Ultime Notizie: Il vangelo della domenica

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Le Beatitudini, cuore del Vangelo. IV Domenica del Tempo Ordinario

In questa IV domenica del tempo ordinario la Chiesa ci chiama a confrontarci con il discorso della montagna o delle Beatitudini, con le  quali il Signore si rivolge ai poveri, a coloro che si sentono oppressi, indifesi ed emarginati. Ad essi Egli proclama la venuta del Regno dei cieli. Questo regno è stato inaugurato o meglio ancora si identifica con la venuta del Figlio di Dio nella carne umana. Con la sua venuta nella storia gli indifesi saranno difesi da Dio, accolti gli esclusi, e agli oppressi sarà resa giustizia. Le beatitudini, dunque, portano un messaggio coraggioso, anzi provocante che va contro corrente rispetto alla logica semplicemente naturale. Si tratta di parole che ascoltiamo sempre volentieri e che innalzano lo spirito, danno speranza, liberano dalla paura e dall’angoscia, suscitano ammirazione.

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Gesù ci sollecita ad un cambiamento di vita. III Domenica del Tempo Ordinario

Gesù, dopo che il cugino Giovanni fu arrestato si trasferisce da Nazareth a Cafarnao, una città che sorgeva sulle rive del lago di Tiberiade e che aveva un carattere cosmopolita. In essa, come del resto nella regione della Galilea, abitavano anche pagani. Con questa sua scelta, afferma chiaramente che la parola che Egli annuncia non è riservata al solo popolo d’Israele, ma è per tutti. Gesù è la Luce che viene ad illuminare il mistero che è Dio e il mistero che siamo noi perchè ci svela che il fine ed il senso della nostra esistenza è la comunione con Dio, che è amore, nella vita presente e un domani nella vita eterna .

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La Santa Messa rende presente tra noi l’Agnello. II Domenica del Tempo Ordinario

Giovanni vide Gesù venire verso di lui. La prima immagine di Gesù nel vangelo è di uno che si fa vicino, che viene incontro. Non è però ancora evidente chi Egli sia veramente. Giovanni lo presenta come “l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo”. Si tratta di un’indicazione folgorante che dalle rive del Giordano è giunta  in ogni chiesa dove si celebra la santa Messa. Infatti, in ogni eucaristia le parole di Giovanni sono rilanciate verso il cielo e verso il cuore di ogni persona. Esse ci dicono che il Figlio di Dio si è fatto carne per “portare”, “prendere sulle proprie spalle” e insieme “togliere via” il peccato del mondo. E così l’uomo, liberato dall’opprimente presenza del male vede aprirsi le porte del cielo e può godere qui in terra di una felicità, che diversamente non potrebbe conoscere. E’ la felicità che nasce quando si scopre che Dio mi vuole bene, si prende cura di me, si preoccupa del mio destino qui e ora e un domani nell’eternità.

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Siamo figli di Dio e lo siamo realmente. Battesimo del Signore

In quel tempo Gesù andò al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui. Così racconta il testo evangelico di questa domenica. Il Battesimo che Giovanni amministrava era un battesimo di penitenza perchè solo Dio può perdonare i peccati. La persona che accettava di farsi battezzare manifestava pubblicamente la sua decisione di seguire la Parola di Dio e di cambiare vita.

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La pace ha una culla e questa è l’amore. Maria Santissima Madre di Dio

Tutte le feste della Madonna sono grandi, ma tutte trovano la loro origine da quella che celebriamo oggi: la divina maternità della Vergine Maria. Nella prima lettura abbiamo ascoltato le parole: Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge. Il Figlio di Dio, dunque, non è piovuto dal cielo sulla terra all’improvviso, ma si è reso presente all’umanità ricevendo, come ognuno di noi, una carne umana nel grembo di una madre. Cristo, dunque, in quanto Dio, esiste da sempre, in quanto uomo esiste perchè nato da una Donna.

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Riportiamo Dio nella nostra vita. Solennità del Natale del Signore

Nella novena del Natale la Chiesa ci ha fatto ripetere per ben nove giorni: “Rorate Cœli desúper, et nubes plúant justum (Stillate rugiada, o cieli, dall'alto, e le nubi piovano il Giusto). Con queste parole abbiamo rivolto la nostra supplica a Dio affinché mandi dal cielo il Salvatore. La nostra invocazione  è stata, finalmente, esaudita. I cieli si sono aperti e noi in questa santa notte siamo qui riuniti per celebrare il Dio-con-noi. A fronte di questo annuncio emerge un interrogativo. Ma siamo noi certi che i cieli si sono aperti e Dio nella Sua infinità bontà ci è venuto incontro, abbandonando gli insondabili spazi del suo Regno?

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Nell’obbedienza a Dio troviamo la pace. IV Domenica di Avvento

La liturgia di questa quarta domenica di Avvento si apre con la profezia di Isaia al re Achaz: “Ecco la Vergine concepirà e partorirà un Figlio, che chiamerà Emanuele”, ossia Dio con noi. Il brano di Vangelo ci porta, invece, al tempo del compimento delle parole del profeta. In esso ci viene presentata la figura di san Giuseppe, colui che il Signore chiama a divenire lo sposo della Vergine Maria e il padre putativo del Figlio di Dio. Egli, poiché non sa come comportarsi di fronte alla ‘mirabile’ maternità di Maria, vuole sottrarsi al progetto che Dio ha su di lui. Tuttavia, le sue resistenze vengono vinte dalle parole dell’Angelo che gli apparve in sogno: “Non temere”. Questo invito ci porta a riconoscere la natura della fede.

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La notte oscura dello spirito. III Domenica di Avvento

Il Messia, il Salvatore che Giovanni aveva annunciato e indicato presente alle folle, agisce e parla in maniera diversa da quanto lui si attendeva e credeva. Egli si era costruita l’idea che l’inviato da Dio dovesse presentarsi con le caratteristiche del vincitore e del trionfatore. Invece, Gesù smentisce le sue aspettative e si presenta come il Messia dei poveri, dei malati, dei peccatori e degli esclusi. Giovanni entra in crisi. Entra in quella situazione che i maestri di vita spirituale chiamano “la notte oscura dello spirito”. Possiamo chiamare “notte oscura” le sofferenze  fisiche, morali o spirituali, la solitudine, la mancanza del senso della vita, la dolorosa esperienza del peccato, l’apparente assenza di Dio, la lacerante percezione che la scelta di seguire Cristo sia stata la scelta sbagliata della vita … E’ consolante sapere che il Precursore è uno di noi, che ha conosciuto nel suo cammino le stesse fatiche e gli stessi dubbi che abbiamo anche noi a credere.

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Voce di uno che grida nel deserto. II Domenica di Avvento

La Chiesa in questa seconda domenica di Avvento ci fa ascoltare la voce del profeta Isaia e di Giovanni il Battista, i due più grandi predicatori dell’Avvento. Isaia annunciò la venuta del Signore da lontano e Il suo messaggio - “In quel giorno la radice di Iesse si leverà a vessillo di tutti i popoli” - ha nutrito e mantenuto viva l’attesa di generazioni di ebrei. Giovanni Battista, invece, è stato colui che annunciò la venuta imminente e in atto del Signore: “Colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali”.

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Il Signore viene, andiamogli incontro! Prima domenica di Avvento

 Il Signore viene, andiamogli incontro! E’ questo il tema che unisce e sviluppano le quattro domeniche dell’Avvento, che oggi iniziamo.

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Non è possibile la neutralità davanti al Signore. Solennità di Cristo Re

Oggi è l’ultima domenica dell’anno liturgico e la Chiesa celebra la solennità di Cristo re dell’universo.

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Avere mente e cuore che guardano in alto. XXXIII Domenica del Tempo Ordinario

Siamo ormai giunti alla fine dell’anno liturgico ed è per questa ragione che la Chiesa ci invita a volgere il nostro sguardo alla fine del tempo e della storia. Per aiutarci nella nostra riflessione la liturgia ci propone un brano del “discorso escatologico”, ossia delle “cose ultime”, fatto da Gesù. Si tratta di parole che a prima vista possono anche impaurirci perchè annunciano sia la fine della città di Gerusalemme che la fine del mondo.

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La morte non è la logica conclusione dell’esistenza. XXXII Domenica del Tempo Ordinario

Nel brano del Vangelo di questa domenica facciamo la conoscenza con i Sadducei. Costoro costituivano l’aristocrazia del popolo ebraico e sostenevano che non c’è resurrezione. I sadducei potrebbero essere equiparati ai materialisti di oggi, a coloro cioè che ritengono credibile solo quello di cui si ha esperienza sensibile. Per loro tutta la vita si gioca qui e ora.

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Il Signore vuole il bene dell'uomo. XXXI Domenica del Tempo Ordinario

Il Figlio di Dio si è fatto carne per trasformare il mondo o, più esattamente il cuore dell’uomo. Possiamo dire che questo è l’insegnamento più vero che ci trasmette l’episodio dell’incontro di Gesù con Zaccheo, un peccatore che sente il bisogno del perdono. Solo Dio può perdonare. Gesù, vero Uomo e vero Dio  venuto per salvare l’uomo dal peccato, sta passando per Gerico e Zaccheo coglie l’occasione. Sale su di un albero per vedere il Figlio di Dio e da questi è veduto e gli chiede di essere accolto nella sua casa. L’incontro tra Zaccheo e il Signore ci dice che la salvezza è iniziativa gratuita del Signore che, tuttavia, si inserisce all’interno di una ricerca, di una disponibilità, di una domanda dell’uomo. Essa, quindi, è sempre al tempo stesso  dono e compimento di un desiderio. Ecco perchè il Signore trova tanta accoglienza da parte di Zaccheo.

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Riconoscersi peccatori. XXX Domenica del Tempo Ordinario

Per cogliere il tema centrale della parabola del fariseo e del pubblicano è necessario tenere presente l’ introduzione nella quale Gesù spiega il motivo per cui la racconta: “Disse questa parabola contro alcuni che presumevano di essere giusti…”. Il cuore del problema si trova nel termine “giusti”. Infatti, in questa  piccola parola è racchiuso il destino ultimo della nostra vita, la salvezza eterna.

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La necessità di pregare. XXIX Domenica del Tempo Ordinario

Nella vita spirituale ci sono azioni divine che accadono una volta solo: così è, ad esempio, per i  sacramenti del Battesimo, della Cresima e dell’Ordine sacro. Altre, invece, è necessario compierle molto spesso, come ad esempio perdonare, comprendere, accogliere; altre ancora, poiché appartengono alla quotidianità, possono venire sopraffatte dalla stanchezza, dall’abitudine e  dallo scoraggiamento: tra queste si colloca la preghiera. Per questa ragione, la Chiesa, nella liturgia della Parola di questa domenica, vuole aiutarci a comprendere l’importanza e la necessità della preghiera.

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Che cosa è un miracolo? XXVIII Domenica del Tempo Ordinario

La liturgia della parola di questa domenica ci presenta il racconto di due miracoli. Il primo ha come protagonista il profeta Eliseo che guarisce dalla lebbra Nàaman il siro (I Lettura). Il secondo invece è opera di Gesù, che risana dieci lebbrosi. Dai vangeli noi sappiamo che la predicazione di Cristo è stata accompagnata da segni prodigiosi. Cristo, infatti, ha donato la vista ai ciechi, ha risanato paralitici, ha risuscitato dei morti, ha liberato dal demonio, ha sfamato migliaia di persone con pochi pani e pesci, è intervenuto sulle forze devastanti della natura. Ma soprattutto Egli stesso una volta morto con la sua resurrezione ha sconfitto definitivamente la morte, il grande nemico dell’uomo.

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“Signore aumenta la nostra fede”, XXVII Domenica del Tempo Ordinario

La richiesta dei discepoli: “Signore aumenta la nostra fede” è la nostra  stessa richiesta. Ad essa Gesù risponde in maniera stupefacente: “Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: ‘Sradicati e vai a piantarti nel mare’, ed esso vi obbedirebbe”. Con queste parole il Signore ci dice che con la fede è possibile fare l’esperienza dell’impossibile. La vita di Abramo, di Mosè, della vergine Maria, degli apostoli, della schiera di martiri, santi e sante che hanno abbellito la Chiesa nel corso della sua storia ci testimoniano la verità dell’affermazione di Cristo. La fede rende possibile l’impossibile. Mi sembra importante sottolineare che la fede di tutte queste persone non è la conseguenza di un sentimento, di un ragionamento astratto, di un’intuizione, ma di un incontro. Nella loro vita si è fatto presente il Signore, loro lo hanno accolto e così sono divenute “torce viventi” d’amore per Lui.

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La grande ricchezza della vita è la fede. XXVI Domenica del Tempo Ordinario

Gesù, in questa domenica, racconta una parabola che ha come protagonisti un uomo ricco - la cui unica occupazione sembra essere quella di festeggiare, divertirsi e godere - e un uomo povero, affamato e ammalato di nome Lazzaro. Lazzaro significa “Dio viene in aiuto”. Il povero, dunque, nonostante la sua povertà è ricco in quanto è consapevole di essere nelle mani di Dio, il Quale non permetterà che la sua esistenza si concluda per sempre nell’infelicità. La grande ricchezza della vita, dunque, è la fede che ci permette di riconoscere che la nostra esistenza, per quanto segnata dal dolore e dalla sofferenza, è plasmata da Dio e destinata all’incontro salvifico con Lui, che è il sommo Bene.

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Cristo ci chiede un serio esame di coscienza. XXV Domenica del Tempo Ordinario

La parabola di questa domenica appare scandalosa perché sembra che ci venga presentato come modello di vita un amministratore corrotto. Ma a ben guardare Gesù non loda il fattore per la sua disonestà (tanto è vero che lo chiama disonesto) ma per il coraggio e la preveggenza, l’astuzia e la furbizia con cui si assicura un avvenire dignitoso.