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Papa Francesco riceve i vescovi del Sud Sudan, ormai da anni teatro di conflitto

Papa Francesco e i capi religiosi del Sud Sudan | Papa Francesco durante un incontro con i capi religiosi del Sud Sudan del 7 ottobre 2016 | Vatican Media / ACI Group Papa Francesco e i capi religiosi del Sud Sudan | Papa Francesco durante un incontro con i capi religiosi del Sud Sudan del 7 ottobre 2016 | Vatican Media / ACI Group

Il conflitto civile in corso, un desiderato viaggio che ancora non è avvenuto, e il rafforzamento della presenza della Santa Sede con lo stabilimento di una nunziatura residenziale: la visita ad limina dei vescovi del Sud Sudan a Papa Francesco, avvenuta questa mattina, si colloca in questo scenario.

Il Sud Sudan è lo Stato più giovane del mondo, nato il 9 luglio 2011, sei mesi dopo il referendum che ne ha sancito l’indipendenza dal Sudan arabo e musulmano. Ma questo non ha migliorato la situazione del Paese, perché i conflitti interni tra le etnie, causate soprattutto dalle differenze tra il Sud del Paese, verde e fertile, con tante risorse naturali, e il Nord, che – senza risorse – è riuscito comunque a sfruttare le risorse del Sud.

Non c’è solo l’eterna lotta tra Nord e Sud. Nel Paese ci sono almeno 64 diverse etnie, ma il conflitto interno è soprattutto tra etnie dinka e nuer, che rappresentano la maggioranza della popolazione del Paese. Nell’agosto del 2015 si è raggiunto un accordo di pace, ma la tregua non è durata. In circa 4 milioni, un terzo della popolazione ufficiale del Sud Sudan, ha lasciato case e terre. L’economia è al collasso, l’inflazione supera il 361 per cento, molti ospedali e scuole sono stati chiusi.

La Chiesa è l’unica istituzione nazionale che lavora seriamente per mediazione, riconciliazione e pace del popolo sud-sudanese, ha scritto su La Civiltà Cattolica padre Andrew Rusatsi.

Molte le iniziative: il Papa ha donato 500 mila euro per due ospedali cattolici comboniani e due scuole, e ha proclamato una giornata di preghiera per la pace per il Congo e il Sud Sudan lo scorso 23 febbraio.

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La gerarchia cattolica è presente sul territorio con sette diocesi, quella metropolita di Giuba e sei suffraganee.

L’evangelizzazione del territorio risale al XIX secolo, con la creazione dell’ampio vicariato apostolico dell’Africa Centrale, e furono i comboniani ad avere successo nel penetrare il territorio. Durante il periodo della colonia anglo-egiziana, il territorio era stato diviso in zone cattoliche e zone anglicane, e missionari delle diverse confessioni cristiane non potevano penetrare nel territorio degli altri.

Quando Karthoum ottenne l’indipendenza, i limiti furono rimossi. Ma la guerra madista del 1881-1898 portò alla distruzione delle missioni cristiane, mentre nel 1954 furono persino espulsi i missionari stranieri. I comboniani comunque restarono, in una situazione difficile, specialmente a causa della guerra con il Sudan. Nel 2005, con il raggiungimento della pace, la Chiesa in Sud Sudan si è riorganizzata, i vescovi sono tornati nelle loro sedi vescovili e si è portato avanti una opera di incoraggiamento nel processo di pace che ha portato al referendum del 2011.

Dal 22 febbraio del 2013, Santa Sede e Sud Sudan hanno stabilito relazioni diplomatiche, e il Papa ha stabilito la nunziatura apostolica con la bolla Quo Firmiores dell’1 maggio 2013.

Charles Daniel Balvo, nunzio in Kenya e Osservatore presso le organizzazioni ONU con sede a Nairobi, è anche nunzio in Sud Sudan. La sede della nunziatura è dunque in Kenya.

L’attenzione della Santa Sede per il conflitto in Sud Sudan è costante, e Papa Francesco aveva anche annunciato l’intenzione di compiere un viaggio nel Paese, magari un viaggio ecumenico insieme al primate anglicano Justin Welby.

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Il primo passo per lo stabilimento di una nunziatura nel Paese devastato dal 2013 da una guerra civile è stato annunciato a inizio giugno dalla Conferenza Episcopale del Sud Sudan . Il Papa ha dato il suo consenso alla nomina di Monsignor Marco Kedima, della diocesi di Kakamega in Kenya, come Consigliere della Nunziatura Apostolica in Sud Sudan.

Il vescovo Barani Eduardo Hilboro Kussala di Tombura-Yambio, presidente della Conferenza Episcopale del Sud Sudan, ha espresso il suo apprezzamento per la decisione del Papa parlando con Fides, l’agenzia della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.