’udienza con il primo ministro Najib Mikati

Papa Francesco, Najib MIkati | Papa Francesco con il primo ministro del Libano Najib Mikati, Palazzo Apostotlico Vaticano, 25 novembre 2021 | Vatican Media / ACI Group Papa Francesco, Najib MIkati | Papa Francesco con il primo ministro del Libano Najib Mikati, Palazzo Apostotlico Vaticano, 25 novembre 2021 | Vatican Media / ACI Group

Una udienza di circa venti minuti. Ma, soprattutto, un piccolo discorso del Papa, un fuori programma al termine dello scambio dei doni. Così, Papa Francesco si rivolge al primo ministro del Libano Najib Mikatti e al suo seguito, e sottolinea che il “Libano è un paese, un messaggio, e anche una promessa, per cui lottare”, ricorda che il Libano ha passato momenti brutti e difficili, e ha assicurato la sua preghiera, la sua vicinanza e il suo lavoro, perché prenda corpo uno sforzo comune per aiutare il Libano a rialzarsi. E poi, ha ricordato il brano del Vangelo in cui Gesù si reca a casa di Giairo e, prendendo la figlia defunta per mano, le dice “Alzati!”, e ha aggiunto:

Signore Dio prendi per mano il Libano e digli: ‘Alzati!’”. Infine, ha chiesto un momento di preghiera in silenzio.

È il momento più importante della prima udienza concessa dal Papa al Primo ministro del Libano da quando è stato designato. Simbolico anche lo scambio dei doni. Il Papa ha dato, come di consueto, i documenti papali, il Messaggio per la Pace, il documento sulla Fratellanza Umana, e il libro sulla statio orbis del 27 marzo 2020 e una fusione in bronzo raffigurante operai impegnati nella vigna e recante la scritta “Il frutto della vite e del lavoro dell’uomo diventi per noi bevanda di salvezza”.

Il Primo Ministro ha invece portato un mattone della Chiesa melchita di San Salvatore, gravemente danneggiata nell’esplosione del 4 agosto 2020.

Dello stesso tenore i colloqui in Segreteria di Stato con il Cardinale Pietro Parolin e l’arcivescovo Paul Richard Gallagher. Un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede afferma che “sono state sottolineate le storiche relazioni che intercorrono tra la Santa Sede e il Libano e l’importante ruolo che la Chiesa cattolica ricopre nel Paese”.

Advertisement

Ma soprattutto “si è fatto riferimento alla situazione attuale che il popolo libanese sta vivendo, soprattutto riguardo alla crisi politica e alle condizioni socio-economiche, auspicando che la giustizia, le necessarie riforme e il sostegno della comunità internazionale aiutino a risollevare le sorti del Paese dei Cedri”.

Inoltre – conclude il Comunicato - nel ribadire quanto sia importante promuovere il concetto di piena cittadinanza di ogni libanese, si è sottolineata l’importanza della convivenza pacifica, affinché il Libano continui ad essere un messaggio di pace e di fratellanza che si leva dal Medio Oriente

Resta, anche se non passa nei commenti ufficiali, l’idea di un viaggio di Papa Francesco in Libano, nella visita che il presidente del Consiglio ha fatto oggi a Papa Francesco. Arrivato con una delegazione di 45 persone tra collaboratori e famigliari (tanto che il saluto finale si è dovuto fare nella più spaziosa Sala Clementina, e non nella Biblioteca, come di solito), il Primo Ministro Najib Miqati è il primo a riuscire a formare un governo dopo quasi due anni di stallo, durante i quali c’è stata la terribile esplosione al porto di Beirut nell’agosto del 2020.

Papa Francesco ha inviato il Cardinale Pietro Parolin nel settembre 2020, ha quindi incontrato il presidente del Consiglio designato Saad Hariri il 21 aprile, ha fatto appelli continui per la stabilità del Paese che – come diceva Giovanni Paolo II – è chiamao ad essere un messaggio, ha visto le dimissioni del premier ad agosto nonostante i moniti continui del Cardinale Bechara Rai, patriarca dei Maroniti e pungolo continuo del governo nelle sue omelie. Proprio il Cardinale Rai aveva proposto, per il Libano, una neutralità attiva, mentre Papa Francesco aveva indetto a luglio una giornata di preghiera per il Libano.

Questa visita è, dunque, un segno di speranza, in attesa di quello che potrebbe essere un viaggio papale nel Paese nel 2021.