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Papa Francesco nomina il Cardinale Sturla alla commissione della sua “Banca centrale”

L’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA) si arricchisce di un nuovo membro della commissione cardinalizia

Cardinale Sturla e Papa Francesco | Il Cardinale Daniel Sturla con Papa Francesco
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Il Cardinale Daniel Fernando Sturla Berhouet, arcivescovo di Montevideo, è stato nominato da Papa Francesco membro della Commissione Cardinalizia dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica. Andrà così a fare parte della struttura che va a coadiuvare il presidente dei quella che è considerata “la banca centrale” del Vaticano.

La Commissione cardinalizia è formata da otto membri, nominati da Papa Francesco. La composizione della commissione includeva i cardinali: Agostino Vallini, vicario emerito del Papa per la diocesi di Roma; Donald Wuerl, arcivescovo emerito di Washington; Rainer Woelki, arcivescovo di Colonia; Ruben Salazar Gomez, arcivescovo di Bogotà; Ricardo Blazquez Perez, arcivescovo di Valladolid; Giuseppe Bertello, governatore dello Stato di Città del Vaticano; James Michael Harvey, arciprete della Basilica Papale di San Paolo Fuori le Mura; e Kevin Farrell, prefetto del Dicastero Laici, Famiglia e Vita e Camerlengo di Santa Romana Chiesa.

Il cardinale Sturla è la prima di due possibili nomine che andranno a rinfoltire i ranghi della commissione, dato che sia i cardinali Vallini che Wuerl compiranno 80 anni durante il 2020, e dunque dovranno lasciare gli incarichi di curia.

Salesiano, sessanta anni, ausiliare di Montevideo dal 2011 e arcivescovo della capitale dell’Uruguay dal 2014, Sturla è stato creato cardinale da Papa Francesco nel Concistoro del 14 febbraio 2015. È membro della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica e del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.

La Commissione cardinalizia lavora a fianco del presidente del Patrimonio dell’Amministrazione della Sede Apostolica nella gestione del dicastero. La struttura attuale del dicastero risale al 2017, e prevede un sotto-segretario, un dirigente per il Controllo di Gestione. Articolato in 13 uffici e servizi, l’APSA ha circa 95 elementi di personale in ruolo, cui si aggiungono una decina di collaboratori per il tempo determinato.

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La costituzione Pastor Bonus qualifica l’APSA come ufficio, e sottolinea che a questa spetta di “amministrare i beni di proprietà della Santa Sede, destinati a fornire fondi necessari all’adempimento delle funzioni della Curia romana”, e anche “i beni mobili ad esso affidati da altri enti della Santa Sede”.

Storicamente, l’APSA nasce dalla convergenza di due diverse amministrazione pontificie. La prima, a cui corrispondeva sino al Motu Proprio “Confermando una tradizione” dell’8 luglio 2014 la Sezione Ordinaria, ereditava la gestione del patrimonio rimasto alla Santa Sede dopo la presa di Roma. Per questo motivo, tra i beni dell’APSA ci sono anche immobili non redditizi, come chiese, catacombe, musei, scuole o caserme.

L’ex Sezione Straordinaria subentrò invece all’Amministrazione Speciale della Santa Sede, costituita da Pio XI con Motu Proprio del 7 giugno 1929 allo scopo di gestire i fondi versati dal governo italiano alla Santa Sede in esecuzione della Convenzione finanziaria allegata al Trattato del Laterano dell’11 febbraio 1929.

Se la Segreteria di Stato ha competenza di rappresentare la Santa Sede presso gli Stati e gli organismi di diritto internazionale, spetta all’APSA agire in nome e per conto della Santa Sede nei rapporti patrimoniali al di fuori dello Stato della Città del Vaticano.

È per questo che l’APSA ha la titolarità dei beni immobili della Sede Apostolica,

sottoscrive i contratti di lavoro con il personale dipendente, firma i contratti per le manutenzioni e gli appalti e con i fornitori di materiali e servizi, è intestataria dei conti correnti aperti presso banche italiane e di altre nazioni. I beni donati o lasciati in eredità al Santo Padre o alla Santa Sede entrano nel suo patrimonio e da essa vengono gestiti.

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In campo finanziario, l’APSA è considerata alla stregua di una banca centrale, ed è l’investitore istituzionale-governativo dello Stato della Città del Vaticano e opera esclusivamente per conto e nell’interesse degli organi della Santa Sede o dello Stato stesso.

Teoricamente, l’APSA dovrebbe essere presieduta da un cardinale. Attualmente, presidente dell’APSA è il vescovo Nunzio Galantino, nominato nel 2018.

Con il motu proprio I beni temporali del 4 luglio 2016, Papa Francesco aveva “aggiustato” la grande riforma dell’economia di Papa Francesco, che con il motu proprio Fidelis Dispensator et Prudens aveva portato alla formazione della Segreteria per l’Economia, del Consiglio per l’economia e del Revisore Generale vaticano.

Con la riforma del fondo pensioni del Vaticano del 29 maggio 2015, il presidente dell’APSA aveva anche perso la presidenza del Consiglio di Amministrazione del Fondo, che con i nuovi Statuti veniva nominato, e non era più appannaggio diretto dell’APSA.

Si è trattato di una serie di aggiustamenti che erano cominciati nell’ottobre 2016, quando l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica aveva subito una piccola riforma che aveva cambiato le funzioni dei consultori, divenuti parte di un “supervisory board”, un annuncio arrivato proprio mentre venivano avviate le pratiche di due diligence (adeguata verifica) affidata agli esperti americani del Promontory Financial Group.

Questa prima riforma aveva creato un corto circuito, perché sembrava trattare l’APSA come una banca sebbene non lo fosse. Fino al 2016, l’APSA aveva dei conti, limitati a 23 persone (15 membri del clero e 8 laici), e per questo motivo per un periodo è rientrata anche sotto la giuridisdizione dell’Autorità di Informazione Finanziaria vaticana. La chiusura dei conti è terminata nel 2016, e quindi l’APSA non è più entrata sotto la giurisdizione dell’AIF, come sottolineato nel terzo rapporto sui progressi del Comitato del Consiglio d’Europa MONEYVAL.

Sarà da vedere, con la nuova costituzione apostolica Praedicate Evangelium, se l’APSA manterrà il suo assetto attuale.