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Papa Francesco ripercorre tappa per tappa il suo viaggio in Cile e in Perù

Il Papa in Perù |  | ACI Group, Vatican Media Il Papa in Perù | | ACI Group, Vatican Media

La meditazione dell’Udienza Generale di questo mercoledì in Piazza San Pietro si incentra sul viaggio di Papa Francesco appena trascorso in Cile e in Perù. Francesco, con emozione, ricorda quei giorni intensi e colorati prima in terra cilena e poi in quella peruviana. Piazza San Pietro è collegata con alcuni bambini malati che seguono l’Udienza Generale dall’Aula Paolo VI.

Prima dei ringraziamenti il Papa precisa: “Il mio arrivo in Cile era stato preceduto da diverse manifestazioni di protesta, per vari motivi. E questo ha reso ancora più attuale e vivo il motto della mia visita: Mi paz os doy – Vi do la mia pace. Sono le parole di Gesù rivolte ai discepoli, che ripetiamo in ogni Messa: il dono della pace, che solo Gesù morto e risorto può dare a chi si affida a Lui”.

Francesco ripercorre tappa per tappa il suo viaggio in Cile. Comincia dall’incontro con le Autorità: “Ho incoraggiato il cammino della democrazia cilena, come spazio di incontro solidale e capace di includere le diversità; per questo scopo ho indicato come metodo la via dell’ascolto: in particolare l’ascolto dei poveri, dei giovani e degli anziani, degli immigrati, e anche l’ascolto della terra”.

Della prima Eucaristia celebrata in Cile a Santiago Papa Francesco ricorda: “Una Beatitudine da testimoniare con lo stile della prossimità, della vicinanza, della condivisione, rafforzando così, con la grazia di Cristo, il tessuto della comunità ecclesiale e dell’intera società”. Poi il Papa ricorda la visita al carcere femminile di Santiago, in particolare ha nel cuore “i volti di quelle donne, molte delle quali giovani madri, coi loro piccoli in braccio, esprimevano malgrado tutto tanta speranza. “Le ho incoraggiate ad esigere, da sé stesse e dalle istituzioni, un serio cammino di preparazione al reinserimento, come orizzonte che dà senso alla pena quotidiana”, aggiunge il Pontefice.

Poi, l’incontro con i sacerdoti e i vescovi cileni: “Due incontri molto intensi – dice il Pontefice - resi ancora più fecondi dalla sofferenza condivisa per alcune ferite che affliggono la Chiesa in quel Paese. In particolare, ho confermato i miei fratelli nel rifiuto di ogni compromesso con gli abusi sessuali sui minori, e al tempo stesso nella fiducia in Dio, che attraverso questa dura prova purifica e rinnova i suoi ministri”.

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Francesco rammenta la Messa celebrata in Araucania: “Ha trasformato in gioia i drammi e le fatiche di questo popolo, lanciando un appello per una pace che sia armonia delle diversità e per il ripudio di ogni violenza. Quella nel nord, a Iquique, tra oceano e deserto, è stata un inno all’incontro tra i popoli, che si esprime in modo singolare nella religiosità popolare”.“Ai giovani ho lasciato la parola programmatica di Sant’Alberto Hurtado: Cosa farebbe Cristo al mio posto?”, dice il Papa menzionando l’incontro all’Università Cattolica del Cile.

"Non nascondiamo in conflitti sotto al letto - dice Francesco a braccio - il conflitto si risolve con il dialogo".

Poi il ricordo del Papa passa ai suoi giorni trascorsi in Perù: “Uniti non in una sterile uniformità, ma in tutta la ricchezza delle differenze che ereditiamo dalla storia e dalla cultura. Lo ha testimoniato emblematicamente l’incontro con i popoli dell’Amazzonia peruviana, che ha dato anche avvio all’itinerario del Sinodo Pan-amazzonico convocato per l’ottobre 2019, come pure lo hanno testimoniato i momenti vissuti con la popolazione di Puerto Maldonado e con i bambini della Casa di accoglienza “Il Piccolo Principe”. Insieme abbiamo detto “no” alla colonizzazione economica e ideologica”.

"La corruzione rovina i cuori, è molto peggio dell'influenza", aggiunge il Papa a braccio.

“La prima Messa pubblica in Perù – rammenta il Pontefice argentino - l’ho celebrata sulla riva dell’oceano, presso la città di Trujillo, dove la tempesta detta “Niño costiero” l’anno scorso ha duramente colpito la popolazione. Perciò l’ho incoraggiata a reagire a questa ma anche ad altre tempeste quali la malavita, la mancanza di educazione, di lavoro e di alloggio sicuro. A Trujillo ho incontrato anche i sacerdoti e i consacrati del nord del Perù, condividendo con loro la gioia della chiamata e della missione, e la responsabilità della comunione nella Chiesa.  Li ho esortati ad essere ricchi di memoria e fedeli alle loro radici. E tra queste radici vi è la devozione popolare alla Vergine Maria. Sempre a Trujillo ha avuto luogo la celebrazione mariana in cui ho incoronato la Vergine della Porta, proclamandola “Madre della Misericordia e della Speranza”.

L’ultimo ricordo di Francesco è ai giovani del Perù: “Anche ai giovani peruviani ho indicato i Santi come uomini e donne che non hanno perso tempo a “truccare” la propria immagine, ma hanno seguito Cristo, che li ha guardati con speranza”.

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