La lotta all’AIDS non è finita: l’arcivescovo Bernardito Auza, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, ha parlato lo scorso 10 giugno al Palazzo di Vetro delle sfide date dallo sviluppo della malattia. Concedendo che sì, ci sono progressi nella lotta alla malattia. Ma che molto deve essere ancora fatto.
Il pregiudizio anti-cristiano, il meno accettabile. Monsignor Janusz Urbanczik, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) lo rimarca in una riunione del Consiglio Permanente, che si è tenuto lo scorso 9 giugno nella sede di Vienna.
Non è una “mera presenza di circostanza” quella della Santa Sede alla FAO, l’organizzazione ONU che si occupa di combattere la fame nel mondo. Lo ha sottolineato monsignor Fernando Chica Arellano, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’organizzazione, al Consiglio della FO che è iniziato il 30 maggio e terminerà il 3 giugno. Un impegno certificato anche da un intervento del Cardinal Luis Antonio Tagle, presidente di Caritas Internationalis, che ha fornito “un nuovo modo” di affrontare l’emergenza cibo sviluppata dalla Caritas.
Una preoccupazione costante per i conflitti dimenticati. La risposta ai nuovi fenomeni del traffico di droga e del traffico degli esseri umani. Il focus sull’immigrazione. L’arcivescovo Paul Richard Gallagher, “ministro degli Esteri” vaticano, ha delineato le priorità delle Segreteria di Stato vaticana in un incontro di “aggiornamento” con la Fondazione Centesisum Annus Pro Pontifice lo scorso 14 maggio, concludendo così l’Assemblea annuale della Fondazione.
Incoraggiare a diventare artigiani della pace: è il mandato che Papa Francesco consegna ai nuovi ambasciatori di Seychelles, Thailandia, Estonia, Malawi, Zambia e Namibia, che oggi hanno presentato le loro lettere credenziali. Nel suo discorso, il Papa sottolinea che il servizio diplomatico è inteso “a prenderci cura dell’umanità del creato”, e mette in luce l’emergenza migrazioni, chiedendo di “prenderci cura di loro”.
Anche gli ambasciatori presso la Santa Sede saranno coinvolti nelle celebrazioni del Giubileo dei Senzatetto. Per ora, si tratta solo di una iniziativa personale delle ambasciate di Ungheria, Francia e Svizzera, le “nazioni di San Martino”, di cui ricorre il 1700esimo anniversario dalla nascita.
“La mendacità e la blasfemia dei gruppi terroristi che rivendicano di uccidere e opprimere in nome della religione deve essere apertamente denunciato nei modi più forti possibili.” L’arcivescovo Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite.
Un piccolo cambio di protocollo, nessun cambio dottrinale. La visita del presidente argentino Mauricio Macrì lo scorso 27 febbraio ha segnato il debutto del cambio di protocollo che Papa Francesco ha chiesto per le visite dei capi di Stato. Macrì era infatti accompagnato da Juliana Awada, la sua terza moglie, che compariva anche nella foto ufficiale. Prima del cambio di protocollo questo non sarebbe stato possibile.
Dovere di proteggere”: è il tema ricorrente nella Segreteria di Stato vaticana, dipanato già nel 2014 dal Cardinal Pietro Parolin, Segretario di Stato, durate una settimana da lui trascorsa al Palazzo di Vetro dell’ONU. Un dovere di proteggere che si applica a temi come l’ambiente e la società. Ma che si applica con maggiore forza sui cristiani perseguitati. Lo sottolinea l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, “ministro degli Esteri vaticano”, in un intervento lo scorso 12 marzo all’Incontro di Formazione Missionaria promosso dalla Diocesi di Roma.
“Non minimizzare il ruolo delle religioni”. Nell’ambito di un dibattito alla 31esima sessione del Consiglio dei Diritti Umani a Ginevra, monsignor Richard Gyhra, dell’ufficio dell’Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite di Ginevra, ribadisce l’importanza della libertà religiosa, e della sua necessaria inter connessione con il diritto di espressione. E denuncia: il fatto che ci siano sempre più abusi della libertà religione “ sembra indicare una mancanza di volontà politica da parte delle istituzioni e delle comunità internazionali di affrontare la questione”.
Si dipana in tre fasi la ricetta della Santa Sede per la risolvere la questione del debito estero. “Promuovere un modello responsabile di ricevere e dare prestiti; prevenire sia l’evasione fiscale sia il flusso verso l’esterno di fondi illeciti dalle nazioni debitrice; e creare un chiaro e trasparente processo di risoluzione del debito estero”. Sono i tre punti sviluppati da Monsignor Richard Gyhra, Chargé d’Affairs alla Missione Permanente della Santa Sede presso l’Ufficio ONU di Ginevra.
Rapporti “protocollari e ufficiali”, senza confidenza, e una agenda basata su quattro punti fondamentali: lotta alla povertà e lotta al narcotraffico, aiuti umanitaria per i profughi cristiani con una speciale attenzione per la Siria, cura dell’ambiente. Questo è il piano di Mauricio Macrì, da poco eletto presidente dell’Argentina, per l’incontro il 28 febbraio con il suo connazionale più famoso, Papa Francesco.
Come costruire la pace? Con l’educazione. Ma anche con l’assistenza sanitaria. E la Santa Sede, in questo, può mettere in campo un vero esercito. Monsignor Simon Kassas, chargé d’affairs alla Missione Permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite, dà le cifre dell’imegno della Santa Sede a un dibattito aperto sul “Post-Conflict Peacebuildng”, ovvero sul costruire la pace dopo i conflitti, che si è tenuto al Palazzo di Vetro lo scorso 23 febbraio.
È un no chiaro e netto, quello della Santa Sede, alle politiche di liberalizzazione dell’aborto per contrastare il virus Zika in nome di un supposto collegamento con casi di microcefalia del feto. Non ci sono mezzi termini nel discorso che l’arcivescovo Bernardito Auza ha tenuto lo scorso 16 febbraio, in una discussione interattiva che è seguita al briefing sul Virus Zika convocata dal Presidente del Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite.
È con un telegramma firmato dal Cardinal Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, che la Santa Sede esprime il suo cordoglio per la morte di Boutros Boutros-Ghali, copto, dal 1992 al 1996 Segretario generale delle Nazioni Unite.
Si tratta di una visita breve, dal 2 al 4 febbraio. Ma il fatto che il Cardinal Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, vada in Slovenia in questi giorni ad inaugurare la buona nunziatura e a rafforzare i buoni rapporti può anche essere da preludio ad una nuova visita di Papa Francesco in territori balcanici. Magari proprio in quel Kosovo che è stato un cuscinetto per l’arrivo dei rifugiati dalla Siria che premevano al confine con la Macedonia
È una diplomazia con un occhio particolare al fenomeno migratorio, quella che Papa Francesco dipana davanti agli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede nel primo discorso ufficiale dell’anno. Un discorso che individua la misericordia come “filo conduttore” dell’attività diplomatica della Santa Sede, che sottolinea l’importanza simbolica dell’apertura della Porta Santa a Bangui, e che chiede di superare l’indifferenza, ma stigmatizza anche i recenti esperimenti sul nucleare in Corea del Nord. Di certo, il tema delle migrazioni è centrale nel ragionamento di Papa Francesco.
Sfide e numeri delle Migrazioni sono stati delineati dalla Santa Sede in un intervento all’Organizzazione Mondiale delle Migrazioni lo scorso 26 novembre a Ginevra. Una mappa che tiene conto anche della rinnovata minaccia del terrorismo, che richiede una nuova risposta, perché non resti una risposta disordinata e disorganizzata.
Santa Sede e Comitati ONU, atto terzo. Dopo i due rapporti presentati al Comitato ONU per la Convenzione dei Diritti del Fanciullo e al Comitato ONU per la Convenzione contro la Tortura, la Santa Sede presenta il 24 e 25 novembre il suo rapporto periodico sulla Convenzione per l’Eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale (CERD). Si tratta di un rapporto periodico, e il comitato esprime niente più che suggerimenti, senza alcuna necessità di dar loro seguito. Eppure, attraverso la grancassa mediatica data a questi rapporti, la Santa Sede viene colpita nel cuore della sua istituzione.
È una richiesta, forte, a fermare lo sfruttamento dei pescatori, una tratta degli esseri umani di cui nessuno rende conto, quella che viene dal Pontificio Consiglio dei Migranti e degli Itineranti, nel consueto messaggio per la Giornata Mondiale della Pesca.